cap 3|| apatia

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(pov di martino)

il silenzio in cui ho aperto gli occhi questa grigia mattina è glaciale, uno di quelli che non ti aspetteresti mai di trovare tra le mura della casa di due ragazzini innamorati, uno di quelli colmi di parole.. forse dettate dal rancore, forse dal pentimento.
non lo so.

la sveglia rimbomba insistentemente nei miei timpani ed io nascondo sofferente la testa nel cuscino pregando in silenzio di scomparire da questa surreale realtà.

"martino alzati devi andare a scuola"
la voce di nicco è apatica, si limita solo a poche frasi necessarie per continuare una convivenza decente.

martino..
mi ha chiamato davvero per nome intero?
non glielo sentivo fare dalle prime settimane in cui ci eravamo appena conosciuti e la confidenza era ancora poca.

ecco cosa stiamo diventando:
due sconosciuti che condividono lo stesso letto.

mi scosto dalle mille lenzuola in cui ero avvolto e accenno un mancato tentativo di reggermi in piedi, la testa mi gira violentemente, probabilmente frutto della notte passata a soffocare le lacrime nel cuscino per non svegliare nicco.

giungo miracolosamente fino al bagno dove mi trovo a scontrarmi per la prima volta con la mia figura riflessa nello specchio:
ho gli occhi gonfi, infiammati e, come se non bastasse, contornati da quella che penso sia un irritazione dovuta allo sfregamento dei miei polpastrelli su di essi.

"martino sono le otto meno un quarto!"
mi esorta nuovamente lui innervosito

io non rispondo,
non ne vedo il motivo,
semplicemente mi dirigo verso l'armadio mentre lancio un ultima occhiata alle mie spalle vedendolo uscire di casa.

sono solo,
completamente stavolta.

mentre rovisto svogliatamente tra i vestiti un senso di spossatezza mi pervade completamente
chi cazzo me lo fa fare di andare a scuola oggi?
credo, in questo momento, di aver compreso davvero per la prima volta cosa provi nicco durante le sue "giornate no"
un macigno tremendo preme sul mio petto, i colori pargono sbiadire piano ed io mi ributto nel letto sperando solo di venire inglobato dal buio soffuso della camera.

il suono delle chiavi che ruotano maldestramente nella serratura mi riporta completamente alla realtà dopo una mattinata trascorsa nel dormiveglia soffocato da ansie e preoccupazioni:
nicco deve essere tornato a casa.

i suoi passi, non appena varcata la soglia, si fanno sempre più vicini alla camera da letto dove giaccio sepolto vivo da rimorsi, lenzuola e plaid di tutti i tipi

"ehi che ci fai qui? non sei andato a scuola?"

riesco a cogliere nella sua voce una nota di preoccupazione: non posso nascondere
che, anche se si tratta di un accortezza quasi scontata, mi abbia donato un  istante di sollievo

"no"
sussurro io piano, quasi fosse una confessione tra noi due

"e perché?"
nel mentre si avvicina sempre più, fino a sedersi ai piedi del letto.
io sbuffo esasperato come se la risposta a tanto dolore fosse più che ovvia,
lui poggia delicatamente una mano sulla mia coscia quasi a volermi procurare sollievo con un semplice contatto.

"perché non sto bene"
sospiro tutto d'un fiato

"ah"
solo questo è in grado di pronunciare prima di scomparire nuovamente dietro la porta della stanza.

come può avermi davvero lasciato qui solo?
prima non lo avrebbe mai fatto.
ogni volta che incrocio il suo sguardo è come se gli stessi gridando una richiesta d'aiuto soffocata..
lui lo sa bene, ne sono certo.
eppure, per la prima volta in vita nostra, continua ad anteporre il rancore che prova a tutti i tentativi di riavvicinamento che mi sto sforzando di mettere in atto:

"nì, vuoi mangiare qualcosa?"
sono le nove passate e se ne sta a braccia conserte seduto sul divano

"mh, ho già mangiato prima"
afferma glaciale mentre scorre nervosamente i canali in tv.

da quando viviamo insieme non era mai successo che uno dei due non attendesse l'altro per cenare...
spesso il pranzo, tra un impegno e l'altro, volava via speso al Baretto o in qualche pizzeria take-away vicino la scuola,
ma la sera era un momento nostro.
non importava quanto potessimo tardare o essere stanchi e provati dalla giornata: una volta rientrati entrambi in casa tutte le preoccupazioni divenivano un semplice sfondo davanti al nostro piatto di pasta rigorosamente condiviso con due forchette.
qualcosa è cambiato:
lo riesco a percepire in ogni minimo gesto.

"vabbè se vuoi prendo una vaschetta di gelato e vengo lì a farti compagnia.."
ribatto piano strizzando leggermente il viso intimorito dalla sua possibile risposta.

lui rotea gli occhi al cielo accompagnandoli da un lieve sbuffo, poi afferma nervoso:
"lascia stare dai"
scomparendo dietro la porta della camera da letto.

basta,
sono giorni che è tutto un "lasciar stare" e rimandare:
mi sento morire piano ogni istante in più trascorso nell'inconsapevolezza di quello che sta accadendo alla nostra relazione, rimasta come congelata in un enorme punto di domanda da giorni.

prendo coraggio e mi dirigo piano nella nostra camera dove nicco è seduto ai piedi del letto mentre lascia sprofondare tormentato le dita nei capelli corvini disordinati.
mi accosto senza proferire parola, solo quando lui rivolge il suo sguardo incerto al mio, ricevo "l'ok" che stavo attendendo da qualche istante per cominciare a parlare.

"nì.."
sussurro piano combattendo col magone che si è già inevitabilmente formato nella mia gola

"mh?"
azzarda lui esortandomi a continuare

"dimmi solo una cosa.."
continuo tendando di spezzare il meno possibile le parole che sembrano starmi morendo in gola tutte assieme

"si?"

una timida lacrima percorre il mio viso:

credo di conoscere già la risposta alla domanda che sto per porgli eppure, l'idea di sentirlgliela pronunciare ad alta voce, mi sta divorando voracemente lo stomaco.

trascorre un altro istante di silenzio

"ci stiamo lasciando, vero?"

l'ho detto.

non riesco più ad udire niente che non sia il battito alterato nel mio cuore che mi rimbomba dentro fino ai timpani.

sospiro straziato nell'attesa di una risposta che tarda decisamente ad arrivare.

"ni?"
rompo il silenzio quando noto le mie gambe cominciare a tremare convulsamente.

lui prende un respiro affaticato, poi arriva improvvisa la pugnalata al mio cuore che più temevo di tutte:

"si marti,
credo proprio di sì"

eii, eccoci qui col terzo capitolo.. scusate per l'attesa ma nel mentre ho scritto anche una one shot che, se vi va, trovate sul mio profilo.
che ne pensate? ve lo aspettavate? vi aspetto nei commentii💗

10 days before|| rames Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora