I giorni passavano velocemente e Aria non era conscia del fatto che fosse passata una settimana dal suo primo ingresso a Pentagram City. Ogni mattina, alle sette, si alzava dal morbido letto e andava a lavarsi nel bagno. Dopo esser stata per mezz'ora nella vasca, immersa nell'acqua gelida, si metteva la sua tunica di seta nera. Sebbene Niffy avesse lasciato per lei una camicetta di seta orlata col pizzo e una gonna decorata da fiocchi colorati , Aria preferiva indossare il suo vestito cucito da lei stessa al convento. Ogni volta che avvertiva quel tessuto ruvido sulla pelle, si ricordava di quello che era e che sarebbe sempre stata. Una novizia destinata a sdraiarsi su un fatatalco per diventare una suora. Ma se era all'Inferno, come poteva ritornare nel mondo dei vivi? Questo non era in grado di saperlo, ma in cuor suo sperava di tornare all'abbazia per riabbracciare Isabella.
Dopo una veloce colazione a base di pane e marmellata, usciva per le strade di Pentagram City per le sue passeggiate. Rivedeva ogni istante di quella nuova vita quei denti aguzzi, quegli occhi perversi che l'avevano intimorita il primo giorno in cui era finita agli inferi. Sentiva ogni volta l'odore di eroina, Baley al cioccolato bianco e nicotina. Spacciatori di droghe pullulavano per tutte le viuzze della città, prostitute e gigolò cercavano di attirare l'attenzione dei passanti e combattenti di ogni tipo si confrontavano per la conquista di nuovi territori. Di certo non si sarebbe abituata a quella realtà di perdizione e incertezza. Dopo un pranzo leggero si appisolava nella sua stanza. Ogni volta sognava il volto di Angel Dust. Da quando l'aveva salvata dallo stupro che Valentino poteva far iniziare, pensava soltanto a lui. Rivedeva quelle piccole macchie rosa sul volto bianco del ragno, il suo ciuffo indomabile, il suo corpo esile e la sua giacchetta bianca e rosa. Nonostante si sforzasse di dimenticarlo, non ci riusciva. Sapeva che era un pornoattore e che la sua condizione di sposa di Cristo l'avrebbe allontanata da quel demone, ma non le importava. Voleva solo un pretesto per stare con lui. Per sentire di nuovo quella voce così ammaliante e seducente e per farsi toccare dalle sue mani affusolate, sempre coperte da eleganti guanti rosa scuro.
La sere erano sempre identiche. Una cena composta da fagioli e insalata, insalata e fagioli. Poi assisteva alle esibizioni di Velvet, la cantante che Alastor aveva assunto per l'Hotel. Aria e lei non avevano avuto nessun contatto. Soltanto saluti di cortesia, risate e pettegolezzi. Niente di più.
Con Charlie aveva invece instaurato un rapporto piuttosto intimo. Sembravano madre e figlia oppure sorella maggiore e sorella minore. Parlavano di cose che avevano in comune. Come la musica, la convinzione dell'esistenza del bene e della felicità. Era per lei dolcissimo ascoltare le opinioni della figlia di colui che aveva dovuto sempre allontanarsi. Era diversa da Satana. Era gentile, dolce e simpatica. Non l'avrebbe mai trascinata nell'abisso del peccato. Mai.
Con Vaggie si scambiavano sorrisi, battute e considerazioni sull'Inferno. Avevano opinioni diverse. La fidanzata di Charlie sosteneva che Pentagram City fosse una casa in cui era difficile all'inizio adattarsi alle abitudini e alle sue regole ma che alla fine ti faceva capire che eri libero, che possedevi il diritto di scegliere se rimanere nella luce del bene o scendere nelle fiamme del peccato.
Invece Aria riteneva che l'Inferno fosse un luogo pieno di problemi e tentazioni da cui si doveva tenere distaccata, per non perdere la retta via.
Lei e Husk non andavano d'accordo. Erano sempre scambi di parolacce e insulti da parte del barista. Invece lei e Niffy erano diventate amiche. La dolce cameriera parlava della sua vita precedente, di Elvis Presley, del rock n'roll e della brillantina che si produceva negli anni 50. Ogni volta che rivedeva quei ricordi si commuoveva e parlava per tre ore. Ma Aria la ascoltava, divertita. Le piaceva sentire quelle storie riguardanti quell'epoca diversa dalla sua. Avrebbe voluto nascere in quel mondo fatto di libertà e colori. Ma non osava dirlo.
Con Alastor non scambiava parole. Le faceva ancora paura il sorriso del cervo e cercava di guardarlo il meno possibile.
