-Namjoon?- Jin posò una mano sulla base della schiena del ragazzo e quest'ultimo sobbalzò, togliendosi le cuffie e posandole sulla scrivania. -Tutto bene?- Namjoon sorrise e gli accarezzò una guancia. A quel gesto Seokjin arrossì. Non si sarebbe mai abituato a quel tocco delicato che riservava solamente a lui. -Perdonami, ero talmente immerso nel brano che ho perso la cognizione del tempo.- Rispose, cingendogli i fianchi con un braccio e invitandolo a sedersi sulle sue gambe. -Cosa stavi ascoltando?-Volle sapere Jin. Namjoon quindi cliccò play e la voce carezzevole di Jungkook aleggiò per lo studio. D'istinto, Jin chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla melodia, muovendo il capo da un lato all'altro. Un moto di tristezza lo avvolse. Jungkook gli mancava da morire. Chissà come se la stava cavando, aveva ancora intenzione di studiare al conservatorio? Stava ancora svolgendo quel lavoro che tanto detestava? Gli aveva lasciato così tanti messaggi, ma lui non aveva mai risposto. Lo teneva aggiornato, lo rassicurava sulle condizioni di salute di Jimin, gli scriveva che tutti sentivano la sua mancanza e che Yoongi non era più lo stesso, senza di lui. Eppure, da Jungkook non ricevette alcun cenno. -Mi manca vederlo scorrazzare per lo studio con un cartone pieno di ciambelle da distribuire allo staff, oppure vedere le sue ciabatte fuori dallo studio di Yoongi. Lui era l'unico che tollerava mentre lavorava.- La voce di Namjoon spezzò il filo dei suoi pensieri e Jin dischiuse gli occhi, tornando alla realtà. -Manca anche a me. Ricordi le prime volte che veniva qui? Era così intimorito e spaesato, osservava tutto con occhi colmi di genuina curiosità.- Jin sospirò.- Ma soprattutto, pendeva dalle labbra di Yoongi. Si vedeva lontano un miglio che fosse cotto di lui!- Namjoon sorrise al ricordo e diede una carezza con il pollice sul dorso della mano del suo ragazzo. -Come è potuto accadere? Il giorno prima stavamo organizzando la cerimonia, e quello dopo si sono lasciati senza alcuna spiegazione.- La voce di Seokjin si ridusse ad un sussurro.
-Vedrai, risolveranno le loro divergenze, in fondo non può essere sempre tutto rose e fiori, giusto?- La porta dello studio cigolò e i ragazzi si voltarono e videro Yoongi fare il suo ingresso, il computer stretto al petto. -Namjoon, mi servirebbe il tuo aiuto...- La frase si interruppe bruscamente. Jin si rese conto che la voce di Jungkook continuava ad aleggiare fra di loro come uno spettro malinconico. Il volto di Yoongi divenne cinereo e per poco non mollò la presa del pc, rischiando di farlo ruzzolare a terra. Jin si alzò e Namjoon fece lo stesso, una mano leggermente protesa verso l'amico, un debole gesto di scuse, ma Yoongi era già schizzato via, abbandonando la stanza come un tornado. I due si scambiarono un'occhiata per poi scuotere la testa. Ci sarebbe voluto molto tempo, prima che le cose fossero tornate al loro posto.-Adoro l'inverno.- Mormorò. Mentiva, Jimin detestava il freddo, eppure era sempre stato innamorato di quell'atmosfera pacifica e quasi magica che caratterizzava quel periodo dell'anno. Adorava i fiocchi di neve, i tradizionali film natalizi, sorseggiare la cioccolata calda infagottato in una coperta, oppure tra le braccia della persona che amava, mentre ammirava la neve ammantare la città. Jimin passeggiava tra le strade di Seoul, un sorriso meravigliato stampato sul viso mentre osservava le decorazioni che addobbavano i negozi a festa. Erano trascorsi due mesi dal suo compleanno, otto mesi da quando aveva detto definitivamente addio a quel posto maledetto. Ora si sentiva libero, libero di esplorare il mondo, di inseguire i suoi sogni, di osare vivere quella vita che sembrava essere stata scritta da un sadico che desiderasse soltanto la sua rovina. Eppure Jimin non gliela avrebbe data vinta. Le sue mani sostenevano a fatica le borse colme di regali che aveva acquistato quel pomeriggio. Si era divertito molto a scegliere cosa regalare ai suoi amici e alla sua famiglia. Per sua madre aveva scovato un elegante collana costellata di piccole rose di rubini, per il signor Min un bell'orologio con cinturino in cuoio, mentre per Hoseok un grazioso bracciale di bronzo che avrebbe esaltato i suoi bei capelli rossi. Ultimamente Jin e Namjoon stavano lavorando duramente, quindi Jimin aveva deciso di prenotare tre giorni in una spa di Busan, così da potersi ritagliare un fine settimana tutto per loro e lasciarsi le preoccupazioni alle spalle. Per quanto riguardava Yoongi...In realtà Jimin aveva pensato molto a cosa potergli regalare che potesse tornargli utile, e l'oggetto giusto gli capitò dinanzi agli occhi quando adocchiò un modesto negozio di articoli cinesi. Jimin venne attratto dalla delicata fattura dei vasi di porcellana, dalla maestria con cui erano intagliate delle statuette di legno raffiguranti gli animali sacri del calendario cinese. Infine, Jimin scorse degli origami appesi al soffitto che donavano all'ambiente un'atmosfera rassicurante, con il loro dondolio costante e leggero. Un anziano signore era seduto al bancone e stava insegnando a quello che Jimin suppose fosse suo nipote, come intagliare il legno. Osservò come il bambino seguiva attento i movimenti di suo nonno, il visino corrucciato in un'espressione seria. Sulle labbra di Jimin apparve un caldo sorriso, uno di quelli che non mostrava da tempo.
-Salve.- Salutò. Il proprietario del negozio alzò il capo e sorrise cordiale al cliente. Il bambino fece lo stesso, seguito da un inchino. -Vorrei acquistare questi.- Disse Jimin, posando sul bancone un vaso di porcellana decorato con motivi floreali e una statuetta raffigurante una tigre dal manto dorato. -Certamente.- Rispose il negoziante. Il suo accento possedeva una cadenza che a Jimin piaceva.
"Posso confessarti una cosa?" Gli domandò un giorno Jungkook. "Riguardo Yoongi." Jimin aveva sollevato gli occhi al cielo ma aveva già una volta ascoltato il suo migliore amico sproloquiare su quanto fosse affascinante il suo fratellastro, perciò con un cenno del capo lo incoraggiò ad andare avanti. "Molte volte guardo tuo fratello e mi domando come possa esistere una persona come lui." Mormorò. A Jimin scappò un risolino ma in fondo comprese ciò che Jungkook stava cercando di comunicargli. Yoongi era una persona complessa, dalle mille sfaccettature, le quali alcune teneva gelosamente nascoste. Ma non a lui, non a Jungkook. "Sai, alcune volte ho paura di provare questi sentimenti così profondi per lui." Si bloccò, indeciso se continuare oltre. Allora Jimin si era messo seduto e gli aveva preso una mano tra le sue. "Quando lo guardo, quando ascolto la sua voce, quando le sue labbra si posano sulla mia pelle, il mio cuore di carta brucia. Ho paura che un giorno, questo amore che provo per lui possa consumarmi, fino a che di me non rimarrebbero che le ceneri." Jimin fece per proferire parola ma Jungkook lo fermò con un sorriso. "E sai qual è la cosa più divertente? Nonostante tutto, se fossi stato una fenice, avrei lasciato che il mio cuore ardesse per lui fino a consumarsi, per poi ripetere tutto d'accapo."
-Le piacciono quegli origami?- La voce dell'uomo lo ridestò dai suoi pensieri. Jimin annuì, timido. -Gliene regalo uno, se lo desidera.- Disse. Jimin lo guardò stupito. -Davvero?- L'uomo allora sorrise e con un saltello ne staccò uno dal soffitto. Era un origami raffigurante un cigno.
Sai Jimin, a volte penso a Jungkook come un cigno dalle ali candide in mezzo ad un branco di anatroccoli. Fiero, stupendo.
Ma tu, questo non glielo dire.
STAI LEGGENDO
𝑳𝒐𝒗𝒆 𝑴𝒚𝒔𝒆𝒍𝒇 ─ 𝒗𝒎𝒊𝒏
FanfictionSequel di "Love Yourself" A volte la vita sembra un sogno, un incubo da cui vorremmo risvegliarci. Jimin credeva di star guarendo, credeva ormai di possedere abbastanza fiducia in se stesso e negli altri per tentare di riprendere in mano la sua vita...