𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐓𝐑𝐀𝐓𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐍𝐎𝐑𝐌𝐀𝐋𝐈𝐓𝐀̀

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𝑳𝒂 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒂𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆̀ 𝒍𝒂 𝒇𝒐𝒍𝒍𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒂𝒑𝒂𝒄𝒊.












𝐔𝐍𝐀 𝐃𝐎𝐍𝐍𝐀

Guardo ammaliata il punto scheggiato del mio armadio marrone

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Guardo ammaliata il punto scheggiato del mio armadio marrone. Sarà vero? Le cose vengono a morire se non si ha abbastanza coraggio? Apparirò così al mio specchio, senza speranza e senza nemmeno un po' di coraggio. Un po' mi ci vedo. Leggermente chinata a causa della mia postura scorretta, con una semplice maglia bianca. Sì, già mi vedo. Con i capelli raccolti in uno chignon basso, disordinato e con delle ciocche che fuoriescono, incorniciando il mio viso, alcune sono perfino dietro il mio orecchio sinistro. Tu mi vedi? Ho le sopracciglia ben definite, gli occhi chiari fissi in un punto, le ciglia lunghe e affilate, il naso leggermente all'insù che domina la scena, e le labbra. Quel labbro superiore sarà sempre più grande e prorompente di quello inferiore.

Certo che mi vedi, quindi dimmelo ad alta voce, è vero che le cose vengono a morire se non hanno abbastanza amore?
Il mio armadio non era mai stato così pieno e neanche mi spiego il motivo, lei se n'è andata. La scheggiatura che c'è sopra l'anta destra è più profonda di quella sinistra e fa breccia subito nelle mie iridi, come quella volta che mi disse di non avere amore per me, soltanto perché io non riuscivo a darle il mio di sentimento.

La sento ancora la sua voce, anche in questo momento, che ti racconto di come la mia vita è stata distrutta.
Ora che comprendi il mio dolore, dimmi se è vero che le cose vengono a morire se non vivono nelle normalità? Io glielo dissi che la normalità non esiste in una società come la nostra, che le vite non sono fatte di persone felici, che ognuno di noi ha il proprio destino da odiare, io glielo dissi che poteva metterle sul mio corpo le sue mani, che non avrebbe fatto male a nessuno delle due, che era giusto il nostro sentimento.
Io glielo dissi di rimanere.

Vicino all'armadio c'è una pianta finta, ancora rigogliosa, con della terra visibilmente inutile, con dell'acqua stagnante all'interno. Mi concentro su quello adesso. I miei occhi iniziano a lacrimare, non voglio sbatterli, perderei la mia sfida e cederei al vuoto la mia vita. Faccio scommesse con il vuoto molto spesso. Il vuoto mi protegge, mi accarezza e mi difende dalla mente cattiva e calcolatrice che mi ritrovo. Non voglio ritornare in quella sala buia, fredda, dove il buio non è mio amico.

Adesso che sai delle mie debolezze, dimmi se è vero che le cose vengono a morire se non si ha provato ad averle vicine? Io ci ho provato, io l'ho desiderato, ho corso pur di non perdere l'ultima scintilla che c'era, io ho davvero messa me stessa in quelle parole.

Ma quando mi disse che non c'era nulla da fare, che la mia era una malattia, che io non potevo amare chi volevo, che dovevo ascoltare papà, io persi la speranza.
Io glielo raccontai e lei ebbe il coraggio di assecondare quella voce indistinta. Diceva che era sbagliato nascondersi nel bosco e baciarsi sotto le stelle, mentre io non desideravo altro durante il giorno. Diceva che doveva andarsene sempre con una bugia da casa e il suo cuore non le reggeva più le catastrofi delle sue labbra, che era sbagliato provare a non reprimere il proprio cuore. È stata lei a confessare per prima, è stata lei a dare il via libero per la mia incarcerazione in quella stanza buia. È stata lei a non volere più la mia vita.

Ora che hai conosciuto la verità. Sarà vero? Le cose vengono a morire se si è diversi? Io giuro di aver visto quella pianta finta muoversi e camminare verso di me, dissi quando mio padre mi chiese cosa stessi facendo nel bosco con quella ragazza nuova. Volevo salvarle, dissi ancora. Io ci ho provato a nascondere le cose, a preservare ciò che era rimasto della mia credibilità, ero riuscita a farcela, ma lei parlò e ancora oggi, ancora oggi che guardo intristita il mio armadio casualmente pieno dei suoi vestiti, mi chiedo perché le sue labbra erano così soffici e perché il mio cuore non può accettare la normalità che cercano di iniettarmi nella mente.

Eppure lei era proprio bella al chiaro di luna, quando faceva troppo freddo per respirare, quando le mie braccia erano l'unico motivo per definirsi a casa.

Eppure era proprio bella quando mi chiamava per nome e cambiava subito sguardo, quando i miei occhi capivano qualsiasi cosa, finalmente.

Eppure era proprio bella la sensazione di pace che quel vuoto, quel silenzio emanava, c'era solo il nostro amore a bisbigliare.

Eppure lei era proprio bella quando mi raccontava del suo futuro e alzava la voce per la felicità.

Eppure erano proprio belli quei momenti di pace prima che venisse e mi illuminasse con il suo sorriso.
Ora che sai del suo lato umano, dimmi se non avevo ragione a non voler la normalità.

Mi alzo dallo sgabello su cui sono seduta, faccio un passo dopo l'altro, lento, disarmante. Mi avvicino sempre di più verso l'armadio e prima di aprire l'anta, guardo per l'ultima volta dietro di me, c'è ancora il vuoto.


Sarà vero?

Le cose vengono a morire se non si ha abbastanza coraggio?

Apparirò così ai tuoi occhi. Apparirò ricurva su me stessa, con la stessa maglietta bianca, con gli stessi tratti somatici, con la stessa confusione e con la stessa voglia di speranza.
Mi troverai ancora con la nostalgia negli occhi e con l'ingiustizia di fare domande, quando io posso dare solo risposte.

𝑰𝑳 𝑺𝑰𝑳𝑬𝑵𝒁𝑰𝑶 𝑫𝑬𝑮𝑳𝑰 𝑰𝑵𝑵𝑶𝑪𝑬𝑵𝑻𝑰 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora