~~Henri si stava dirigendo verso il corridoio del terzo piano.
“E’ sbagliato… proibito…”
Si ripeteva come una nenia mentre stava salendo le scale lentamente e con tremore.
“Dopo il banchetto, corridoio a destra del terzo piano. Ti aspetto.”
Gli aveva sussurrato fugacemente Etienne, passando dietro alle sue spalle e tornando poi a ballare con una dama dai capelli rossi. Forse era lui a pensare male, forse intendeva solamente fare un raduno tra amici dopo il banchetto. Fatto sta che a quelle parole lui era arrossito e aveva evitato di guardarlo, lasciandolo senza una risposta.
“Perché Etienne, perché?”
Lo aveva visto danzare tutta la sera, provando una punta di un’emozione che non riusciva a descrivere. Gelosia, forse.
“Sciocchezze, è un uomo. Come posso provare gelosia verso un mio compagno d’armi?”
Quell’emozione l’aveva accompagnato durante tutto il banchetto: l’aveva visto ridere, scherzare e infine guardare quella ragazza con desiderio, sentendosi rimescolare lo stomaco. Donna, si chiamava la ragazza. Era uno dei famigli di Jean de Ponthieu.
Lui, Henri, era rimasto in disparte con tre delle sue sorelle e si era alzato poche volte per chiacchierare con altri feudatari. Con un profondo senso di solitudine era rimasto ad osservare i suoi amici con le rispettive mogli o, nel caso di Sancerre, dame con cui fare “conoscenza”. Ciononostante, da un lato ne era felice, poiché odiava le danze e ogni volta che poteva le evitava.
Era seduto con monsieur de Chailly e il primogenito Ponthieu a discutere della guerra ormai prossima, quando era sopraggiunto Etienne, forsennato e decisamente su di giri, Aveva bevuto da un calice posato lì accanto, incurante se fosse il suo oppure no, lo aveva gettato sul pavimento e poi aveva posato il gomito sulla sua spalla. Henri aveva sentito una scarica di energia partire da quel punto. Non aveva dimenticato la notte di quattro giorni prima e il loro contatto e da allora aveva sempre provato una sorta di timore nell’avvicinarsi a lui.
Ormai era arrivato. Sentiva le gambe farsi deboli e si diede dell’imbecille.
“Piccolo Henri, puntuale come sempre!”
Lui lo stava aspettando davanti alla porta della sua camera, che aprì per farlo passare.
“Brindiamo?”
“Mi sembra che tu abbia già bevuto abbastanza.”
“Tu invece a malapena hai toccato un paio di calici. Dai, lo sai che io reggo benissimo l’alcol.”
Etienne prese una bottiglia posata lì vicino e riempì due coppe.
“Non è certo quello dei tuoi feudi, ma è discretamente buono allo stesso modo. Assaggia, su.”
Gli porse il bicchiere.
“Agli sposi.”
“Agli sposi.”
Lo vuotò di colpo, mentre Henri appoggiò soltanto le labbra sul bordo.
“Avrei dovuto chiamare anche Henri de Bar, ma è con sua moglie, e di certo vorrà approfittare della camera.”
Scoccò un’occhiata maliziosa.
“Jean, poi, non se ne parla nemmeno, ovviamente, è la sua prima notte di nozze. Rimaniamo solo io e te, piccolo Henri.”
Lo chiamava così per distinguerlo da De Bar, ma in quel momento pareva che aggiungesse un significato quasi tenero.
Solo allora si accorse che erano soli. Non c’erano valletti o paggi e lui deglutì a vuoto, con un misto di timore e… non sapeva dirlo.
“Come mai non hai mosso un passo nella sala? Eppure c’erano così tante dame libere. Alcune di loro erano veramente incantevoli.”
“Preferisco lasciarle a chi trova maggior piacere nella danza. Io a malapena so ballare una carola e mi troverei sicuramente in imbarazzo.”
Etienne si sedette sulla poltrona.
“Ti perdi un sacco di divertimento.”
“Tu, invece, sembra che non abbia perso tempo.”
“Oh, si… una donna veramente amabile. Donna di nome e di fatto.”
“Non le hai staccato gli occhi di dosso.”
“Suvvia, non c’è niente di male nel fare un po’ di conoscenza reciproca. Tu come stai messo con le donne, Henri?”
Anche lui sedette di fronte ad Etienne, a disagio.
“Io… non lo so…”
Perché si stava comportando così? Perché una semplice domanda lo stava mettendo tanto in difficoltà e in imbarazzo?
“Ascolta, ti do un consiglio: divertiti più che puoi, che dopo rimani imbrigliato tra castello, moglie e figli.”
“Etienne!”
“Certo, attento che dopo non vengano fuori brutte sorprese. Un figlio illegittimo sarebbe una rovina alla tua età. E dai, non fare quella faccia scandalizzata!”
Incurante del fatto che Henri aveva gli occhi spalancati si versò un po’ di vino nel calice e fece finire anche quello nella gola. Dopo un altro paio di calici di liquido alcolico biascicava e sussurrava parole senza senso.
“La guerra… vinceremo… viva la Francia…”
“Perché Etienne? Perché sei sempre ubriaco?” Sussurrò il giovane conte tra sé e sé.
Continuarono ancora un poco a parlare, anche se i discorsi del cadetto Sancerre si comprendevano a fatica.
Etienne pian piano reclinava la testa sul poggiolo della poltrona, fino a quando non si addormentò.Henri rimase a guardarlo per un po', poi gli chiuse la bocca e sistemò meglio il suo capo. Nel farlo, però sfiorò le labbra con il suo palmo.
“Oh, Etienne… cosa sto facendo…”
Gli prese il volto tra le mani e premette la bocca sulla sua. Solo dopo si rese conto di quello che stava succedendo.
“Oh, mio Dio… perdonami… perdona la mia lussuria…”
Ritirò le dita come se avesse toccato il fuoco e si scostò, poi raggiunse la porta. Doveva aver perso la testa, eppure quell’istinto era stato troppo forte per lui.
“Buonanotte Etienne.”
Se ne andò con il cuore in tumulto.
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de vin et pétchés
RomanceFrancia, 1214 Tra vino, conversazioni e divertimento, i protagonisti sono l'esuberante cavaliere cadetto Etienne de Sancerre e il cauto feudatario Henri de Grandpré. Dal secondo capitolo: -"Perché Etienne, perché?" Lo aveva visto danzare tutta la s...