Palle di Porco

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Palle di Porco stava seduto al tavolino. Da solo.
Palle di Porco stava sempre da solo, ma non sempre al tavolino. Sgattaiolava fuori di casa, la mattina all'alba, prima che sua madre si svegliasse per andare a lavoro, e se ne andava in giro per tutto il giorno. Diceva che andava a fare commissioni e lavoretti, che faceva volontariato, aiutava chissà chi. Ma non aiutava proprio nessuno.
Palle di Porco era il più bastardo egoista che si fosse mai visto in quello schifo di paese. Dio mi fulmini se quello aveva mai aiutato qualcuno a far qualcosa. Se la notte guidava e vedeva una mamma cerbiatta, con cerbiattini al seguito, che cercava di attraversare la strada, sicuro che accelerava, il bastardo. Altro che volontariato.
Palle di Porco se ne stava in giro tutto il giorno, ma nessuno sapeva a far cosa. Forse a raggirare qualche malcapitato o, magari, anche a rubacchiare dalle offerte per la chiesa. Sarebbe stato capace, sicuro. E infatti nessuno sapeva da dove tirava fuori quegli spiccioli con cui pagava i bitter al bar. Dalle offerte per la chiesa, sicuro. Ve lo dico io.
Palle di Porco se ne stava seduto al tavolino, da solo, tutto il pomeriggio e tutta la sera, a bere quei maledetti, rossissimi, bitter. Tirava fuori gli spiccioli dalle tasche come fossero state senza fondo, e nessuno che gli abbia mai visto sventolare una banconota in mano. Soltanto spiccioli. Dove li prendesse nessuno lo sapeva per certo, e al barista non interessava, figuriamoci, finché quello pagava.
Se ne stava seduto lì, da solo, ad accumulare bottigliette vuote e fondi rossi di bicchiere, e si guardava intorno. Se ne stava lì, al bar, perché sapeva che sua madre passava proprio da quella strada, tornando da lavoro. Se ne stava lì, che lo vedesse lei e che lo vedessero tutti, come cazzeggiava. Quando passava sua madre lui si passava la mano sulla fronte, come ad asciugarsi il sudore, e fiatava. Come se avesse lavorato tutto il giorno, o fatto volontariato, o aiutato chissà chi, il bastardo. Ma lo faceva solo per prendersi gioco di tutti e di sua mamma, la poveraccia, lei si che lavorava!
Palle di Porco, invece, era il più inutile scansafatiche di tutto lo schifo di paese. Nessuno l'aveva mai visto alzare una zappa, o lavorare un giorno. Una volta qualcuno provò a proporgli di raccogliere olive per una bella somma, ma non aveva neanche finito di spiegargli dov'erano messi gli alberi, che quello s'era dileguato. Gli bastava sentir l'odore d'impegno o di sudore, che spariva senza lasciar traccia. Per questo se ne stava in giro tutta la mattina senza dire dove, diceva che faceva certi lavoretti e commissioni, ma ci scommetterei la gamba destra che se ne andava a dormicchiare nel bosco, il bastardo, o a rubacchiare gli spiccioli a qualche turista.
Palle di Porco se ne stava sempre da solo, perché pure l'impegno d'una chiacchierata era troppo, per lui. Se qualcuno si sedeva al suo tavolino e provava a parlargli, quello grugniva e sbuffava, finché il poveraccio non demordeva e se ne andava a parlare con qualcun altro. Apriva bocca solo per chiedere un altro bitter, o per cantare, se era abbastanza brillo.
Palle di Porco cantava come un maiale sgozzato, e aveva la voce rauca di catarro anche se nessuno l'aveva mai visto fumare una sigaretta. La sera, verso il tramonto, lo trovavi sempre al bar a cantare qualche vecchia canzone di Bruno Lauzi, e a far tintinnare le bottigliette di bitter vuote. Poi si alzava, andava a prender l'auto di sua madre, e se ne andava in giro per le montagne con lo stereo tiratissimo. Ogni tanto qualcuno trovava un cinghialino morto, o un'istrice investita, proprio dov'era passato lui la sera prima con l'auto, e quello s'appellava sempre alla coincidenza. Altro che volontariato!
Palle di Porco era il più insensibile bastardo di tutto quello schifo di paese. Una volta se ne stava al tavolino a bere quei suoi maledettissimi bicchierini rossi, e il bambino di un francese cadde nella fontana di fronte al bar, a testa in giù, che per poco non ci affogava. Tutti si alzarono dalle proprie seggiole ad andarono ad aiutarlo, ma lui non si mosse d'un pelo. Restò lì a ridere e sbevucchiare, il bastardo. E canticchiava divertito. Col pero, che aiutava chissà chi, ve lo dico io.
Palle di Porco non salutava mai nessuno, né quando arrivava, né quando se ne andava. Anche lo sforzo d'un cenno del capo era troppo, per lui. Quando sua mamma si fermava al bar a prendere un cappuccio, o un ghiacciolo d'estate, e provava a parlargli, quello si calava gli occhiali da sole e fingeva di guardare il campanile. Come se fosse tutto intento a rimirarne l'architettura. E se la poveraccia si provava a chiedergli di cosa poteva aver fame per cena, lui si alzava come se nulla fosse, e se ne andava senza salutare. Dio mi fulmini se sua madre l'aveva mai sentito dire una parola che non fosse "bitter". E Dio mi fulmini doppiamente se il bastardo era mai rientrato a casa prima di mezzanotte. E dio mi fulmini triplamente se quello aveva mai mangiato un boccone di cibo solido. Altro che cena.
Palle di Porco neanche dormiva di notte, ve lo dico io. Attilio il macellaio, che era stato suo compagno di scuola, e che ogni tanto andava a casa di sua madre a fare dei lavoretti d'idraulica, diceva che quello neanche ce l'aveva una camera da letto per sé. Diceva che il suo letto era una brandina messa in un angolo, nel corridoio, e che le lenzuola erano sempre fatte e piegate. Come se non c'avesse dormito mai nessuno. Dormicchiava la mattina, nel bosco, quello scansafatiche. Sicuro. Altro che aiutare chissà chi.
Palle di Porco, insomma, stava seduto al tavolino, da solo, quando arrivarono quei due. La giornalista era bassina e bionda, e quell'altro teneva sulla spalla una grossa telecamera, tipo hollywood. Andarono dal barista a chiedergli se qualcuno conosceva Palle di Porco, però chiamandolo con il suo vero nome, e il barista glielo indicò confuso.
Quella giornalista biondina tirò fuori un microfono tutto cotonato e corse da lui, mentre l'altro registrava.
- Quindi è questo l'aspetto del grande Arturo Ardente! Seduto qui, ad un tavolino, come una persona qualunque! Da non credere! - disse - Volevamo farti qualche domanda per il TG nazionale siamo già in diretta -
Palle di porco si calò gli occhiali da sole, tracannò il fondo del bicchiere, e si alzò senza fischiare una parola. La giornalista non aveva neanche finito di pregarlo un po' che quello s'era già dileguato. Pure lo sforzo d'un "grazie" era troppo, per lui, figuriamoci un'intervista. Neanche per un milione o due avrebbe risposto a qualche domanda, ve lo dico io.
Palle di Porco era il più bastardo egoista che si fosse mai visto in quello schifo di paese!
Ecco tutto.

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