i am not okay but it's okay

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Aloorr nella storia ci saranno dei flashback che però non segnalerò  quindi attenti a non confondervi uwu

Jack, senza nemmeno accorgersene era rimasto seduto per due ore ai piedi della grande quercia di Witcham street.
Era l'unico posto che conosceva al di fuori della scuola e di quelle quattro mura che lo proteggevano.

Si alzò svogliatamente volendo provare a farsi un giro della zona, giusto per farsi un'idea.
Aggirò la biblioteca e fece un paio di metri a piedi prima di trovarsi davanti a un grandissimo campo da basket.

Ai lati del campo erano situate delle panchine, prese posto su una di esse e cominciò a guardare un punto indefinito davanti a lui.

A un certo punto vide un bimbo correre verso il campo seguito da suo padre.
«Papà, papà!»
Urlava il bimbo felice.
I due si misero a giocare davanti a Jack che avrebbe solo voluto sprofondare in quel momento.

Le voci cominciarono a giungere ottavate al suo orecchio e si ritrovò un'altra volta imprigionato nei suoi pensieri.

Qualcosa lo fece risvegliare dai suoi pensieri solo per accorgersi di aver passato ore seduto sulla panchina fino a farsi sera.

Non ebbe alcuna reazione.

Si alzò dalla panchina e si sedette al centro del campo.
Non aveva nessuna ragione per farlo, solo... Lo aveva fatto.

"Avrei voluto essere quel bambino, lo ammetto, ma a un certo punto ho capito che non mi importava più di tanto.
Non mi importava più niente, non importava se sarei arrivato tardi a casa, non importa se avrei fatto arrabbiare mia madre, nulla importava...
Non provavo nulla.
Rimasi fermo, seduto a gambe incrociate, al centro di quel campo a fissare le mie scarpe.

Ed è proprio strano, ti alzi una mattina guardi il soffitto e non senti niente.
Ma proprio niente, non sei ne felice, ne triste, ne scocciato, ne sereno, ne irritato.

Non sei niente.

Senti solo un vuoto.
Senti male, e vorresti piangere ma non ci riesci.

Però il problema non è quando piangi, ma quando ti senti male e le lacrime non scendono.

E certe volte penso che non servo a niente, che sparisco e nessuno lo sente

Forse il motivo per cui tengo i miei sentimenti per me stesso è perché non so spiegarli.
Non sono mai stato bravo in questo.

Non ricordo molto di quel giorno, so solo che tornai a casa alle due del mattino, mia madre era lì che mi aspettava affacciata alla finestra.
Non appena salì mi presi uno schiaffo.

Ottimo.

Sono andato direttamente in camera senza dire una parola ignorando i continui richiami di mia madre:
«dove sei stato»
«ti sembra l'ora di tornare»
«mi hai fatta preoccupare»
Sempre le solite cose insomma

«Sarai stato a drogarti con quei tuoi amici.»

Io non ho amici.

Io non voglio avere amici"

Finn leggeva queste parole seduto sulla stessa panchina di Jack davanti al campo da basket vuoto.
Fece come Jack, si alzò e si sedette per terra al centro del campo da basket.
Girò il diario dalla parte opposta, dove aveva scritto l'altra volta e impugnò la penna.

"A me sarebbe piaciuto essere tuo amico"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 12, 2020 ⏰

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lacrime di solitudine | J.D.GDove le storie prendono vita. Scoprilo ora