Giorno 8

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Prima di riferirvi della mia discussione con Mario Conti (la sopra citata guardia), evento più importante di quel giorno, è necessario dire che io e Mario avevamo già iniziato a dialogare dal "Giorno 2" che non ho riportato, il suo carattere semplice e genuino, mi ha reso semplicissimo rendermigli simpatico, e inquadrarlo è stato ancora più semplice quando ho notato la sua apertura e la facilità con cui diventava brillo quando portava vino sia per se che per i colleghi; nelle nostre chiacchiere tenevo sempre presente un obbiettivo, trovare il modo per convincerlo a farmi fuggire, e scoprii quale era il suo punto debole il giorno 4: di mattina lui viene a salutarmi, come fosse mio amico, in maniera innocente, e io gli chiedo per la prima volta cosa stesse succedendo in città, lui mi risponde che iniziava a diffondersi una malattia, descrivendo ogni singolo sintomo di quelli che avevo osservato, questa accuratezza significava che la malattia l'aveva vista, e da vicino, da quel momento in poi gli chiesi ogni giorno di come procedeva la vita cittadina, della malattia, e gli raccontavo del mio talento da medico e delle persone che ho curato nella mia breve carriera. Tornando al giorno 8: la sera Mario viene verso di me, con una bottiglia di vino, pieno di agitazione, vederlo in quello stato fu, mi duole ammetterlo, un bagliore di speranza per me, infatti, dopo qualche bicchiere, un suo pianto e vari momenti di confusione dovuti all'alcol, riesco a farmi rivelare sottovoce chi era malato dei suoi cari: sua figlia, Maria, una bambina di 7 anni; sentire la notizia mi lasciò un po' sconvolto, ma desideroso di aiutarlo più che mai, non mi era mai interessato salvare la sua vita, o quella dei suoi parenti, io non sono un santo, sono un cinico, ma sentirgli raccontare della malattia della figlia e delle sue sofferenze riuscì a smuovermi, il mio interesse primario rimaneva farmi portare fuori e poi scappare di città, ma ora temevo il senso di colpa per la prima volta. Iniziai a pianificare la fuga con lui, che fu estremamente collaborativo, non era una brava guardia ma una brava persona e soprattutto una persona bisognosa.

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