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Spesso il mondo finisce per crollarti addosso quando meno te lo aspetti. Ellen credeva nel destino, nel potere dell'universo e le sue varie leggi come ad esempio quella dell'attrazione,ma soprattutto credeva nelle sue capacità eppure quella volta si era rilevato tutto inconcepibilmente inutile e frustrante.Sulla mensola in mogano davanti all'alta finestra di camera sua si percepiva ancora la piccola spirale di fumo creatasi dal bastoncino di incenso ormai in fin di vita incastrato tra i rimasugli di quelli usati in precedenza e le ceneri rimaste li dalla passata settimana, affianco una serie di oggetti riconducibili a quello che i suoi definivano "lavoro da strega"come cristalli,fascicoli sullo studio degli astri, tarocchi, medaglioni e tanti ma veramente tanti libri.
Sulla scrivania si era creato un ammasso di manuali e quaderni ricoperti da fogli strappati e spazzatura varia, sulla sedia si era accumulata una montagna di vestiti sporchi e puliti che si erano ormai rovinati prendendo l'odore stando a contatto con gli altri.
Sul letto immersa nelle coperte e i cuscini la figura di Ellen dava l'idea di non chiudere occhio da giorni, erano riconoscibili sotto gli occhi infatti due grandi solchi grigiastri tendenti a quel verdognolo che assumono gli ematomi dopo un paio di giorni, per non parlare dei capelli legati con una crocchia da nonna e i vestiti che non venivano cambiati da un po'.
Le sberle che fanno più male sono quelle ricevute nei momenti di pace quando meno ce lo si aspetta, e così era successo alla corvina 6 giorni prima: quella chiamata era stata come un pugno in pancia dopo un'abbuffata all'all you can eat, e l'unica cosa che aveva saputo fare Ellen era stata chiudersi in camera e ripiegare su chiamate occasionali alla sua migliore amica alternate a pianti isterici e momenti di completa estraniazione.
Con tutti aveva finto un improvvisa influenza dando la colpa all'aria fredda di ottobre a New York la verità che in pochi sapevano era che il suo ormai ex ragazzo le aveva confessato la sua inscrizione ad un università in Europa e la aveva lasciata senza troppi convenevoli dicendo che per loro ormai era solo abitudine e che non aveva più tutto il tempo per storie da adolescenti, ad aggiungersi era stato il rifiuto alla tentata iscrizione ad un importante competizione elitaria di pattinaggio per la quale si allenava da secoli e il colpo di grazia era arrivato con la proposta di sua madre di mandarla a studiare oltreoceano in Giappone dopo la sua ennesima scenata per il fallimento.
Insomma proprio un bel periodo.
Ellen pov (point of view)
Ad interrompere quell'ennesimo momento di pianto fu la suoneria del mio telefono accompagnata dal nome "nelly" apparso sullo schermo
"ELLEN CRISTO DIO CI DEGNAMO DI RISPONDERE FINALMENTE?"
"oh scusa Nelly ma non mi ero proprio accorta dei messaggi, non ho guardato molto il telefono sai...""Dio mio ancora ti piangi addosso per il torneo e il resto? vuoi darti una svegliata? non sento gossip su di te da settimane, sei sparita dalle bocche di tutti dopo la rottura con Simon vuoi davvero farti vedere così patetica? amica io penso sia il momento di tirati su sai... potrai ripuntare alla prossima stagione sarà ok"
ascoltai quelle parole per la centesima volta, ormai sentivo solo discorsi così da parte di Nelly ed era ancora più frustrante rendersi conto di quanto anche gli altri ci stessero male
" Scusa Nel hai ragione ma è più forte di me, ti prometto che farò il possibile per rimettermi e non mi lascerò abbattere..."
queste erano più parole che serviva sentire a me piuttosto che a lei ma andava bene così.
Quel momento venne bruscamente interrotto da mia madre che entro facendomi sobbalzare dallo spavento, il suo sguardo non era serio come sempre anzi sembrava entusiasta
"Ellen, abbiamo una notizia da comunicarti! forza vieni a tavola"Ancora assonnata dileguai Nelly con la promessa di richiamarla la sera stessa mi cambiai in fretta per evitare la furia di mio padre che pretendeva un minimo di decoro durante i pasti, e poi scesi le scale dirigendomi verso la sala da pranzo apparecchiata dove ad attendere erano già presenti i miei genitori e il mio fratello minore Enrik, aveva circa 4 anni in meno di me, e stava sorseggiando l'acqua con il suo solito sorriso tranquillo.
Mi sedetti velocemente alla destra di mia madre e tra una chiacchiera e l'altra la conversazione inizio a diventare seria
"Senti El io e tua madre ci abbiamo pensato molto e volevamo proporti una soluzione all'attuale evidente problema..." si fermo osservandomi aspettando non si sa cosa così con un cenno lo invitai a continuare
"Che ne diresti di provare ad andare a stare per un po' dai nonni a Tokyo? magari ti farà bene rivedere i vecchia amici e la vecchia casa... insomma tornare un po' alla vita prima del trasferimento finché non ti sentirai meglio"Osservai mio fratello incupirsi un poco prima di sorridermi amaramente e farmi un cenno affermativo con la testa, ormai era palese che volessero mandarmi da nonna li avevo sentiti discutere più volte quindi non mi sorpresi più di tanto per la notizia, osservai mio padre che sembro impietosirsi alla vita del mio visa pallido e stanco, ormai nulla mi legava più a New York e non ci misi molto per cedere e accettare l'idea di una piccola pausa da questa vita frenetica.
Ciò che non sapevo però era che ciò a cui andavo incontro non sarebbe stato nulla di tranquillo come speravo.
la serata continuo tra formalità varie tra carte e chiamate per il trasferimento quasi mi sentivo sollevata all'idea di scappare così da quei problemi che tanto mi avevano angosciato e l'idea che alla partenza mancasse poco meno di una settimana mi faceva sentire ancora meglio "prima scappo meglio è", Quando notai che ormai il mio sostegno era inutile diedi la buonanotte e risalii al piano di sopra con una nuova energia così senza pensarci chiamai Nelly e le annunciai che presto sarei tornata a Tokyo e che quindi la avrei raggiunta a casa.
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⋆ ˚。⋆୨💌୧⋆ ˚。⋆vi ringrazio in anticipo per la lettura e vi chiederei di provare a lasciare un commento o una stellina se vi è piaciuto 🐈⬛
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[inazuma eleven]
Fanfic⋆ ˚。⋆୨💌୧⋆ ˚。⋆ Ellen Roussel odia perdere ma ancora di più ammettere di aver perso, ma scappare dalle proprie responsabilità non è mai la scelta migliore, prima o poi ci si trova a fare i conti con il proprio passato e non sarà semplice come bere u...