art will survive (artists won't)

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1973



"Credo che il sesso sia la cosa più faticosa che esista" affermò gravemente l'uomo, accettando con un sorriso di ringraziamento la sigaretta che John gli tendeva, "Dopo il vivere, s'intende".1

John rise, il viso nascosto fra i vari sbuffi di fumo che coloravano il suo respiro, "Il tuo problema, è che non apprezzi i piaceri della vita" commentò, scuotendo la testa con fare teatrale.
"Non fare così, Lennon. So che è il tuo orgoglio maschile a parlare, ma credimi, non sei un granché neanche a letto" le mani eleganti e affusolate di Andy si mossero a tentoni nella penombra, fino ad afferrare la maglietta e i boxer che aveva gettato ai piedi del letto.
"Neanche? In cos'altro non sono bravo?" chiese John, guardandolo mentre si rivestiva con movimenti pigri e soddisfatti.

Avrebbe voluto dirgli che non importava, che si era ormai abituato alla vista delle cicatrici sul torace dell'uomo, ma rimase in silenzio.

Ci sono cose di cui non si deve parlare.

"A suonare, se vuoi un mio parere" ammise Andy, infilandosi nuovamente fra le coperte, la sigaretta ancora spenta ben stretta fra le labbra sottili.
"È la prima volta che vengo insultato dopo essere stato a letto con qualcuno" John sorrise, passandogli affettuosamente un braccio intorno alle spalle e accendendogli la sigaretta.

Andy sussultò al suo tocco e al gesto fulmineo, per poi rilassarsi gradualmente.
Era una cosa che gli succedeva da quando Valerie aveva avuto la brillante idea di sparargli tre colpi addosso, quella.2

E dire che lui fino a quel momento la aveva trovata persino divertente, una ragazza adorabile ed interessante.
Fino a quando non era caduto a terra, nell'atrio della Factory, con il respiro corto e gli occhi socchiusi.
Le urla di Mario nella sua testa, un altro sparo, il corpo del compagno che crollava malamente accanto al suo, poi il vuoto.

Gli avevano aperto il petto per fargli un massaggio cardiaco, e ascoltando il medico parlarne, mentre lui era immobile su un fottuto lettino verde, Andy aveva trovato la cosa affascinante.
Così tanto che gli aveva chiesto di ripetere più volte quell'espressione: "Abbiamo dovuto aprirle il petto".

Era un qualcosa di così intimo, il solo pensare che le mani di quel chirurgo avessero sfiorato i suoi organi interni, scoprendo una parte di lui che neanche lo stesso Andy conosceva.

"Mi avete fatto delle foto durante l'intervento?" aveva chiesto quindi, interrompendone il logorroico discorso.

"Lei ha rischiato di morire, signor Warhol" aveva risposto l'uomo, ignorandolo volutamente.

"Sono dell'idea che non si debba negarsi niente, sa. Neanche la morte, che è un'esperienza come un'altra" aveva commentato Andy, distrattamente.

Il suo comportamento, però, non aveva irritato unicamente i medici.

Mario gli aveva urlato contro quando si era rifiutato di testimoniare contro Valerie, ed era uscito sbattendo la porta.

"Andy, ti vedi? Dio, sei diventato l'ombra di te stesso" aveva gridato, lacrime di rabbia che gli impiastricciavano il viso, "Non posso prenderti la mano senza farti saltare al soffitto, e io non ci riesco. Non riesco ad amare un'ombra3".

"Non amarla, allora" aveva sussurrato Andy, dandogli le spalle.

Mario era andato via, e tutta la sicurezza di Andy se ne era andata con lui.

Il suono di un piccolo mugolio lo riscosse dai propri ricordi, così come il suono di unghie che graffiavano il legno della porta.
Gli occhi di Andy accarezzarono brevemente la schiena di John, un attimo prima che l'altro infilasse la T-shirt spiegazzata della sera prima.

"Ora che sei rivestito posso far entrare Archie, vero?" chiese, spegnendo con noncuranza il mozzicone di sigaretta sul legno del comodino.
John annuì, sebbene la domanda suonasse più come una constatazione, e lasciò che Andy aprisse la porta e accogliesse fra le braccia il piccolo bassotto nero.

"Hey, Archie" ridacchiò l'uomo, chiudendo gli occhi e respingendo dolcemente le leccate affettuose con cui il cane gli inondava il viso, "Ti sono mancato, vero, amore?" chiese, con quella vocina sciocca che si riserva solitamente ai bambini, e agli animali.

John sorrise, rimirando l'amico in quella versione tanto dolce quanto rara.
Andy era, come ovvio, perdutamente innamorato del suo cane, tanto da portarlo con sé ad ogni intervista e chiedergli di rispondere alle domande più difficili.

John ricordava di averlo visto persino durante le cene più formali ed eleganti, ben nascosto sotto il tovagliolo che Andy spiegava sulle ginocchia, e ricordava gli occhietti brillanti di Archie mentre accettava con gratitudine il cibo che il padrone gli offriva da sotto il tavolo.4

Il bassotto saltellò verso il letto, con quell'andatura oscillatoria e tremendamente buffa e adorabile, e appoggiò con disinvoltura le zampette anteriori sulle ginocchia di John, in cerca di carezze.

Guaì in apprezzamento quando John iniziò a grattargli la testolina, scodinzolando contento.

"Gli stai simpatico, spero non ti dia fastidio" accennò Andy, strizzandogli l'occhio e sedendosi affianco a lui.

John sorrise, "E se mi desse fastidio?".

"In quel caso ti inviterei gentilmente ad uscire da casa nostra e non farti più vedere" spiegò Andy, sollevando il bassotto per posarselo in grembo.

"Non preoccuparti, ho avuto amanti con cani più ingombranti" confessò scherzosamente John, gettandosi indietro sul letto, gli occhi improvvisamente meno splendenti.

Andy gli rivolse un sorriso comprensivo, passandogli affettuosamente una mano fra i capelli, "Oh, lo so. Martha my dear, you have always been my inspiration, please remember me" canticchiò, strappandogli un sorriso.

"Allora le conosci, le canzoni dei Beatles" lo accusò John, mentre Andy alzava le spalle.

"Alcune sì, mi piacciono. Ho anche tentato di ascoltare qualche sua canzone dopo il vostro scioglimento, ma le mie orecchie hanno chiesto pietà dopo un minuto" raccontò, con una smorfia divertita.

John sembrò mortalmente serio mentre sbottava "Ti sbagli. Paul è un genio, anche se al momento non sta dando il suo massimo".

Andy rise della sua cocente indignazione, "Ah sì? Non eri tu che dicevi che l'unica cosa buona che avesse mai scritto fosse Yesterday?" gli ricordò, lanciandosi in una terribile interpretazione di How do you sleep?.

John arrossì, voltando di lato la testa per far sì che l'amico non se ne accorgesse, "Sì, lo ho detto io" ammise, una punta di vergogna a colorargli la voce, "E no, non lo penso davvero" aggiunse immediatamente, bloccando sul nascere la risposta tagliente di Andy.

"Quant'è che ci passiamo noi due, John?".

L'uomo alzò gli occhi al cielo per la quindicesima volta: Andy era così terribilmente simile a lui da risultargli insopportabile.

𝐀𝐑𝐓 𝐖𝐈𝐋𝐋 𝐒𝐔𝐑𝐕𝐈𝐕𝐄 (𝐀𝐑𝐓𝐈𝐒𝐓𝐒 𝐖𝐎𝐍'𝐓) -mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora