capitolo 2

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La sveglia é appena suonata, sono le 10:00 del mattino e sul mio cellulare trovai 1 messaggio da... Ancora lui!

"buongiorno piccolino!"

Lascia il visualizzato, ma 5 minuti prima mi arrivarono altri 2 messaggi.

"che caratterino haha"
"certo che sei cambiato, fino a qualche anno fa, avresti risposto"

lasciai ancora il visualizzato. Mi sta facendo venire il mal di testa. Guardai i miei orari lavorativi: inizio alle 11:00 fino alle 13:15. Oggi c'è proprio una bella giornata, si sente che sta arrivando l'estate. Andai a lavarmi e mi vestii velocemente, prendendo una maglia bianca con dei pantaloncini blu. Fortunatamente, lavoro qui vicino, quindi non mi devo sbattere a quel paese; non ho la patente, stavo pensando di fare la scuola guida, non appena ho tempo e soldi.
Non appena uscii di casa, sentii il sole battere contro la mia pelle chiara. Forse sarebbe meglio se un weekend di questi, se dovesse fare bel tempo come oggi, portassi kimberly al mare, ultimamente è stressata per tutte le verifiche e interrogazioni (lei fa l'università).
Appena vicino alla porta del bar, salutai i miei colleghi e andai in camerino. Lasciai lì il cellulare, presi la targa con il mio nome e il grembiule rosso/marrone, che ho bucato un paio di volte, ma fortunatamente, c'è sempre stata Maria a ricucirmelo. Maria è una mia collega di circa 40 anni, è come se fosse una seconda mamma per me,ma penso per tutto il personale del locale. Una volta dietro il bancone, inizia a servire la clientela con entusiamo e qualche volta scappava una risata e un sorriso.
"ricky, tesoro, potresti servire il tavolo 3?" chiese maria, mentre stava lavando le tazzine da caffè.
"si, certo" portai  i caffè espressi e i cornetti a quel tavolo. "ragazzi, servitevi pure. Buona colazione" sorrisi. Mi stavo allontanando, quando uno dei ragazzi mi chiamò:
"cameriere"
"mi dica tutto"
"hai proprio un bel visino"
"grazie" sorrisi fintamente. So dove vuole andare a parare.

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Una volta finito di lavorare, quindi circa vero le 22:00, mi tolsi la targhetta con il nome e il grembiule. Salutai tutti con un bacio sulla guancia, presi il cellulare e me ne andai, questa volta dalla porta sul retro. Controllai il cellulare e c'erano dei messaggi di federico. Lo ignorai.
Alzai lo sguardo per camminare e mi ritrovai davanti i ragazzi di oggi.
"che volete, ragazzi? Il bar è chiuso"
"non ci interessa il bar."
"e allora perchè siete qui? Questo posto è solo per il personale." stavano iniziando ad infastidirmi.
"vuoi conoscerci? Siamo dei tipi simpatici"
"no, grazie." me ne stavo andando, quando uno di questi ragazzi mi prende e mi sbatte al muro violentemente,da farmi sbattere la testa.
"quindi?"
"non sono una ragazza, cosa volete da me?" chiesi con molta sicurezza. L'aria intorno a me, era fredda. Mi guarda intorno e non c'era nessun passante.
"bhè, un buco è pur sempre un buco, no?" ancora quello sguardo malizioso.
"allora fate quello che volete"
"oh? Ma davvero?" il ragazzo qui presente, mandó via gli altri due ragazzi. Deglutii. Lui inizió a mettere una mano sotto la maglia, l'altra sul cavallo dei jeans e la sua bocca nel mio collo. È il momento per scappare. Lo spinsi via da me e iniziai a correre veloce. I polmoni dopo un po' inziarono a bruciare, così anche la gola. Mi accorsi che i suoi "scagnozzi", se così si possono chiamare, mi stavano inseguendo. Le gambe iniziarono a cedermi ero un bagno di sudore. Presi il cellulare e l'unica cosa che mi venne in mente era di chiamare lui. Mi nascosi dietro un cespuglio, sperando che non mi trovino. Ti prego, rispondi.
"oh, ciao, piccolino. Come mai-"
"ti prego-" ripresi fiato. "a-aiutami"
"dove sei?!" si allarmó parecchio, lo potevo sentire. Mi guardai in torno. Loro sono qui, inziai a muovermi piano in mezzo ai cespugli. "riccardo, dove sei?!"
"nel parco dove mi regalasti quella felpa" dissi a bassa voce, per non farmi sentire.
"arrivo subito, tu resta lì. Se ti dovessero vedere o fare qualcosa, urla." lui riattaccó.
"eccoti!" cazzo. Mi prese uno di loro ed io iniziai a dimenarmi.
"per favore lasciatemi in pace. Non ce la faccio più."
"theodore ti ha scelto" credo sia il ragazzo di prima.
Non ho voce per urlare, sono stanco, disidratato e mi fanno male tutte le articolazioni.  Ho 21 anni, ma non so difendermi. Sono bravo con le parole, non con le mani. Non ho la forza di dimenarmi. Mi sento svenire, non lo so. Credo di aver la febbre.
Mi stavano riportando da lui. Sono spacciato. Mi resta arrendermi, completamente. Quando eravamo fuori da parco, vidi una figura sferrare un pugno al ragazzo. Che sia federico? Spero di si.  Mi accasciai a terra, non riuscivo a fare nulla. Vorrei aiutarlo. Dopo qualche minuto, che a me sembrava un'eternità, il mio ex tornó da me e mi prese sulle sue spalle e mi riaccompagnó a casa. Lui è cresciuto, eppure ha lo stesso odore di una volta.
"ce la fai a darmi le indicazioni per casa tua?" gli porsi il mio cellulare.
"chiama kim" nel prendere il mio telefono, le nostre mani si scontrarono.
"sei bollente"
"fa niente" risposi bruscamente.
"dovresti preoccuparti di più per te stesso" non risposi. "e a proposito, ti conviene licenziarti se non vuoi altri guai con quei ragazzi."
"lavoro lì da tanto, non me ne andró" il giovane adulto si fermó.
"perchè vuoi rischiare lo stupro?" si è incazzato.
"potremmo andare?"
"kim non risponde."
"vai avanti, gira due volte l'angolo verso sinistra, una volta a destra e poi vai avanti." quando riprese a camminare, mi abbandonai completamente alla stanchezza.

Ti amo, credimi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora