"Tocca a te." dice Deborah e mi guarda attentamente mentre mastica la sua merenda.
Ci penso un attimo prima di risponderle e non sono sicura di voler vedere la sua reazione.
"I-io... In realtà, non ho mai avuto tutte quelle avventure con i ragazzi."Lei mi scruta attentamente e inclina la testa di lato, come a voler una visuale migliore del mio profilo.
"Non ti credo.""In realtà, non ho mai avuto nessun ragazzo."
Sembra sorpresa ma poi la sua espressione cambia.
"Arriverà anche il tuo momento, sta tranquilla." dice come per rassicurarmi e mi da una pacca sulla schiena.
Ridacchio non credendo a quello che dice. "Se lo dici tu."
"Fidati. Uh, c'è Monta."
Alla sua affermazione scatto con gli occhi verso la porta e poi faccio settare i miei occhi su di lei, fulminandola con lo sguardo.
Potrebbe anche non urlare, eh!"Fa piano." la rimbecco infatti.
Lei ride. "Sta tranquilla."
Guardo entrare Alessandro con tranquillità, sembra rilassato e penso che forse se mi sta lontano è meglio così. Forse sta meglio senza di me.
Ed io non gli piaccio, dato che ci sta spudoratamente provando con Teresa Tamburini, forse la ragazza più bella di classe.E una sensazione che credevo di sopportare, ora mi attanaglia lo stomaco. Le lacrime non ci mettono molto ad uscire.
Mi sento così stupida per averlo rifiutato.
Deglutisco il groppo in gola e torno a guardare Deborah.
"C'era ieri a scuola?" le chiedo con gli occhi lucidi.
Annuisce. "Lui sì, ma lei no."
"Saranno sicuramente usciti insieme dopo."
Inizio già a farmi i miei filmini mentali.
"No, lei non c'era perché doveva andare a Bologna."
"Ah." riesco a dire solo questo.Mi si secca la gola e ho bisogno di un pò d'acqua.
Tossicchio leggermente e Monta si gira verso di me, accorgendosi solo ora di me.I nostri occhi si incastrano e non guardano altrove per qualche secondo.
Sento le farfalle allo stomaco.Mi saluta in silenzio, facendo un gesto veloce con la mano e poi, apparentemente svogliato, sposta l'attenzione sul suo compagno di banco.
Lo saluta con un sorriso smagliante e si siede.Vaffanculo, penso non distogliendo gli occhi da lui per tutta l'ora.
*****
Tra un'ora e l'altra solo la campanella della terza ora, mi risveglia dai miei pensieri, dando inizio all'intervallo.
Esco dall'aula solo per andare in bagno, anche se so bene che il mal di stomaco non è altro che gelosia verso Teresa.
Lei è una bella ragazza, è magra, alta e veste sempre bene.
È una di quelle ragazze che, anche se malmessa o malata, ha sempre quel fascino che riesce ad attirare i ragazzi.
So che l'hanno ingaggiata per posare, le foto che posta su Instagram sono veramente fatte bene.
Ed è anche fotogenica.Io invece, di buono ho solo la troppa pazienza. E a volte, non è nemmeno un bene, da quello che dice mio padre.
Una volta fatto, esco dal bagno con un espressione visibilmente triste in volto e mi guardo allo specchio.
L'unica cosa che riesco a fare è rifarmi la coda e sciacquarmi la faccia. Sembro uno zombie.Quando torno in classe, la campanella è già suonata ma in classe non c'è ancora nessuno.
Quasi a farlo apposta, dietro di me, sento una voce familiare che parla al telefono.
Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro, faccio finta di niente e prendo posto.
Silenzio.
Non sento niente e deduco che la chiamata sia finita.Non voglio rimanere in classe da sola con lui.
"Oh, ti ringrazio. Dì di sì, dì di sì, ti prego." non so chi stia supplicando ma la sua voce sembra abbastanza disperata.
Curiosa di sapere con chi parli, quasi quasi mi giro completamente ma quando sto per farlo non mi fermo del tutto, quindi non vedendo dove metto i piedi, sbatto contro qualcosa.
"Cazzo."
Ho colpito lo spigolo del banco.
"Cazzo." ripeto sta volta sottovoce, strizzando gli occhi, come se bastasse ad alleviare il bruciore.
"Tutto bene?"
"Eh?" rispondo distratta mentre controllo che sia solo un piccolo graffio. "Sì."
Già: solo un piccolo graffio che sanguina.
Dovrò solo metterci dell'acqua e un cerotto. Ma dove lo trovo un cerotto? Questa scuola non ha la carta igienica, figuriamoci un cerotto."Sicura? Non sono cieco. Quella roba va disnifettata, altrimenti si infetta." indica il lato della mia vita ferito e poi guarda me, come per farmelo notare.
"Sicurissima, basta che lo sciacquo. Non è una tragedia." ridacchio leggermente, con voce stridula e visibilmente nervosa.
Tossicchio cercando di assumere un tono di voce normale e gli sorrido falsamente."Dovrebbero avere un kit d'emergenza, vieni con me."
Sbuffo, quasi infastidita dalla sua insistenza ma sotto sotto, sono un pò contenta che gli importi di me.
Non sarà uno di quei casi in cui dovrebbe spuntare con un "Lo farei per chiunque!", giusto?
Perché se lo è, sono fregata.Ma non riesco comunque a dire di no a quel bel faccino, quindi lo seguo mentre lui mi indica la strada.
"Stanno per entrare tutti. Ci andrò dopo." spiego cercando di stare al suo passo.
"No, dopo non avrebbe senso. Devi andarci adesso. Di qua." continua lui, imperterrito.
Sbuffo nascondendo un sorriso tirando leggermente il labbro."D'accordo." cedo infine e finalmente arriviamo davanti alla segreteria per chiedere il disinfettante e un cerotto.
Dovrei fare caso alla ferita che continua a sanguinare ma il mio cervello ha smesso di funzionare da quando lui è entrato in classe dopo di me.
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Historia CortaFederica è quel tipo di ragazza introversa e distaccata dalla realtà. È forte, eppure non sembra. La parola relazione per lei conta molto e ha troppe aspettative, è per questo che passa le serate estive tra una serie e l'altra senza mai uscire, nas...