Capitolo 15

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JAMIE'S POV.
Quando sei felice, vorresti che il tempo si fermasse per poter assaporare ogni istante. Ed è proprio quando vuoi che il tempo scorra piano che quello stronzo inizia ad accelerare come mai. E il giorno della partenza di Allie per il college arrivò intransigente.
- Papà, vado a Oxford, non a Tokyo - piagnucolò lei al quinto abbraccio asfissiante di suo padre.
- Ma sei la mia bambina! - si giustificò Mike.
- Ho diciott'anni, non sono più una bambina - lo riprese.
- Sicura che non vuoi che ti accompagni anche io? - chiese l'uomo per cambiare argomento.
- Basta Jamie - sospirò Allie, lanciandomi uno sguardo esasperato.
Mi scappò un sorriso.
- La faccio arrivare a Oxford sana e salva - dissi per rassicurare Mike.
- E va bene - si arrese lui - Chiami una volta alla settimana, niente fumo, niente alcol, rientri a mezzanotte e non salti nemmeno una lezione!
- Sì, papa, sì - lo assecondò lei.
- Mike lasciala stare, o fa tardi - intervenne mia madre.
- Direi che è il momento dei saluti - disse Allie alzando le spalle. Abbracciò suo padre e mia madre. Poi prese la borsa e si diresse alla porta, dove la stavo aspettando con la valigia. Mi sorrise, e come sempre il mio cuore ballò la samba.
- Pronti? - fece.
- Più o meno - brontolai.
- Dai - mi incitò. Aprì la porta e mi precedette verso l'auto. Salì al sedile del passeggero mentre caricavo la valigia nel bagagliaio.
Il viaggio sembrò infinito, ma non sapevo se fosse un bene o un male. Da una parte, non vedevo l'ora di mettere fine al silenzio che era calato nell'abitacolo, un silenzio insolito per e Allie, abituati a punzecchiarci e chiacchierare, dall'altra non volevo che arrivasse il momento di lasciarla andare. Parcheggiai e scesi dall'auto, contemplando la struttura. Oxford è semplicemente Oxford, nessuna parola basta per descriverla. Sentii la ghiaia scricchiolare sotto ai passi leggeri di Allie, che mi si era affiancata. Aprii il portabagagli e ne estrassi la valigia nera.
- Ti aiuto a portarla dentro, se vuoi - mi offrii, indicando il bagaglio appena posato a terra.
Vidi un'ombra di esitazione sul suo volto, subito sostituita da un sorriso.
- Sì, grazie - disse a mezza voce.
Camminammo in silenzio fino al cortile dell'università.
- Va bene così - disse Allie fermandomi.
- Ma sei sicura? Posso...
- Jamie. Va bene così - ripeté ferma.
Capii. Era arrivato il momento dei saluto anche per noi due.
- Allora ciao - sussurrai accarezzandole il viso.
Salì in punta di piedi e mi gettò le braccia al collo. La strinsi forte, inspirando il suo profumo delicato di vaniglia, cercando di ricordarlo a memoria perché sapevo che presto non avrei potuto sentirlo tutti i giorni.
Mi lasciò un leggero bacio sulle labbra prima di afferrare il trolley della valigia e voltarsi verso la sua nuova avventura.
ALLIE'S POV.
Se c'è qualcosa di più complicato che andarsene da casa verso una nuova vita è farlo sapendo di lasciare qualcuno. Quanto era passato? Tre secondi? Jamie già mi mancava. Non ero abituata a stare senza di lui. Eravamo così attaccati l'una all'altro che non pensavamo fosse possibile stare separati. E invece... Entrai nel l'edificio.
- Un'altra coppia londinese separata dall'oscura Oxford. Siete tutti uguali.
Mi voltai e scorsi un ragazzo moro, appoggiato a una parete con le braccia conserte e lo sguardo annoiato. Mi guardava.
- Ma ce l'hai con me? - chiesi intontita.
- Vedi un'altra ragazza con una valigia in mano che ha appena fatto una melodrammatica scenetta d'addio come nei film all'entrata?
Sentii la rabbia vibrarmi dentro, ma cercai di trattenermi. Iniziare l'università facendo una sfuriata a uno sconosciuto non era esattamente il massimo.
- Evidentemente non sei mai stato innamorato - ringhiai soltanto prima di girarmi e continuare a camminare.
- È qui che ti sbagli - continuò il ragazzo venendomi dietro.
Alzai gli occhi al cielo.
- Sei carina quando alzi gli occhi al cielo - rise.
- Ma chi sei? - sbottai.
- Chris Ridge.
- Non mi interessava sapere il tuo nome.
- Allora perché l'hai chiesto?
- Non ho chiesto il tuo nome.
- Mi hai chiesto chi sono.
- Era un modo gentile per dirti "Non ti conosco, sparisci".
- Mica tanto gentile.
- Vorrà dire che non sono gentile.
- Infatti.
- Ehi!
- Che c'è? L'hai detto tu che non sei gentile.
Strinsi i pugni e continuai a camminare in silenzio verso la segreteria.
- Posso sapere il tuo nome? - continuò Chris.
- No - sbottai.
- Come siamo antipatici - borbottò.
Lo ignorai e andai verso il banco della segretaria.
- Salve - esordii.
La donna seduta al banco, sulla cinquantina, alzò svogliatamente gli occhi dalla rivista di gossip che stava leggendo e mi guardò facendo una bolla con il chewing-gum.
"Ammazza, che finezza" commentò il mio cervello. Non potei dargli torto.
- Dimmi - disse masticando la gomma.
- Vorrei la griglia delle lezioni e le chiavi della mia camera, per favore.
- Certo - biascicò - Nome?
- Allison Smith - dissi a denti stretti. Purtroppo, ero registrata col mio nome completo.
La segretaria armeggiò con dei fogli e un mazzo di chiavi, poi mi porse la griglia delle lezioni e una piccola chiave.
- Ecco - sbottò, ritornando alla rivista.
- Grazie - dissi, inarcando le sopracciglia, ma la donna era troppo impegnata a scoprire chi fosse la nuova fiamma di George Clooney per prestarmi attenzione.
Sospirai, ripresi in mano il trolley della valigia e uscii dalla segreteria, controllando il numero della stanza: 57B. In quell'istante mi resi conto che non conoscevo affatto l'edificio.
"Stupida, Allie, stupida!".
Rientrai in segreteria e afferrai una mappa dell'università da una pila che c'era sul banco. Uscendo, l'aprii e iniziai a guardarla, camminando.
- Allison Smith - disse Chris, seguendomi.
Non mi fermai.
- Te l'ha mai detto nessuno che sei irritante? - chiesi, seguendo un corridoio che, secondo la mappa, portava al corridoio della mia camera.
- Guarda che di là si va nell'ala vecchia - mi avvisò il ragazzo che mi seguiva.
Irritante era un eufemismo, pensai. Però almeno era utile.
- Non ci credo - sentenziò una voce femminile.
Mi voltai. Una ragazza che sembrava un folletto si stava dirigendo verso di me e Chris con una faccia esasperata.
- Christopher Ridge! Non dirmi che stai esasperando anche questa ragazza! - gridò al ragazzo.
Chris alzò le spalle. La ragazza allora si rivolse direttamente a me: - Ti sta esasperando?
- Abbastanza - ammisi.
- Giuda traditrice - sibilò Chris.
- Quante volte ti ho detto che la devi smettere?! - disse isterica la ragazza rivolta a lui - Metà del genere femminile del mondo intero ti odia, l'altra metà non ti odia perché non ti conosce ancora!
- Esagerata - commentò lui.
- Io non so come abbiamo fatto a venire fuori dalla stessa persona - sospirò lei alzando gli occhi al cielo.
Mi scappò una risatina.
- Io andrei - dissi facendo per andarmene.
- Ma se non sai dove vai - mi riprese Chris.
- Ridge, silenzio! - lo rimproverò la ragazza.
- Troverò l'ala nuova, prima o poi - mi schermii.
- Ti posso accompagnare io - si propose la ragazza - Alloggio là.
Sorrisi e annuii.
- Ragazze - sospirò Chris andando via.
Seguii la ragazza lungo un corridoio.
- Devi scusare mio fratello - iniziò lei non appena il ragazzo fu fuori dalla nostra portata - A volte... Spesso, è irritante, ma non è così rompipalle. In fondo è una brava persone.
Non sapendo che dire, annuii.
- Che stupida, non mi sono presentata - disse la ragazza a metà strada - Io sono Gwen.
- Allie - risposi con un sorriso.
- Allora, qual è la tua stanza? - chiese.
- La... ehm... - Controllai il numero sul portachiavi - 57B.
- Toh! - esclamò Gwen - Siamo compagne di stanza!
Ci fermammo davanti a una porta di legno color mogano. Una targhetta di metallo con il numero 57 interrompeva l'uniformità del colore, scintillando agli ultimi raggi di sole della giornata. Gwen aprì la porta che scoprii essere aperta ed entrò. La seguii trasmigrando mi dietro la valigia. La stanza era abbastanza grande, occupata da due letto, due comodini, due piccoli armadi e due scrivanie. Sulla parete opposta a quella della porta spadroneggiava un'ampia finestra. Le pareti erano spoglie su uno dei lati della stanza, quello che immaginai essere il mio lato, fatta eccezione per una grande bacheca, mentre sul lato di Gwen comparivano poster di band rock e svariate foto.
- Ho spostato la bacheca sul tuo lato, è un problema? - mi chiese, buttandosi sul suo letto.
- Affatto - risposi. Avevo portato con me tutte le foto che tenevo appese alla bacheca della mia stanza a casa, quindi le avrei sistemate lì. Aprii la valigia e cominciai a sistemare i vestiti nell'armadio. Ogni tanto davo qualche occhiata alla mia compagna di stanza: era bassa, aveva qualche centimetro in meno di me, la pelle era diafana, gli occhi neri come i capelli, il cui taglio corto e sbarazzino accentuava l'aspetto da folletto che le era conferito dai tratti del viso. Finii in fretta, dato che mi ero portata dietro circa la metà del mio guardaroba, così decisi di iniziare a sistemare le foto. Per prima cosa afferrai una cornice che conteneva una foto di me e Jamie abbracciati e la posizionai sul comodino. Guardai la fotografia e pensai a lui con un sorriso. Il mio Jamie mi mancava tanto, ed era solo un'ora o poco meno che non ci vedevamo. Eravamo così abituati a stare sempre l'uno con l'altra che non sapevamo stare divisi. Mi lasciai cadere sul letto.
- Hai una faccia triste - affermò Gwen.
Alzai le spalle.
- Più che altro è malinconica - replicai.
- Scommetto che è per la foto - indovinò, indicando la cornice appoggiata sul comodino.
- Già - sospirai.
Gwen si alzò dal suo letto e venne accanto a me, guardando la foto.
- Ma quello è Jamie Campbell Bower - esclamò.
- Già - ripetei.
- Devi proprio avere una venerazione per lui!
- Oh, no. È il mio ragazzo - dissi.
Gwen mi guardò stranita. In quel momento mi ricordai di chi fosse Jamie per gli altri e compresi che quello che avevo appena detto poteva sembrare una cavolata.
- So che può sembrare strano, ma è così - aggiunsi, frugando in valigia ed estraendone alcune foto. La maggior parte ritraevano me e Jamie e gliele mostrai.
- Che figata! - esclamò alla fine.
- Lo so - ammisi.
Fissai velocemente le restanti fotografie alla bacheca e mi sedetti di nuovo sul letto.
In quel momento, il mio cellulare squillò.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2015 ⏰

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Pazza, piccola cosa chiamata Amore || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora