Etienne sentiva di soffocare tra quel trambusto di servitori e valletti che lo stavano vestendo e pettinando. Alla sua destra il suo scudiero stava porgendo gli accessori che avrebbero coronato il vestito, mentre dietro di lui i paggi si affrettavano a stirare con le mani la sua tunica blu e a stringere i lacci. Emise un sospiro profondo. Quel giorno era arrivato, finalmente, dopo tanta attesa e dolori. Quel giorno avrebbe sposato la persona che amava di più in tutta la sua vita: Donna. Si specchiò velocemente sulla lastra di metallo poggiata davanti alla finestra e scosse la criniera di capelli. Osservò la collana che portava al collo, quella che Donna gli aveva donato come pegno d’amore. Era una semplice e sottile collanina di metallo ma vederla addosso lo fece sentire l’uomo più ricco e nobile del mondo.
Sbuffò. Ne aveva abbastanza di sistemazioni e strigliature, di paggi che lo accudivano e gli ronzavano attorno e di uomini che gli elencavano i suoi doveri e diritti da marito.
Si udì bussare alla porta.
“Avanti.” L’ultima cosa che gli serviva era un ennesimo paggio che gli portasse altre cose da indossare.
“Sono venuto a salvarvi dall’agonia, monsieur de Sancerre!”
Etienne si illuminò a quella voce.
“Henri! Entra pure.”
Di fretta e non senza una certa insofferenza congedò tutti gli uomini e i ragazzi affaccendati intorno a lui, ottenendo numerose lamentele o sguardi stupiti.
“Teso?” chiese Henri.
“Un po’. E di sicuro questo non giova.” Indicò la porta da dov’erano usciti tutti. Vicino a loro era rimasto solo lo scudiero, con una corona di fiori nelle mani e uno sguardo allibito stampato in faccia.
“Andrà tutto bene. Ne sono certo.”
“Lo spero veramente.”
“Il nostro Etienne de Sancerre che ha paura di una cosa tanto futile come il matrimonio? Dovremo scriverlo sulla storia del casato per quanto è sconvolgente.”
“Ne parleremo quando ci sarai tu al mio posto.” Brontolò l’altro, sinceramente grato ad Henri per aver allentato la tensione.
Il giovane conte intanto stava facendo un giro completo intorno a Etienne per controllare se tutto fosse a posto.
“Non ti ci mettere pure tu… sono già stato controllato mille volte dai valletti e ho il mal di testa per quanto mi giravano intorno.”
“Ci vuole il mio occhio supremo per controllare i dettagli… e infatti.” Si fermò dietro allo sposo.
“Cos’hanno dimenticato di fare?”
“Questo bottone, non è allacciato.”
Con delicatezza scostò la criniera e abbottonò il colletto di Etienne. Provò una fitta allo stomaco ma decise di ignorarla.
“E adesso, signor conte de Sancerre, vi manca soltanto la corona. Datemi pure.” Si rivolse poi allo scudiero. Lui gliela tese e Henri la pose lentamente sui capelli. Poi scese con un dito e lisciò la sua criniera, con scarsi risultati, infine sistemò alcune pieghe sulla tunica. Un brivido lo percosse a quel gesto, così ritirò le dita.
“Adesso sei perfetto.”
“Vuoi diventare il mio valletto personale, per caso?”
“Non mi abbasso a tali livelli di umiltà.”
Lui rise e a Henri parve di rinascere.
“Come ti senti?”
“Teso come una corda di liuto.”
“Sei andato in guerra e hai paura di un matrimonio? Coraggio, andrà tutto benissimo. E’ la donna della tua vita, sposarla è quello che vuoi fare da quando l’hai conosciuta, o sbaglio?”
Henri provò un dolore sordo a dire quelle parole, ma si sforzò di ricacciarlo indietro. Quello per cui segretamente sperava era impossibile, anzi, maledetto doveva essere lui e i suoi pensieri impuri. Etienne, ignaro di quello che frullava nella mente del suo compagno d’armi, si illuminò.
“Grazie piccolo Henri.” Gli diede un buffetto sulla guancia poi, improvvisamente, lo abbracciò, incurante dello scudiero spaesato accanto a loro. Henri ebbe l’impressione di avere il cuore fuori dal petto per quanto battesse. Ricambiò l’abbraccio con commozione e quasi si strinse più forte. Voleva assaporare quel contatto un’ultima volta, prima che lui si legasse per sempre con Donna. Una lacrima chiedeva di scendere dal suo occhio, ma lui la ricacciò indietro con prepotenza.
Si staccarono e Henri si diresse alla porta.
“Ci vediamo dopo. E cerca di non vomitare quando arrivi all’altare.”
“Ehi!”Lungo le strade della cittadina si respirava aria di festa: in tutti i palazzi erano stati posati dei fiori colorati e delle bandiere con gli stemmi dei casati di Sancerre e Ponthieu, mentre tra le vie erano presenti delle bancarelle imbandite con il cibo per la gente comune, che riempiva chiassosamente il paese spettegolando o curiosando. Il clima era sereno e un bel sole faceva capolino tra le nuvole, quasi a voler essere partecipe anche lui dell’occasione importante che si stava celebrando quel giorno: il matrimonio tra dama Donna Barratt e il cadetto del feudo, Etienne de Sancerre. Dentro la Chiesa, piena di gente, lo sposo stava aspettando la sua amata davanti all’altare con una tensione incommensurabile, torturandosi le mani dall’ansia. D’un tratto alzò gli occhi all’ingresso e la vide: Donna, la sua Donna. Era più bella che mai, con il suo vestito blu ricamato tono su tono e i capelli lasciati liberi. Il suo cuore gli si riempì di gioia.
Poco dopo la sposa fecero il loro ingresso i compagni d’armi dello sposo, tra cui Henri. Avanzarono e si sistemarono nei primi posti uno accanto all’altro.
La cerimonia si concluse nel coinvolgimento di tutti: alcune dame si asciugarono le lacrime, commosse da “quel piccolo, pestifero Sancerre che ora era diventato uomo e marito” e i cavalieri si misero sull’attenti. Al termine della messa Etienne scostò il velo alla sua sposa e la baciò davanti agli occhi di tutti e, in particolare, di Henri de Grandprè, che li osservava con aria che agli osservatori più attenti sarebbe potuta apparire malinconica, nonostante l’imperturbabilità della sua espressione. Una lacrima scivolò sulla sua guancia. Era finita.
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de vin et pétchés
RomanceFrancia, 1214 Tra vino, conversazioni e divertimento, i protagonisti sono l'esuberante cavaliere cadetto Etienne de Sancerre e il cauto feudatario Henri de Grandpré. Dal secondo capitolo: -"Perché Etienne, perché?" Lo aveva visto danzare tutta la s...