26.UN PASSATO DA RACCONTARE

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La felicità fugge davanti a coloro che la cercano e corre a rifugiarsi tra le braccia di chi la aspetta.
(Jean-Benjamin de La Borde)

«Allora, dopo che iniziò la scuola, a ottobre; io e Debora decidemmo di andare a fare una passeggiata al parco» Cominciai a raccontare. «Dopo due ore, stanca di stare su una panchina a tenere d'occhio mia sorella, decido di andare finalmente a casa. Chiamai Debora, le presi la mano e incominciammo a incamminarci verso casa. Dopo trenta metri, lascio la sua mano siccome iniziò a suonare il mio telefono, ma non mi resi conto che eravamo vicini alla strada... così Debora corse verso la strada non vedendo la macchina che veniva nella sua direzione. Io accorgendomi della sua assenza, alzo lo sguardo... ma non feci in tempo di salvarla. È tutta colpa mia Idam, se le avesse tenuto la mano, adesso Debora sarebbe viva, sarebbe qui vicino a me!» Dico finendo di raccontare e scoppiando a piangere.

Idam, mi abbracciò incoraggiandomi «Dai, non è colpa tua; è stato solo un'incidente!»

Io annuisco calmandomi e cercando di dimenticare il brutto passato.

Dopo dieci minuti, mi asciugai le lacrime, e ci alzammo dirigendoci dentro all'edificio.

Idam mi aiutò siccome avevo ancora dolore alla gamba destra facendo cadere qualche lacrima sulle mie guance.

Entrando, Anna spaventata ci obbligò di raccontarle tutto, siccome la mia gamba era diventata molto gonfia.

Idam raccontò l'accaduto mentre io guardavo avanti e indietro le persone che uscivano o entravano, quando poi la donna che mi aveva spinto entrò, incamminandosi verso la mia direzione.

Io cercai di camminare in un'altra postazione, ma non ci riuscì perché caddi per terra facendomi male ancora di più.

Anna traumatizzata mi alza portandomi nella mia stanza dandomi un calmante e mettendo del ghiaccio sul piede mentre Idam mi teneva la mano.

«Diana, perché volevi scappare?» Mi domanda guardandomi.

Io lo guardo e rispondo «C'era la madre di Alessia e non volevo parlare con lei e neanche vederla»

Idam capendo il motivo mi consola dicendo «Dai che fra qualche giorno c'è ne andiamo!»

«Lo spero tanto!» Rispondo triste.

Poi ricordarmi che Idam aveva il cancro domando «Idam...ma tu non avevi il cancro?»

«Si, ma ho fatto dei esami e momentaneamente sto bene e sono fuori pericolo» Risponde alzandosi.

«E adesso dove vai?» Domando triste.

«A fare una passeggiata e comprarmi un gelato» Mi dice aprendo la porta.

Io mi alzo veloce, facendo attenzione alla gamba mettendomi una giacca e prendendo la borsa dicendo «Vengo anch'io»

Poi in quell'istante momento entra Anna con una sedia a rotelle urlando «No, no signorina! Tu non vai da nessuna parte senza questa!»

«Grazie mille Anna» Dico dandogli un bacio sulla guancia.

Lei mi aiuta a mettermi sulla sedia dandomi la piccola borsetta in mano dicendo «Non fate tardi mi raccomando»

«No signor capitano!» Risponde Idam serio e poi scoppiando a ridere.

***

La serata passò molto veloce, tra gelato e risate. Non posso descrivere la mia felicità quando passo il tempo insieme a Idam. Lui mi faceva sempre dimenticare la sofferenza e ricordare la felicità.
Ero finalmente felice e al sicuro.

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