Capitolo 1 - Senza cuore

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«Voglio che scopriate tutto su quest'uomo. Passate al setaccio la sua vita, spulciate nel suo passato, indagate sul suo presente, passate ai raggi X qualunque anfratto della sua esistenza. Nessun aspetto deve restare sconosciuto, neppure le cose che potrebbero sembrare più insignificanti» ordinò ai suoi con tono perentorio il capo della squadra mobile di Napoli, Maria Cota. Era giunta all'ombra del Vesuvio da circa due mesi e l'impatto con la nuova realtà non era stato affatto traumatico. Nonostante fosse tendenzialmente caotica, non c'erano stati casi di rilievo di cui occuparsi e la città le piaceva parecchio. Adorava quel suo fascino smagliante, era incuriosita dai suoi innumerevoli segreti, amava nutrirsi della sua aristocratica ricchezza, adorava il suo mare e apprezzava la gente, affabile e gentile come quella della sua . Ma ciò che l'aveva colpita e affascinata maggiormente era la generosità dei napoletani, la loro insuperabile teatralità e, soprattutto, la loro contagiosa euforia che li spingeva sempre a sorridere nonostante dessero l'impressione di andare a braccetto con i guai. A cominciare dall'autista che era andato a prenderla all'aeroporto. Tutto avrebbe potuto fare nella sua vita, Gennaro o' Quattrocchi, meno che il poliziotto. Quella divisa pareva una camicia di forza, addosso a lui, e con le armi non aveva alcuna dimestichezza. Era più bravo a usare la pistola come paletta per rigirare la pizza fritta nell'olio bollente che per sparare. Ma qualche qualità ce l'aveva, per carità. Di certo era un asso al volante, sapeva i fatti di tutti ed era sempre allegro. E grazie a quelle doti giustificava lo stipendio che lo Stato gli elargiva e con il quale sfamava le sei creature che la moglie gli cresceva con sapienza e abilità. «I song figli' unicu e c'avevo voglia de 'na squadra 'e pallone» ripeteva sempre con quel suo caratteristico accento napoletano a chi si meravigliava di tanta solerzia procreatrice, non giustificata dai tempi e dalle possibilità.

Le prime settimane erano servite a Maria Cota per ambientarsi nella nuova città e per rendersi conto di quanto Napoli fosse una terra difficile ma anche rispettosa verso chi, come lei, indossava una divisa. Se ben giocata, quell'esperienza avrebbe significato la promozione certa a questore. Ma non c'era niente di scontato per una come lei, restia ai compromessi e abituata a dire sempre ciò che pensava. Il questore era molto contento della sua presenza in città e aveva messo in fresco una bottiglia di champagne quando era venuto a sapere dell'interesse della Cota di ricoprire il posto da dirigente vacante dall'estate precedente.

Fino a quel momento si era concentrata sulla riorganizzazione dell'ufficio, non avendo nulla di particolarmente scottante di cui occuparsi. Ma quel giorno, a ridosso delle festività natalizie, capì che qualcosa stava cambiando nella dinamica della sua vita lavorativa. Quel cadavere senza identità trovato da un runner ai piedi del gigante di Capodimonte, con un profondo squarcio nel petto dal quale era stato asportato il cuore, lasciava presagire un clima tutt'altro che festoso come pure il periodo spingeva ad assaporare.

Benché fosse abituata a tutto, Maria Cota riusciva ancora a meravigliarsi di fronte alla cattiveria che la mente umana era in grado di partorire. E la scena che in quel momento aveva di fronte era a dir poco agghiacciante. Un brivido le percorse la schiena quando un orrendo pensiero le passò per la testa. Non ci credo, che sia davvero la maledizione dei mostri di Varese? E io che cosa c'entro con tutto questo? ragionò tra sé e sé mentre i suoi occhi continuavano a fissare la profonda frattura che qualcuno aveva praticato nel petto di quel corpo esanime sul quale stava operando il medico legale. In base a una prima analisi, la vittima era stata uccisa altrove almeno un paio di giorni prima. Di più il dottore non fu in grado di aggiungere, riservandosi di attendere l'esito dell'autopsia per redigere un referto medico molto più accurato.

Nel frattempo, i ragazzi della Scientifica repertavano tutto ciò che veniva ritenuto utile alle indagini. Un suo uomo stava ascoltando il corridore che aveva scorto il cadavere verso le 7,30 mentre percorreva i viali semideserti del parco. Quasi certamente la sua testimonianza non avrebbe potuto aggiungere niente di più: il medico legale aveva spiegato, infatti, che in base alle impronte nel terreno umidiccio, il corpo era stato scaricato in quel punto almeno cinque ore prima del ritrovamento.

L'Ottavo giorno - La debellazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora