𝑳𝒐𝒔𝒕 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒔

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Jimin si era sempre chiesto se le stelle possedessero dei sentimenti. Se non si sentissero sole in quell'oceano oscuro, vicine le une alle altre, eppure allo stesso tempo lontane anni luce. Si chiese, inoltre, se per la disperazione non si gettassero tra le pieghe dell'universo, desiderose di svanire nel vuoto. In quel momento, Jimin si sentiva come una stella solitaria che si era smarrita tra le galassie e attendesse soltanto di spegnersi per sempre. Osservò gli occhi di suo fratello che colmi di lacrime taciute, gli sorridevano sollevati. Yoongi gli stava stritolando la mano, tanto la sua presa era salda. Non lo avrebbe lasciato andare, comprese.

Il dottor Wang gli stava misurando la pressione, la fronte aggrottata per la concentrazione. Le sue dita erano gentili mentre gli tastavano la pelle del braccio. -Bene, i valori sono normali.- Annunciò. Sua madre, stretta al signor Min, lanciò un sospiro di sollievo e posò il capo sulla spalla di suo marito. Il volto di Yoongi si rilassò un poco e accennò un sorriso. Jimin era stato privo di conoscenza per molto tempo. La causa del suo crollo, a detta dei medici, fu un attacco di panico che aveva portato a uno shock che lo aveva debilitato per tutto quel tempo. Jimin però non ricordava cosa avesse scatenato quella crisi, era la vigilia di Natale e stava festeggiando con i suoi amici. I suoi pensieri erano un ammasso disordinato di immagini confuse e frasi che risuonavano per la sua mente come un eco lontano. Ricordava il volto sorridente di Yoongi, in ginocchio davanti ad un Jungkook singhiozzante, ricordava gli sguardi colmi di tenerezza degli altri, la mano di Hoseok stretta alla sua. E ricordava, questo lo ricordava bene, Taehyung dall'altra parte della stanza che lo osservava. Era così nitido, così vero, che il cuore esanime di Jimin aveva cominciato a battere all'impazzata. Fu allora che divenne tutto nero.

-Tra qualche giorno potremo dimetterti.- Il dottor Wang gli strinse una spalla e con un cenno della mano accompagnò i suoi genitori fuori dalla stanza.

Yoongi si sedette sul bordo del letto, mentre Hoseok guardava fuori dalla finestra, le braccia incrociate sul petto. Jimin avrebbe voluto allungare una mano verso di lui, avvertire le sue dita allacciarsi a quelle di lui, ma si trattenne. Invece tentò di mettersi seduto e ci riuscì soltanto con l'aiuto di suo fratello. Si sentiva ancora molto debole, nonostante le cure e il riposo.

-Dov'è Jungkook?- Domandò.

Yoongi abbassò lo sguardo e scrollò le spalle. -Tra non molto dovrebbe staccare da lavoro.- Mormorò. Jimin lo osservò per un attimo, poi i suoi occhi ricaddero sulle sue braccia piene di tubi. -State bene?- Il sospiro di suo fratello gli diede la risposta ma Yoongi gli arruffò i capelli e sorrise.- Non devi preoccuparti, è tutto a posto.- Rispose.

Non è vero, non sono cieco, avrebbe voluto dirgli. Eppure si limitò ad annuire piano e a ricambiare il sorriso. Rimasero per un po' in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, il vociare sommesso di sua madre e il signor Min distraevano Jimin. Chissà che cosa gli stava dicendo il dottor Wang. Ad un tratto, Yoongi si alzò dal letto e fece cenno a Hoseok di seguirlo fuori.

-Torniamo subito.-

Il volto di Jimin assunse un'espressione confusa ma Hoseok non disse nulla e lo seguì fuori con passo pesante. E così Jimin rimase da solo.

Soltanto in quel momento si rese conto che Hoseok non aveva osato guardarlo né parlargli e nonostante tutto, questo ferì Jimin.



Si mise ad osservare il cielo, così imponente e infinito. Una stella. Jimin desiderava essere una stella per attraversare il mondo e giungere fino a lui.












Era in ritardo. L'orario delle visite stava per scadere e se non avesse accelerato il passo, Jungkook non sarebbe arrivato in tempo. Si sistemò la chitarra sulle spalle e salì in sella alla sua bicicletta. Ancora pochi mesi e Jungkook sarebbe riuscito a guadagnare abbastanza soldi per dividere le spese dell'appartamento che desiderava acquistare con Yoongi e per comprarsi una macchina tutta sua. Il suo telefono vibrò e mantenendo il manubrio con una mano, Jungkook lo estrasse dalla tasca della giacca, ma leggendo il messaggio di Yoongi per poco non andò a scontrarsi contro un auto. Quando raggiunse l'ospedale gettò in malo modo la bicicletta da una parte e andò incontro ad uno Yoongi dal volto di pietra.

-Non puoi farlo.-

Hoseok se ne stava in disparte, lo sguardo a terra. Jungkook superò Yoongi come una furia, diretto verso la stanza di Jimin. Una mano gelida gli afferrò il polso e lo fece voltare. -So io cos'è meglio per mio fratello.- Sibilò Yoongi. Jungkook rimase inebetito. Si liberò della sua presa e lo guardò dritto negli occhi, cercando dentro quelle due pozze tenebrose un accenno di incertezza, tentennamento. Vi trovò il nulla.

-Yoongi, non farlo. Se gli vuoi bene ti prego, non farlo.- Sussurrò.

-È meglio per tutti.- Hoseok aveva finalmente deciso di prendere parola. Jungkook scoppiò a ridere. -Meglio per tutti? Meglio per te, vorrai dire!- Jungkook stava oramai gridando e alcuni medici li osservarono, a disagio.

-Non è una decisione che spetta a te.- La voce di Yoongi era monocorde, lo sguardo oscurato da un ombra che Jungkook non seppe dissipare, quando gli sfiorò la guancia con le dita. -Yoongi...-

-No. Non permetterò più a nessuno di ferirlo.- Detto questo si allontanò da lui e scomparve nella stanza di Jimin. Rimasti soli, Hoseok e Jungkook non ebbero nemmeno la forza di guardarsi in faccia. Con passo strascicato, Jungkook entrò nella stanza in cui riposava il suo migliore amico e la tensione che aveva nel cuore si sciolse un poco quando Jimin lo accolse con un debole sorriso.

-Ciao- Disse.

Jungkook riuscì a stento a trattenere le lacrime e dopo aver posato la chitarra a terra si gettò tra le sue braccia. Yoongi gli rimproverò di stare attento, ma Jimin lo accolse tra le braccia con il medesimo impeto.

-Ciao Kookie.- Mormorò il ragazzo tra le soffici ciocche dei suoi capelli castani. Jimin chiuse gli occhi per un attimo e immaginò di essere tornato nella sua stanza, seduto sul letto mentre ascoltava con un sorriso malizioso il suo migliore amico che timidamente rivelava di essersi preso una cotta tremenda per il suo fratellastro. Allora, erano quelli i loro problemi. Adesso sembravano una sciocchezza, in confronto a ciò che stavano fronteggiando in quei mesi. Eppure eccoli lì, uniti contro le sorprese che la vita gli riservava. Loro due, una squadra imbattibile.

-Ti voglio bene, Jungkook.-

Non ottenne risposta. Il volto di Jungkook era nascosto nel suo ventre ma il suo corpo cominciò a venire scosso dai singhiozzi che tentava con tutto se stesso di celare. Jimin alzò lo sguardo e con un cenno del mento chiese a Yoongi di farsi avanti, ma quest'ultimo non si mosse.

-Kookie...-

-Sto bene.-

Jungkook si alzò di scatto e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Poi tolse la chitarra dalla custodia e la sua voce melodiosa avvolse il corpo di Jimin come una coperta calda.
L'orario delle visite era terminato da tempo, eppure le infermiere che passavano di lì non ebbero il cuore di cacciare i suoi amici. Alcune si fermavano sulla soglia della porta per ascoltare meglio la voce carezzevole di Jungkook.
Una mano sulla spalla gli fece alzare il volto, e Jimin si ritrovò davanti il volto di suo fratello. Negli occhi di Yoongi guizzò un emozione, ma fu così fugace che Jimin non seppe interpretarla.

-Jimin...-

Jungkook smise di cantare. Le dita gli scivolarono sulle corde della chitarra, producendo un suono assai spiacevole.

-Che succede?- Domandò il ragazzo.

Yoongi gli si sedette accanto e gli prese con delicatezza una mano, sfiorandogli le nocche con il pollice. Non spiccicò parola.
-Mi stai preoccupando, hyung.- La voce di Jimin si era ridotta ad un sussurro.
Yoongi cercò di trovare le parole giuste, ma sinceramente non vi era un modo corretto per ciò che stava per fuoriuscire dalle sue labbra.

-Jimin...Tutto ciò che è accaduto in quel centro di recupero...-

Jungkook si morse con prepotenza il labbro. Si era allontanato ed ora se ne stava con una spalla poggiata allo stipite della porta, incapace di fare un passo oltre. Vide la schiena di Jimin irrigidirsi e Jungkook comprese che il suo migliore amico sapeva già cosa Yoongi stesse per dire.

-Quel ragazzo dai capelli candidi che dici di vedere e...Taehyung. Vedi, loro...Non esistono.-

Jungkook trattenne il respiro. Yoongi trattenne il respiro. Hoseok non aveva avuto nemmeno il coraggio di entrare.

-Ti tenevano sotto sedativi, per cercare di attutire la depressione. Era tutta un'illusione, effetti collaterali dei farmaci. Soltanto delle mere allucinazioni.-


Taehyung non è mai esistito

𝑳𝒐𝒗𝒆 𝑴𝒚𝒔𝒆𝒍𝒇  ─ 𝒗𝒎𝒊𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora