Prologo

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Camminava, camminava da ore senza una metà.
La pioggia interrotta bagnava il corpo della ragazza, che cominciava a dare segni di cedimento.
Le sue gambe tremavano, quasi non si reggeva più in piedi.
Si trovava barcollando sul ciglio della strada, e voleva trovare a più presto riparo.
Le macchine passavano, ma nessuno si fermava per soccorrerla.
Ad ogni tuono sobbalzava, ad ogni auto che passava si trovava sempre più bagnata, e ad ogni passo che faceva le sembrava di non avere la terra sotto ai piedi. 
Ad un certo punto, la testa le cominciava a girare e, per fortuna, non cadde dalla parte della strada, ma dall'altro lato, dove rotolò per almeno un metro, sbattendo molto forte la testa, rimanendo stesa lì per terra.
Sembrava essere una specie di bosco, o una cosa del genere.
Nel frattempo, c'era una macchina che si dirigeva verso Roma.

"Ahh ragazzi, vacanza da rifare!"

Disse Gabriele, per poi dare un sorso alla birra.

"Già, assolutamente"

Rispose Niccolò, guardandolo dallo specchietto retrovisore.

"Gianmà, quanto manca?"

Chiese Adriano al guidatore.

"Penso meno di un'ora e siamo a casa"

Sbuffarono tutti, data la loro stanchezza in quel momento volevano essere nel loro bel letto a riposare un pò.
Avevano passato una settimana in Sardegna, nella casa dei genitori di Gabriele.
Ormai quasi ogni anni si ritrovano lì tutti e quattro, amavano passare l'estate tra di loro.

"Si vede che l'estate sta finendo, guarda qua che tempo!"

Disse Gabriele, guardando fuori dal finestrino le goccioline scendere su di esso.

"Che palle, non ricordarmelo"

Rispose Niccolò, sbuffando sonoramente.

"Tipo come non dobbiamo ricordarti del fatto che tra più o meno tredici ore inizia la scuola?"

Niccolò si voltò lentamente verso il suo amico, guardandolo malissimo.

"Fanculo Adriano, fanculo"

Gli altri scoppiarono tutti a ridere, mentre lui fu l'unico a rimanere serio.
Il giorno dopo sarebbe stato il loro primo giorno di scuola, per questo avevano fatto questo viaggio che, a detta loro, ci voleva proprio.
Sapevano quanto odiasse la scuola, ma quando lo diceva non lo prendevano mai seriamente, lo prendevano sempre in giro, ovviamente scherzando.
In realtà non andava malissimo, o almeno in alcune materie, mentre le altre le aveva tutte sotto. 
Quell'anno voleva dare tutto se stesso, dato che quell'anno era anche l'ultimo e di conseguenza ci sarebbe stato l'esame.
Erano per l'ennesima volta bloccati nel traffico, e non sapevano più cosa fare per perdere tempo.

"A regà, famo n'gioco?"

Tutti accettarono, e Gianmarco cominciò a spiegare di cosa si trattava.
In poche parole consisteva nel beccare una macchina di un colore particolare, e il primo che la vedeva poteva decidere a chi e dove dare un pugno.
Un gioco non molto intelligente, ma avrebbero fatto di tutto pur di perdere un pò di tempo.

"Vai iniziamo"

Ovviamente Gianmarco non giocava, altrimenti si sarebbero schiantati all'istante.

La stazione dei ricordi||UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora