11.UN SOGNO DA REALIZZARE

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Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni.
(Abraham Lincoln)

Finita la cena mi butto sul letto aprendo il computer, prendo tutte le lettere che avevo scritto a Debora e incomincio a copiarle sul PC.
Avevo deciso finalmente di iniziare a scrivere un libro, un libro dedicato a mia sorella: A Debora.

Avevo pensato da tanto tempo, anche troppo di far vedere agli altri il mio talento che tanto nascondevo. Un talento meraviglioso che nessuno, e dico nessuno non sa la sua assistenza; neanche Debora.

Dopo la sua morte mi avevo promesso che un giorno scriverò un libro per lei, e oggi era arrivato il momento tanto atteso. Un momento molto importante dove una ragazza semplice come le altre, apre il suo PC e inizia a scrivere le prime parole che dopo diventeranno parole di un libro. Un libro magico e triste, dove tutti i lettori leggeranno la sofferenza e la tristezza che ho provato e provo per la assenza di mia sorella.

Un'assenza infinita.

***

Erano già passate due ore e io già scrivevo il decimo capitolo; mi piaceva così tanto scrivere che diventò subito un mio hobby.

Quando scrivevo sentivo la sua presenza, sentivo la sua dolce mano accarezzando le mie spalle come per dirmi che andavo alla grande, mi piaceva quella sensazione; mi dava coraggio e forza per continuare a vivere, per continuare a respirare ossigeno pensando che ero utile in questo mondo.

In un mondo pieno di gente cattive o buone, ricchi o poveri;

In un mondo con tanto amore.

***

02:00

Sento dei passi arrivare verso la mia stanza chiudo subito il PC; mi giro e la porta si apre e davanti a me appare la dottoressa con due tazze piene di tè al limone.

«Mi hai fatto spaventare!» Dico aprendo il computer e salvando tutto quello che ho scritto.

«Scusa, non volevo; ho pensato che vorresti un po' di compagnia siccome sono libera adesso» Mi risponde porgendomi una tazza.

«Grazie, hai fatto bene!» Dico prendendo un po' del liquido bollente nella tazza di porcellano.

«Cosa stavi facendo?» Mi domanda curiosa.

«Niente» Rispondo chiudendo il PC portatile e mettendolo da parte.

Non volevo che nessuno sapesse che avevo iniziato a scrivere; soprattutto Anna che dirà tutto a tutti, e mi ritroverò la mattina con la voce sparsa su di tutti.

Non mi piaceva essere nel centro dell'attenzione; mi faceva sentire a disagio.

Non mi piaceva che tutti parlassero di me; non mi piaceva avere attenzioni particolari.

Non mi piaceva avere fiducia nelle persone; mi faceva paura.

Non mi piaceva parlare di mia sorella; mi sentivo sola in questo mondo con tante persone.

Non mi piaceva parlare di me con qualcuno; mi faceva ricordare che non valgo a nessuno.

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