若死

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Chuuya era totalmente fuori controllo, per essere ottimisti.
Solo desolazione si innalzava intorno a lui: macerie su macerie, pezzi di cemento armato con fili di ferro che sporgevano come rami contorti e arrugginiti.
Al ragazzo rimaneva ben poco di umano; il suo corpo era ormai diventato il mero vettore della forza distruttiva di Arahabaki. I capelli rossi, spettinati ed elettrizzati, circondavano il cranio come una macabra aureola. Gli occhi, normalmente azzurri, erano completamente sbarrati e i bulbi stavano per schizzare fuori dalle orbite. Si avvertì lo spiacevole scricchiolio delle costole che si incrinavano. Le ossa, la carne e gli organi non avrebbero retto ancora per molto; già pareva al ragazzo che le sue vene fossero piene di tritolo, pronte a scoppiare da un momento all'altro lacerandogli la pelle.
Stava per morire.
Ma nel profondo, l'unica parte di Chuuya ancora cosciente era tranquilla. Perché sapeva che sarebbe bastato un delicato tocco di Dazai e avrebbe potuto tornare a casa a dormire. Si fidava ciecamente del suo partner.

Fly away
I'm ready for that scarlet sky
Without no scar, no doubt, no tears

Molto probabilmente era la prima e ultima volta che Dazai Osamu correva così forte in tutta la sua vita. Aveva previsto tutte le mosse avversarie, aveva calcolato ogni minimo dettaglio nella sua formula, eppure... no, non era il momento di pensarci. Stavano ancora vincendo. Solo, Chuuya era in pericolo.
Svoltò a destra, imboccando una rampa di scale mezza distrutta e saltando i gradini a due a due. Se il suo partner non era ancora morto, allora poteva ritenersi benedetto da Dio. Oh, Dio, pensò il ragazzo pieno di bende. Se fosse davvero esistito sarebbe stato Dazai al posto di Chuuya; finalmente avrebbe ottenuto la bevanda di cui era più assetato. Perché, perché, quella che per lui era fortuna rappresentava la disgrazia altrui?
Le caviglie e i polsi di Dazai inviavano lancinanti messaggi di dolore al suo cervello; non si era ancora completamente ripreso dopo che i nemici lo avevano lasciato brutalmente legato per ore, riempiendolo di calci e pugni. In realtà, avrebbe potuto liberarsi agilmente in qualunque momento, tuttavia se l'avesse fatto il suo piano sarebbe andato in fumo. Aveva voluto aspettare la tempistica perfetta, però forse aveva atteso un po' troppo. Si ricordò il verso di una canzone. Good things might come for those who wait, but not for those who wait too late.
Ma tutto sarebbe andato bene, conservava equazioni di riserva per ogni evenienza.
Il respiro gli si fece più pesante e cominciò a mancargli l'aria nei polmoni, man mano che saliva i piani del palazzo in macerie. Dazai non poteva sbagliare; aveva preso in considerazione ogni possibilità. I suoi calcoli non sbagliavano mai.
Tuttavia, quando giunse al piano dove si trovava Chuuya, seppe di aver commesso l'errore più grave di tutti: essersi fidato di se stesso.

That's how I made it through

Tutte le finestre che una volta ricoprivano le pareti dell'atrio erano esplose. I frammenti di vetro scintillavano beffardi e letali a terra. Dazai riconobbe Chuuya solo perché non lo avrebbe confuso neanche in una folla di migliaia di persone. Intorno al ragazzo turbinava violentemente un campo di gravità che risucchiava a sé ogni oggetto, del tutto simile a un buco nero. Non vi era alcun modo per cui Dazai si sarebbe potuto avvicinare abbastanza, almeno non senza che gli venissero tranciate le braccia con la stessa ferocia di una motosega.
Il ragazzo ricoperto di bende potè distintamente udire la voce del partner nei meandri della propria coscienza: "Sei in ritardo, Dazai di merda".

Can you see me up above
Blazing scarlet sky?

Chuuya avanzò di un passo, riempiendo di crepe il pavimento quando vi poggiò il piede.
I vasi sanguigni del naso erano scoppiati, così due rivoli di sangue si facevano strada dalle narici, per poi arrivare al mento e gocciolare a terra. Chuuya aprì la bocca a fatica, quasi gliel'avessero cucita con dei fili. "Da...zai". Due sillabe, e la supernova implose. Il corpo del ragazzo si accartocciò su se stesso, spremuto come un limone da mani invisibili. Ripetuti conati di vomito misto a sangue eruppero violentemente dalla bocca, spargendosi al suolo.
Dazai osservava impotente. La sua camelia era appassita e stava perdendo i petali tutti insieme. Una lacrima solitaria gli solcò la guancia destra, e fu l'unica che avrebbe versato. I suoi occhi erano capaci di secernere solo acido.

𝑠𝑐𝑎𝑟𝑙𝑒𝑡 𝑠𝑘𝑦. 「another soukoku one-shot」Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora