Capitolo 15

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"Nella leggenda catalana e nella cultura popolare, il Pesanta (pronuncia catalana: [pəˈzantə]) è un cane enorme (o talvolta un gatto) che entra nelle case della gente di notte e si mette sul petto rendendo difficile per loro respirare e causa loro gli incubi più orribili. Il Pesanta è nero e peloso, con zampe d'acciaio, ma fatte con fori cosicché non possa afferrare niente."

(Hope)

Era inzuppata fino all'osso.

La pioggia incessante li aveva spinti su per la scogliera rocciosa, in cerca di riparo dall'acqua che si alzava nella gola sottostante. Se ciò non bastasse a spingerli, l'ululato dei mostri nell'oscurità serviva certamente come motivazione.

Alla fine avevano trovato uno sbalzo adatto che offriva un riparo dai torrenti. Tuttavia, fece ben poco per proteggerli dal vento ululante che si faceva strada attraverso ogni fessura nella roccia.

Era seduta accanto a Clarke nella nicchia angusta: non avevano parlato da quando si erano riuniti fuori dalla caverna e un silenzio imbarazzante era sospeso tra di loro.

Lo aveva abbracciato- in realtà lui si era proteso e lei l'aveva abbracciato.

Solo pochi giorni fa, l'idea di abbracciare l'agente Clarke sarebbe stata inconcepibile. Ma ora... era complicato.

Qualunque fosse quella connessione, ogni giorno stava decisamente diventando più forte. Lasciò che la sua mente vagasse su ciò che Gwyllion aveva detto: erano legati fisicamente, magicamente... e emotivamente.

Si nascose la testa tra le mani, improvvisamente troppo calda, nonostante i suoi vestiti bagnati fradici.

Clarke, d'altra parte, tremava come una foglia.

"Stai bene?" chiese lei dolcemente.

Certo che no- aveva lasciato la camicia nella caverna, restando esposto e tremante.

Non poté fare a meno di notare quanto fosse magro e muscoloso, come un nuotatore.

Non era come se stesse provando a scrutarlo o altro... sembrava solo che senza camicia fosse... molto senza camicia. Prima nella cava di sabbia, poi con il mostro fluviale, poi di nuovo nella grotta...

Dio, perché perdeva sempre la camicia?

"Sto bene", rispose, avvicinando le ginocchia al petto, riportandola effettivamente alla realtà.

"Chiaramente", ribatté lei, alzando gli occhi al cielo.

Si strinse nelle spalle, evidentemente non era dell'umore giusto per discutere.

"Dovrei accendere un fuoco?" chiese, cercando qualcosa da usare come combustibile.

"No", rispose risolutamente. "Non ne vale la pena; Pubblicizzerà la nostra posizione solo su ciò che sta ululando là fuori."

Aveva ragione, accendere un fuoco sarebbe come stendere il tappetino di benvenuto per qualsiasi cosa si nascondesse nell'oscurità.

"Va bene, allora lasciami provare qualcosa", disse, sciogliendo la giacca da intorno alla vita.

Era ancora bagnato, ma era riuscito a superare la sua rissa con i draghi relativamente illeso.

"C-cosa?" chiese, cercando e non riuscendo a smettere di battere i denti.

"Recoquo" mormorò, facendo scorrere le mani sulla giacca. L'indumento cominciò a cambiare, trasformandosi in una tunica scura, abbastanza grande da poter essere indossata come una camicia.

"Ecco", disse, offrendogliela.

Esitò per un momento prima di accettare la sua offerta.

"Grazie", disse, tirandolo sopra la testa. "Non dovevi farlo. La tua camicia... è ancora strappata."

A Bond in the Dark - Un legame nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora