7.TI PERDONO

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Quando entro in camera mia mi ritrovo davanti la dottoressa e i miei genitori che mi stavano aspettando.

«Perché tutti qui? Sarà successo qualcosa?» Mi domando.

«Dove sei stata?» Mi domanda Anna curiosa.

«In corridoio, ho parlato con un ragazzo» Dico intimidita.

«Perché mi avete aspettato?» Cambio subito argomento.

«Volevamo vederti tesoro» Rispose mia madre avvicinandosi. «Voglio parlare con te per qualche minuto» Mi disse con dolcezza.

«Vi lasciamo sole» Ci disse papà, alzandosi e scomparendo dalla soglia della porta.

La dottoressa esce anche lei con quel sorrisino divertente, poi il silenzio calò nella stanza; io pensavo al ragazzo di prima accorgendomi che mamma mi fissava:

«Quando sei apparsa in camera ho visto nei tuoi occhi un raggio di sole» Mi dice con dolcezza.

Penso alle sue parole sapendo già che quel ragazzo è il proprietario dall'accaduto, mi ha fatta sorridere, dopo tre mesi ho sorriso ed è tutto grazie a lui.

«Lo so» Rispondo fissando il muro, ero nervosa.

«In corridoio dopo uscita "dell'interrogatorio" mi sono scontrata con un ragazzo che assomiglia a Debora, mi ha invitata a stare un pomeriggio insieme» Dico arrossendo.

Mi vergognavo tanto quando dovevo parlare di ragazzi.

«Sai, voglio chiederti scusa. Sono stata una sciocca! Non ho visto che soffrivi così tanto, dovevo essere io quella persona che ti doveva stare accanto... invece sei rimasta sola. Hai sofferto tanto e io non ho fatto niente...» Disse guardandomi negli occhi. «Mi dispiace tanto» Continua regalandomi il suo solito sorriso grande.

Io la abbraccio scoppiando a piangere.
Gli volevo tanto bene.
L'ha guardo per qualche secondo. Aveva gli occhi blu come mia sorella, cappelli castani e carnagione chiara... era la mia mamma e non potevo non perdonarla.

«Certo che ti perdono» Dissi asciugando le lacrime.
Restammo in silenzio per qualche minuto poi mia madre spezzò il silenzio.

«Come si chiama?» Mi domanda curiosa.

«Idam» Rispondo capendo a chi si riferisce e arrossendo ancora di più.

Mi guarda, mi dà un bacio sulla guancia ed esce dalla stanza sorridendo a trentadue denti.

Aspetto che uscisse e mi accomodo nel mio solito posto per scrivere l'accaduto a Debora come avevo promesso.

***

Ciao, sono di nuovo io; la sorella rompiscatole.

Come promesso ti racconterò cosa è successo nella stanza che tanto avevo paura entrare.
Credimi sono stati i trenta minuti più belli della mia vita.
Ho parlato dei miei problemi, della voce che tanto mi torturava, della mia insonnia e della mia sofferenza, scoprendo che questi "sintomi" appartengono ad una malattia chiamata schizofrenia.
Insieme alla dottoressa Anna, c'era anche uno psicologo. Mi ha ascoltata fino alla fine, mi ha spiegato cos'è la schizofrenia e mi ha consigliato di andare in un club qui in ospedale... ma io ancora non sono pronta.

Quando sono uscita, un ragazzo mi ha buttata per terra. Un ragazzo bellissimo:

Occhi blu mare e capelli color sabbia come i tuoi.

Per qualche minuto l'ho fissato arrossendo dopo il suo richiamo; era identico a te, mi ha pure invitata a stare con lui un pomeriggio.

Ti rendi conto?

Cosa dico? Perché sono così felice ed euforica per un normalissimo incontro?

Cambiamo argomento.

Dopo che l'ho salutato entro nella stanza e trovo i miei genitori e la dottoressa che mi aspettavano. Dopo qualche minuto, sono rimasta da sola in stanza con mamma, abbiamo incominciato a parlare... poi mi ha chiesto scusa.
Scusa perché non è stata accanto a me.

E io ovviamente l'ho perdonata...

Non potevo non perdonarla perché è nostra madre.

È la persona che mi ha dato vita, come potevo vivere senza una madre che dà sostegno e tanto amore?

Una madre è come una sorella per la propria figlia!

È una cuoca per nutrire i propri figli!

È una migliore amica di ogni figlio/a, un'amica che ti ascolta e ti dà consigli per superare ogni percorso che ti blocca nel tuo cammino.

Vorrei tanto che ci fossi anche tu!

Così potrei dirti di persona tutte queste cose: di raccontarti cosa mi succede, cosa penso e cosa mi fa tanto intristire.

Mi manchi tanto!

Sono le 20:12 e tra poco devo cenare, domani non farò niente tutto il giorno: leggerò libri e scriverò per te lettere.

Poi, il grande giorno, ovvero il giovedì sarà la giornata più bella che ci sia; mi vedrò con Idam.

Ah, sì!

Sono proprio un casino, Idam è il ragazzo che mi ha buttata per terra "per sbaglio".

Non so perché sono così euforica, ma non mi sono sentita mai così felice.

Ok, adesso ti devo lasciare.
Sento le ruote, e la dottoressa arrivare!

Baci! Diana

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