Caro lettore...

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Data: 24 gennaio del 1348

Oggi inizio la scrittura di questo diario, sperando che possa essere uno spunto di riflessione, o una storia che intrattenga chi lo leggerà, sono Neri Dellaluna, e scrivo da una villetta in campagna, di come fuggii dal carcere delle sticche.

Prima di continuare vorrei dirvi chi sono e perché mai fui imprigionato, in maniera breve, son figlio di una famiglia per bene, di un padre da cui ho imparato il mio mestiere, sono un medico, e non per vantarmi, ma sono il migliore che si possa trovare in tutta Firenze, e un giorno la mia città mi ha incarcerato: 3 giorni prima dell'arresto ero in piazza, appena uscito dalla messa mattutina, andavo per svolgere varie commissioni quando noto un carretto entrare in città, sopra degli uomini tra i 20 e 30 anni, quasi tutti con capelli bruni, vengono dal sud ma non riesco a identificare esattamente da dove, ciò che mi colpì fu però la loro aria preoccupata, avevano tutti una forte tosse e alcuni di loro erano addormentati sul carro, quindi mi approcciai curioso di sapere di che malattia soffrissero e sperando di aiutarli; uno tra loro, il più sano, un uomo alto e dalla costituzione imponente si fa avanti, facendo un po' di fatica per via dei nostri rispettivi accenti, riusciamo a comunicare: l'uomo è un mercante da Roma, gli altri però vengono da varie parti del sud, molti da Napoli, alcuni sono Siciliani, soffrono di una malattia sconosciuta, successivamente riporterò i sintomi, quali debolezza, difficoltà respiratorie e escoriazioni sulla pelle, in un taccuino, dopo aver visitato i casi più gravi (previo equo pagamento). Provai a curare i malati ma le loro condizioni erano pessime e la malattia era sconosciuta, i pazienti (erano 5) morirono dopo 2 giorni, i loro parenti e compagni di viaggio accettarono con tristezza la notizia, io però non presi bene il mio fallimento, annebbiato dalla stanchezza di 2 giorni passati a curare 5 persone, e desideroso di scoprire di cosa fossero morti, feci un errore fatale e stupido: chiesi ai parenti degli uomini se potessi tenere i cadaveri per studiarli, esprimere questa idea fu una pazzia, loro mi guardarono schifati e io capii che mi avrebbero denunciato, velocemente cercai di riprendermi e giustificarmi ma loro fecero in fretta a scappare da casa mia, l'unica cosa buona è che sono riuscito a nascondere tutti i diari e i libri che avrebbero reso la mia situazione pure peggiore, all'indomani mattina vengo arrestato e portato in prigione sulla base delle testimonianze di qualche pezzente in un processo lampo, supportate dalla mia cattiva fama (d'altronde ho detto di essere il medico più bravo, non il più amato).

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