(Estate al mare: il Professore d'Arte)
PARTE 1Isola di Jeju, 10 Agosto 2014
Nella veranda del caffè a ridosso della sponda sabbiosa accarezzata dal tenero tocco della schiuma marina, affiancato dalla professoressa di fisica e dal supplente di arti plastiche, ci sono io oziante tra i braccioli imbottiti della poltrona in vimini. Al riparo dal sole e dal sentimento d'essere un pesce fuor d'acqua tra i miei coetanei. Il taccuino che conserva gli schizzi realizzati durante i momenti morti della giornata è adagiato sul tavolo di vetro, accerchiato dai gomiti del giovane insegnante e dalle chiazze circolari di tè lasciate dal fondo della sua tazza. Le dita nodose sono intrecciate sotto al suo mento, per sostenerne il peso, immagino. Sembra infastidito dal bagliore che vezzeggia il suo viso ambrato velando la pelle di un sottile strato di rugiada. Mi diletto ad ammirarlo, a tracciare un percorso immaginario sulla superficie della sua figura nell'intento di addentrarmi nell'incanto emanato da essa. Quel che salta all'occhio sono i suoi zigomi protuberanti, vistosi, invitanti che tanto differiscono dall'immagine che egli riflette nel suo complesso. È un uomo sobrio, che non si agghinda e non si pavonia, estroverso, certo, ma con lo scopo di interagire assieme agli altri e non per vanità frivola. Suppongo lui ambisca a domare la sua apparenza per dissimularne alcuni dettagli che sarebbero suscettibili di incuriosire e quindi di scostare l'attenzione dall'obiettivo: condividere la sua anima tramite la comunicazione.
Sarà che ho avvolto la sua persona in una fitta nebbia di romanticismo e idealizzazione che offuscano la ragione, l'obiettività di cui io mi faccio agguerrito difensore in tempi normali. Però quanto può essere ridicola la ragione se confrontata ad una passione che da parassita azzanna, ingurgita e sputa le viscere di chi la prova? È tardi ormai per riflettere, per far prova di spirito critico, mi sono spogliato del pudore che impiego per difendermi dall'essere ferito. Il mio corpo vulnerabile, la mia anima fragile, i miei pensieri e emozioni sono stesi su quei fogli che ora lui ha afferrato tra le mani. La polvere del carboncino abbandona la carta e si posa sui suoi polpastrelli e mi piace pensare che quel materiale grezzo rappresenti qualche frammento di me. Non ho mai mostrato quei ritratti a nessuno, ma lui, mi ha rapito dal momento in cui ha varcato la porta dell'aula una ventina di minuti precedenti all'inizio della lezione e ha chiesto a me dove avrebbe potuto trovare una presa elettrica per collegare il suo portatile. Tra tutti i secchioni della classe, ha scelto me.
Allora, che ispezioni i miei scarabocchi, che li sezioni, che li distrugga, che li umili, che li apprezzi, che li odi. Lui tutto può, gli ho donato ciò che è risalito dal più profondo del mio spirito. È merito o stregoneria? Non lo so, ma voglio che mi veda, voglio splendere per lui come lui splende per me. Percepisco l'entusiasmo germogliare nei vasi sanguini, l'euforia che mi fa rabbrividire e a stento la reprimo.
Il sostituto dedica ad ogni disegno un attento interesse, per certi versi sorride, a volte si incupisce, gira e ribalta i fogli, si sporge per catturare ogni infimo dettaglio, cambia prospettiva d'osservazione, compara le similitudini tra le opere, aggrotta le sopracciglia. E la mia ansia nel discernere la sua opinione cresce, e se trova che siano insulsi? Banali, se non trasmettono nulla? Né io né la donna fiatiamo, condividiamo la tensione che si è creata. Lei osserva il collega inclinando la testa, premendo la guancia sul polso e esprimendo una palese incomprensione delle sue gesta.
"-Sai, Wonwoo, mi è parso che tu abbia un soggetto di predilezione. Ci sono davvero tanti ritratti di questa persona, ed ad ognuno di essi si percepisce il tuo desiderio di perfezionare, particolareggiare, imprigionare l'essenza di essa, nella sua natura cruda e palpabile. Sembri essere tormentato dalla tua ambizione di rappresentarla per com'è ai tuoi occhi. È così?
-Bé, io cercavo di esercitarmi e si da il caso che il modello dei disegni è un vicino di casa quindi di solito è assai reperibile...
- Mh, lo so che cerchi di nasconderti dietro la finta praticità, lo si fa quando non si è sicuri, quando ciò che abbiamo creato ci disturba ed è normale. Il ragazzo dei disegni che ne pensa?
-Nulla, non glieli mostro.
-Sa chi mi ricorda, professor Kwon? Uno studente che avevo l'anno scorso, un po' turbolento, come si chiama,ah, ce l'ho sulla punta della lingua ... Sì, Kim Mingyu. Lui.
-Dunque è qui. Wonwoo, visto che sei in confidenza con lui, ti dispiacerebbe farlo venire? Deve vedere.
-È proprio necessario? Insomma a Mingyu non interessano neanche.
-Il confronto è sempre necessario, Wonwoo. È un passo che devi fare se vuoi crescere come persona ed artista, anche se magari le tue creazioni sono frutto di uno sfogo introspettivo e personale, non sarebbe bello lasciar che gli altri possano immedesimarsi? Scaturire un'emozione. Va a chiamarlo, te ne prego."