Da come aveva realizzato, Aria aveva più amici all'Inferno, rispetto all'abbazia. Non sapeva però che qualcosa avrebbe dato una svolta alla sua nuova vita.
Un giorno, durante una passeggiata mattutina, passò davanti alla "Porn Studio". Quando rivide la scritta rosa ripensò ad Angel e sospirò tristemente. Chissà come avrebbe reagito se fosse uscito da quell'edificio e lo avesse abbracciato.
Stava per girare i tacchi, quando Valentino le venne incontro. Sembrava ancora più inquietante, più pericoloso nonostante la sua solita giacca ricoperta dalla spessa pelliccia e i suoi occhiali da sole formati da due cuori di plastica.
Aria, appena lo vide, sentì attorno a sè l'aria farsi più gelida.
-Ehi, piccolina, posso parlarti un momento?- chiese il demone alla ragazza. La novizia annuì tremando.
-Mi dispiace di averti provato a molestare. Quella notte ero veramente sbronzo. Comunque, vorrei chiederi un favore.- disse Valentino, gentilmente.
-Quale?- chiese Aria sbrigativa
-Sai, in questo periodo molti pornoattori si dimettono dal loro lavoro per andare in mezzo alla strada o a vendere vestiti da quattro soldi. Quindi, sto cercando nuovi dipendenti. Ti piacerebbe lavorare come prostituta?- chiese il mostro, abbastanza guardingo. Aria fu sbalordita da quella richiesta. Lavorare in un bordello? Era contro ciò che le era stato insegnato in chiesa! Ma le suore le avevano anche predicato la necessità di umiliarsi per aiutare gli altri. Ma che doveva fare? Rifiutare o accettare il lavoro? Da un punto si sarebbe tenuta fuori dai guai, da un altro avrebbe visto Angel Dust. E questo privilegio non era scontato. Dopotutto, era il gigolò più celebre in tutta la città! Aria riflettè per quindici minuti, pensierosa. Poi sospirò.
-Va bene. Mi dica quando devo cominciare.- disse con fermezza.
-Brava ragazza! Comunque comincerai questa notte, alle nove in punto. Sii puntuale. Ma a delle condizioni.- disse il vecchio demone, levando un dito.
-Quali condizioni?- chiese la ragazza
-Prima, dovrai dimagrire. Secondo, non dovrai uscire con nessuno e terzo, dovrai rispettare i tuoi clienti.- spiegò Valentino. -Ogni volta che soddisferai tanti clienti da consegnarmi tanto denaro, ti regalerò nuovi vestiti, trucchi, libri e scarpe.- aggiunse il figuro, serioso.
Aria annuì con la testa, seriosa.
-Ti ringrazio per la tua generosità, non la dimenticherò. - disse il demone.
Dopo aver mangiato meno del solito, Aria aspettò che le lancette del suo orologio scandissero le nove.
Finalmente, la sera tarda, Aria uscì di soppiatto, attenta a non svegliare nessuno. Prima di andare alla destinazione, posò un biglietto da lei scritto sul bancone della reception.
"Perdonate la mia assenza. Sono andata a dormire da un'amica."
Appena arrivò al bordello, vide Valentino, più ghignante che mai. Con sè c'erano due ragazze.
-Sei arrivata in tempo!- commentò lui, appena vide Aria venirgli incontro.
-Già.- mugugnò lei
-Bene. Seguimi così potrò mostrarti il tuo camerino.- disse lui.
La ragazza, camminando dietro a Vaelntino, rivide i tavoli, i bicchieri pieni di quella sostanza liquida che l'aveva messa in pericolo e il palo su cui aveva visto il suo Angel danzare. Dopo aver attraversato un piccolo corridoio, Valentino la portò ad una porta illuminata da luci elettriche sparse ovunque sul legno. Appena entrò, la ragazza fu travolta dalle luci elettriche pendenti sopra la specchiera. Esse appartenevano al suo camerino. Era minuscolo, ma grazioso. Davanti a lei c'era una specchiera e sopra di essa erano sparpagliate spazzole, pettini, trucchi e profumi. Vicino a quella scrivania estetica, c'era un armadio pieno di minigonne, top succinti, calze a rete, tacchi a spillo, corsetti, panieri accorciati dalla forbice e collari che avvolgevano il collo dei loro proprietari. Alle pareti erano appese poster di Madonna e Katy Perry. Vicino ad una sedia c'era un tavolino di legno. Aria fu stupita da quel Babele lussurioso e goliardico. Guardò Valentino per un po' di tempo, il quale spazientito disse:-Appena Angel finisce il suo turno, toccherà a te. Sai fare la lapdance? - chiese Valentino. Aria non rispose, imbarazzata.
-Non importa. L'importante è che tu seduca tutto il locale, intesi?- disse lui, frigido.
-Intesi.- affermò la ragazza, vivacemente.
-Brava ragazza.- disse lui, per poi sparire. Mentre aspettava il suo momento, Aria era intenta a scegliere i vestiti che quella sera avrebbe indossato. Nonostante l'eccessiva scollatura, erano abiti davvero belli. Ma doveva sbrigarsi. Altrimenti Valentino si sarebbe arrabbiato.
La ragazza scelse un corsetto azzurro, una minigonna di seta bianca cortissima e degli stivaletti che lasciavano scoperti le caviglie. Dopo aver ripassato le labbra con un rossetto bordeaux e dopo aver maneggiato a fatica una piastra per far divenire mossi i suoi capelli, si sedette davanti allo specchio per sistemare il fiocco azzurro che aveva acconciato sulla testa.
Dopo un'ora, un'amante del Padrone la chiamò con un cenno. -Ehi, andiamo, tocca a te!- esclamò.
Aria seguì la sua guida lungo le quinte. Vide macchinisti sbattere gli uni con gli altri, camerieri che chiacchieravano e altre battone che confabulavano tra loro segreti scottanti.
La ragazza cominciò a passeggiare nervosa. Aveva sempre avuto paura del pubblico. E se non c'è l'avesse fatta? E se avesse fallito? Come l'avrebbe presa Valentino? L'avrebbe ammazzata di botte oppure l'avrebbe licenziata.
All'improvviso sentì una mano sottile toccarle la spalla. Appena alzò lo sgaurdo, ebbe l'impressione di svenire. Era Angel Dust. Portava un top rosa senza maniche, pantaloncini neri decorati da nastri viola e parigine nere. Aveva ai piedi i soliti stivali dal tacco alto.
-Ehi baby, sei nervosa?- chiese gentilmente. Aria arrossì. L'aveva chiamata "baby". Era tutto così dolce, ora.
-Un po'- ammise lei. Angel, sentendo quella risposta, si inginocchiò fino ad arrivare al viso della ragazza.
-Ascolta, ti do un consiglio. Se sei nervosa, immagina di ballare sopra quel palo senza venir guardata da nessuno. Come se lo facessi per divertimento o per esercitarti. Ah, dimenticavo! Balla col cuore.- spiegò il ragno.
Quando Aria fu sul palcoscenico, vide centinaia di occhi puntati su di lei. La ragazza inspirò profondamente e si avvicinò al palo. La musica partì. Casse nuove di zecca sputavano un ritmo diverso dal solito. Sembrava una musica proveniente dal futuro. Una voce femminile cantava "Gigi in Paradisco! ". Doveva essere anni ottanta. Aria sentì un formicolio penetrare nelle vene delle braccia e delle gambe e, fuori di sè, cominciò a ballare. Col corpo sfiorava la sbarra verticale. Le mani danzavano verso l'alto e il bacino era in sintonia con la melodia della canzone. Aria non si era sentita così libera. Sembrava un'altra persona. Era come uno schiavo che per una notte era libero dai suoi padroni. La ragazza ballò per tutta la notte, senza sosta. Pian piano, clienti sempre più numerosi lanciavano banconote verso il palco su cui Aria si esibiva. Quei soldi erano così tanti che rischiava di venire sommersa! Non era mai stata così felice!
A tarda ora, appena il locale fu vuoto, la ragazza entrò nel camerino, frastornata. Meccanicamente, estrasse dal corsetto milioni di banconote verdi e le contò tutte. Erano quattrocento dollari! Come aveva potuto guadagnare così tanto dopo una sola notte? Non lo sapeva, non lo avrebbe mai saputo.
All'improvviso Valentino apparve, sorridendo.
-Sei stat magnifica! Hai attirato molti uomini! Domani vogliono fare l'amore con te!- esclamò.
Aria non capì: che cosa voleva dire fare l'amore? Non osò domandarlo.
-Forza, riposati! Hai già fatto abbastanza.- disse lui, allontanandosi a grandi passi.
Aria, appena fu sola, sospirò di sollievo.
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Una ninfetta a Pentagram City
FantasyQuesta è una storia basata sulla serie "Hazbin hotel". Aria ha tredici anni ed è vissuta in un convento fin dai sette anni. Vive nel 1564. Un giorno, il sogno di vedere com'è l'aldilà la domina e la porta a scoprire un incantesimo per giungere a Pen...