CAPITOLO 5

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"Scusi, lei cosa ci fa qua? Deve andare via!" mi ordina il copilota, voltandosi di scatto verso di me e lasciando per un attimo il comando dell'aereo. Il comandante tenta di mantenere il controllo, ma è abbastanza nervoso. Vedo il copilota riprendere i comandi e gridarmi di nuovo di andare via.
"Signorina saremo costretti a mandarla via con le cattive se non se ne va ora" mi ordina il comandate, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Deglutisce e vedo che il colletto della camicia è bagnato. Sta sudando. Ad un tratto vengo sbalzata indietro e sbatto contro la porta della cabina. Mi riassesto massaggiandomi la spalla e spalanco gli occhi quando mi accorgo che stiamo andando giù. Il muso dell'aereo è rivolto verso terra e la distesa verde sotto di noi si fa sempre più vicina.
"Si fermi!" intimo al comandante, "Ci schianteremo!" grido, mettendomi alle sue spalle e aggrappandomi al sedile per evitare di essere sbalzata indietro. Qualcuno batte contro la porta. Stanno cercando di entrare.
"Lo tiri su!" ordino all'uomo, ma lui sembra non ascoltarmi. Ha le mani che tremano e stringono saldamente i comandi dell'aereo. Con i denti si morde le labbra. Allora gli afferro un braccio, tentando di fargli mollare la presa sui comandi, ma sento qualcuno stringermi per le spalle e tirarmi indietro. In pochi secondi vengo sbattuta contro il vetro dell'aereo e un'altra scossa fa tremare l'abitacolo. Il copilota tiene un avambraccio premuto sul mio petto e faccio fatica a muovermi.
"Mi lasci o moriremo tutti!" grido, tentando di liberarmi.
Lui fa un sorrisetto malefico e "È quello l'intento" mormora, mostrando dei piccoli denti giallastri.
Per fortuna un'altra scossa ci fa sobbalzare e il copilota perde l'equilibrio, permettendomi di divincolarmi e afferrare la pistola nella tasca. Quando sta per sferrarmi un pugno, riesco velocemente ad abbassarmi e a colpirlo in faccia con il calcio della pistola. Quando si copre con la mano la parte lesionata, gli sferro un calcio sullo stinco, facendolo cadere a terra. Per sicurezza spruzzo anche dello spray al peperoncino nei suoi occhi. Quando è a terra, privo di sensi, corro verso il capitano, afferrando i comandi dell'aereo e tentando di virare. Lui oppone molta resistenza.
"La prego! Lasci fare a me!"
"No! No! No!" grida in preda al panico.
Gli lancio un'occhiata e vedo i suoi occhi rossi e liquidi, segno che sia stato imbottito di qualche strana sostanza.
"Ci uccideranno!" grida d'improvviso e sento la sua presa sui comandi farsi leggermente più debole. Non posso farmi scappare questa occasione. Afferro saldamente i comandi e tiro verso di me, riuscendo a far risalire leggermente l'aereo, ma ho ancora bisogno che si levi per evitare lo schianto.
Lui sembra impassibile fin quando non vede l'aereo riprendere quota. A quel punto lancia un grido ed inizia a tremare, alzandosi dal sedile. Lo guardo impaurita mentre tento di fare mente locale e ricordare come si piloti un aereo.
Ma avviene tutto in un secondo. Sento una mano avvicinarsi a me e un attimo dopo l'uomo ha in mano la mia pistola.
Sgrano gli occhi, non lasciando nemmeno per un attimo le mani dai comandi.
L'uomo è accanto a me, la pistola nella mano tremante. Suda, è bianchiccio e barcolla a causa degli scossoni dell'aereo.
"La prego, non lo faccia!" grido, poco prima che l'uomo si porti la pistola alla tempia e spari.
Mi volto dall'altra parte mentre del sangue schizza sulle pareti della cabina. Mi lascio scappare un singhiozzo mentre cerco di tornare concentrata. Devo riportare l'aereo ad alta quota.
Mi volto solo un attimo per guardare e allungo il piede per afferrare la pistola. L'uomo è steso in una pozza di sangue ed un magone mi chiude lo stomaco. In quel momento mi tornano in mente Niccolò, Dewey, sua sorella. Il magone si ingigantisce. Se ci fosse stato uno di loro al posto dell'uomo steso a terra non me lo sarei mai perdonato. Per questo scuoto velocemente la testa, infilo la pistola nella fondina e mi siedo al posto di comando.
Ho un aereo da pilotare.




Ringrazio la mia memoria fotografica e, con un po' di fatica, riesco a far risalire l'aereo ad alta quota, pregando più volte che l'aereo porto di Fiumicino si sbrighi ad apparire all'orizzonte. In teoria mancano pochi minuti, quindici massimo.
Dei colpi potenti rimbombano nell'abitacolo e strizzo gli occhi per mantenere la concentrazione. Con una mano sui comandi dell'aereo allungo un braccio per attivare l'auricolare.
"Niccolò? Niccolò mi ricevi?"
"E mo da dove cazzo spunta la voce tua?" sento rispondermi. Lascio andare un sospiro di sollievo. È vivo. Torno concentrata sul cielo davanti a me e viro leggermente a sinistra.
"Niccolò sono io, Megan. Ho messo un microchip sulla sua felpa. Non toccarlo, dimmi solo se mi senti"
Dei respiri affannati arrivano al mio orecchio e sento delle voci gridare.
"Niccolò-"
"Te sento, te sento," mormora prima di "MA CHE CAZZO STA A SUCCEDE?!" urlare a squarciagola, costringendomi ad emettere un versetto di dolore per le sue grida.
"Innanzitutto non gridare o diventerò sorda," lo rimprovero e posso ancora percepire l'ansia che trasuda dalla sua voce, "Secondo, è troppo complicato da spiegare, ma dei tizi loschi vogliono qualcosa da te. Devo ancora capire cosa. Tu sei al sicuro?"
"Sto chiuso nel bagno co Adriano"
"Gli altri?"
"Ancora seduti. Ma fori ce sta un casino. Te 'ndo stai?"
"In cabina di pilotaggio"
"Che?!" lo sento gridare di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo. Diventerò sorda.
"Sì, sto pilotando l'aereo e sto cercando di farvi atterrare sani e salvi" sottolineo, scorgendo in lontananza la pista d'atterraggio.
"Eccallà, se schiantamo" lo sento gridare e poi un colpo secco mi fa sobbalzare.
"Ci schiantino sì se continui a gridarmi nell'orecchio. Stanno provando ad entrare?" domando, iniziando a calare di quota.
Sento dei versi di sforzo e poi un ennesimo colpo. Niccolò ha avvicinato l'auricolare alla porta, facendomi sentire chiaramente i suoni.
Poi, "Tu che dici?!" mi domanda esasperato ed io non posso fare a meno di sbuffare, ma sotto sotto un sorriso mi spunta sul volto: è esilarante quando è spaventato.
"Va bene, cerca di resistere e se dovessero entrare usa il coltellino"
Sento un sospiro pensate.
"Cioè, li devo uccide?" mi chiede stranito.
"Se è necessari sì. È così strano da capire?" domando, attivando il pulsante che fa uscire le ruote dell'aereo.
"Oh no, non è strano da capire, è normalissimo, chi non sale su un aereo, si rinchiude in un bagno perché vogliono rapirlo e poi, se i tizi loschi riescono ad entrare, li uccide con un coltello? Tutt'apposto, che problema ce sta?!" grida isterico e lo sento sospirare.
Chiudo un attimo gli occhi.
Poi li riapro e inspiro.
"Niccolò stiamo per atterrare, ti prego, resisti" lo supplico e sento un altro colpo contro la porta della cabina.
Non reggerà a lungo.
Inizio a scendere sempre di più e le grida dentro l'aereo si fanno più forti. Il panico generale si sta diffondendo.
"Niccolò stiamo per atterrare, resistete" e detto questo chiudo la chiamata, iniziando lentamente l'atterraggio.

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