Capitolo 2.

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La campanella suonò e per evitare un altro ritardo gettai per terra la mia sigaretta nonostante non fosse finita.

Non avrei sopportato un'altra convocazione dei miei genitori in questo inutile edificio.

La strada che ormai percorrevo per arrivare nella mia classe era la stessa da tre anni e avrei potuto perfino camminarla ad occhi chiusi. Le pareti erano di un biancastro da prigione e la luce faticava ad entrare con questa giornata nuvolosa.

La High Wide School era considerata la miglior scuola di tutto il paese. Rigida, competente e con i più alti fondi nel giro di trenta miglia.

Ogni giorno vedendola potevo almeno trovare cinquanta ragioni per odiare questo ambiente.

Non mi identificavo per niente con queste persone, e a quanto pare nemmeno loro con me.

Spalancai la porta e con un finto sorriso diedi il buongiorno al professore che stava già iniziando a spiegare la sua lezione.

Presi posto vicino a Mary, la mia unica compagna di viaggio, ci conoscevamo oramai da tanti anni e lei aveva imparato a sopportarmi nonostante il mio presunto bipolarismo.

"Ciao Mirtha, come stai?" Le sue labbra rosa rosa si mossero velocemente disperdendo nell'aria una voce acuta.

"Sono stanca." Affermai a bassa voce facendo poggiare la mia testa tra le braccia sul banco cercando di riconciliare il sonno.

Un ghigno comparve sul suo viso e con una mano mi accarezzò la spalla.

Tolsi il cappello e sciolsi la treccia spettinandomi i capelli per dargli un po di volume.

"Stia attenta signorina, mi riempie il banco di pulci." Qualcuno borbottò alle mie spalle, e sapevo benissimo a chi appartenesse quella voce.

"Harry!" Contestai con un sorriso girandomi.

"Che c'è? Non vedo perché debba subirmi i tuoi microbi." Mi sfidò sorridendo.

Harry era quel tipo di ragazzo a cui non potevi resistere, almeno così lo definiva gran parte della scuola, ma lui odiava questo edificio tanto quanto me e questo bastava a renderlo uno dei miei più cari amici.

Ignorandolo mi voltai nuovamente verso il professore che spiegava qualcosa di incomprensibile, presi una matita e incominciai a disegnare qualcosa su un quaderno a caso che avevo raccolto dal mio zaino.

I minuti sembravano non passare mai così mi alzai e raccolsi uno di quei pass che usavamo per uscire dalla classe.

Lo sventolai a qualche centimetro dal viso del docente per fargli capire le mie intenzioni e lui sbuffando acconsentì.

Camminai verso quelli che erano i bagni e dopo aver chiuso con il lucchetto la porta mi accesi finalmente un'altra sigaretta.

Il fumo uscì dalle mie labbra ripetutamente e mi sentì appagata dalla sensazione di svago misto a relax che mi dava.

Improvvisamente qualcosa vibrò nella mia tasca così raccolsi il costoso cellulare che i miei mi avevano regalato a Natale e risposi al messaggio di quello che era il mio ragazzo da qualche mese.

David era completamente diverso da me, era orgoglioso del suo patrimonio familiare e si riteneva fortunato a frequentare una scuola così.

Voleva intraprendere la carriera di ingegnere e mia madre era molto fiera di lui. Si può dire che l'unico motivo per cui i miei mi tenessero ancora in casa era proprio David.

Nonostante questo c'era qualcosa in lui che mi attraeva maledettamente e non potevo farne a meno.

"Signorina esca dal bagno!" Una voce maschile urlò bussando rumorosamente contro la porta.

Buttai velocemente la sigaretta nel gabinetto scaricando e con le mani cercai di far scomparire la nube di fumo che si era creata.

"Lo sa benissimo che in questo edificio non si può fumare ma si ostina sempre a farlo. Apra la porta o verrà sospesa."

Feci ciò che mi aveva ordinato e finsi di sistemarmi il jeans per non confermare la sua tesi.

"Io non stavo fum-"

Alzai gli occhi e mi ritrovai difronte Harry che ormai piangeva dalle risate.

Un sorriso inevitabilmente comparve anche sulle mie di labbra ma ciò che prevalse in quel momento fu l'odio di avermi fatto buttare un'altra volta una sigaretta non finita.

"Sei un'idiota! Mi hai fatto gettare via tutto." Dissi dandogli uno spintone.

"Cretina fammi entrare che se mi beccano nel bagno delle ragazze davvero mi sospendono." Entrò con forza nel piccolo stanzino e chiuse di nuovo la porta.

"Sarebbe quello che ti meriti!" Giocai.

"Dai perdonami." Mi supplicò porgendomi il suo pacchetto di sigarette.

Ne sfilai una e sorrisi.

"Vedremo signorino Styles, la via del perdono è ancora lunga."

We can't stay together || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora