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"Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte delle persone esiste, questo è tutto."

-Oscar Wilde.

Tum, tum...

Sguardo perso. Viso bagnato.

Tum, tum...

Labbra tremanti. Stomaco attorcigliato.

Tum, tum...

Il cuore pompa rapido nel petto. Sento le sue urla di dolore trapassarmi il corpo.

Gli occhi chiari del ragazzo riflesso nello specchio si schiantano sui miei. Quella persona sembra così diversa da me, tanto che mi viene difficile riconoscere me stesso in quel riflesso. Sono io la persona che vedo, eppure pare così lontana dal Tyler sicuro di se, dal Tyler in grado di superare qualsiasi difficoltà allontanando il dolore. Forse solo in questo riflesso riesco a percepire tutto ciò che ho dentro. Il sentimento straziante di aver perso una persona cara lacera ancora le viscere della mia anima. Scruto la mia figura, come se il mio riflesso non appartenesse a me ma fosse un mio alter ego. Mi fisso, concentrandomi su ciò che vedo.                                                                  Un ragazzo stanco. Lo so, lo capisco.
Un giovane che si chiede per quanto tempo ancora farà così tanto male.
Vorrei rassicurarlo, dirgli che andrà tutto bene, ma non posso.
Gli mentirei.
Nemmeno io so quando tutto questo finirà.
Per ora, mi limito soltanto a stringergli la mano e aiutarlo... a sopravvivere. Devo aiutarmi a restare vivo, raccogliendo tutti i pezzi di me che ho perso.

Un vociare confuso mi ridesta.
Scaccio le lacrime con il dorso della mano. Respiro profondamente, chiudendo gli occhi per un solo istante. Le lacrime scendono copiose. Devo usare tutta la concentrazione che possiedo per non perdermi di nuovo nei ricordi di ciò che le è accaduto quella notte. Il mio fisico viene attraversato da tremori e brividi, come se il mio corpo stesse lottando contro la mia mentre. Non voglio più soffrire.                                                                                                                                                                  Riapro gli occhi, dall'altra parte del vetro il mio riflesso è piegato in posizione fetale. Ci metto solo un secondo prima di comprendere che sto vivendo un'allucinazione. Il dolore, il trauma che ho subito hanno portato alla creazione di immagini che non sono reali. Fisso la persona dall'altra parte dello specchio restando inerme difronte a lui. Sono io ma nello stesso tempo non riesco a riconoscermi in ciò che vedo. Dalle labbra affusolate del ragazzo davanti a me escono urla impercettibili, così sottili da poterti trafiggere senza che tu neppure le senta, senza che nessuno se ne accorga. Le tenebre, furtive e beffarde, lo avvolgono in una morsa stretta trascinando il ragazzo riflesso nel vetro lontano, nell'oscurità. Il me stesso del passato, la persona che ero prima dell'incidente mi sta sfuggendo dalle dita, sta lasciando il mio corpo per rifugiarsi in un riflesso lontano, separato da me da una lastra di vetro.
Tento di riacciuffarlo, di riportarlo al mio fianco ma è troppo tardi, non può più essere salvato.

Poso le dita sulla bocca, cercando di strozzare un gemito di disperazione.
Non lo conosco. Non so più chi sia la persona davanti a me.
Serro le palpebre appoggiandomi al lavandino.
Un respiro tremolante si fa strada tra le labbra screpolate, tagliuzzate esattamente come la mia anima.
Rifugio il viso nel soffice tessuto nero della felpa. Indosso la mia maschera preferita, come se bastasse nascondere la sofferenza agli altri per farla sparire veramente.
Avanzo sulle lucide piastrelle del bagno.
Le gambe pesanti mi accompagnano a ogni passo.
Lottano, proprio come me, si aggrappano alla schiena della vita, ci provano ogni giorno anche se hanno le unghie consumate.

Adocchio la mia piccola figura scorrere, come la pellicola di un film, tra gli specchi. Fluttua veloce, sferzando appena l'aria al suo passaggio.

"Lo vuoi eh? Ti serve non è così pivellino?"

You & IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora