21 • Volontà residua

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I Rifugi di Canterbury si aprirono per loro come braccia amiche, promettendo sicurezza e comprensione

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I Rifugi di Canterbury si aprirono per loro come braccia amiche, promettendo sicurezza e comprensione. A differenza dei moderni Rifugi di Londra, dalle mura pallide di resina e i pavimenti simili a pietra di luna, Canterbury aveva un'anima più antica, che prendeva forma nei suoi archi di pietra, nei mattoni giallo crema che s'inseguivano in delicate volte a raggiera.

Una piccola folla si era radunata per accoglierli. Civili e soldati in egual misura, stupefatti e timorosi nel veder emergere il loro gruppo malandato dalle ombre della galleria. Alcuni di loro portavano coperte e borracce d'acqua, termos e kit medici.

Shari si sentì invadere dal sollievo quando medici e paramedici si mossero per soccorrerli, puntando come bussole i feriti più gravi. Si guardò intorno, meravigliata - ce l'avevano fatta - e rise quando Lottie emise un gridolino deliziato non appena le fu offerta della cioccolata calda.

Un uomo sulla sessantina si fece avanti, gonfio e bruno come un vecchio fungo. Avanzava con una camminata dondolante, rivolgendo ampi sorrisi d'incoraggiamento agli inattesi ospiti.

«Amici di Londra», disse, guardandosi intorno. «Cosa vi è successo?».

Fu Gabriel a rispondere, ormai a suo agio nel ruolo di portavoce. «I vampiri ci hanno attaccati», disse grave. «Il nostro Generale ci ha traditi, lasciandoli entrare. Noi siamo i sopravvissuti al massacro».

Il doppio mento dell'uomo tremolò. «Conoscevo Anthony Prewett. Mai avrei pensato che potesse allearsi con quei mostri». Rabbrividì, teatrale. «Naturalmente siete i benvenuti. Avrete abiti, cibo e assistenza medica. I Rifugi di Canterbury sono piccoli, ma vi offriremo quanto ci è possibile».

Shari sentì la mano di Gareth contrarsi, sulla sua spalla. «Politico», lo sentì borbottare.

Incuriosita da quella reazione, osservò l'uomo imbolsito di fronte a lei. Gareth aveva ragione: dalla stazza e dagli abiti di buona fattura, s'intuiva che fosse un qualche tipo di Responsabile; la diplomazia dell'eloquio, poi, spiegava perché avessero scelto proprio lui per accoglierli.

In quel momento, un giovane medico si avvicinò a Gareth, osservando con occhio esperto la benda che gli copriva il viso. «Cosa gli è successo?».

«Un'esplosione», mentì Shari, tranquilla. «Ma è già stato visitato da uno dei nostri medici. È meno grave di quanto sembri. Pensate agli altri, vi prego».

Per fortuna, il medico non insistette. Si diresse verso un ferito vicino, mentre Gabriel domandava: «Quando ci farete entrare, potrei parlare con uno dei vostri capitani? È possibile che a Londra siano rimasti altri sopravvissuti. Dobbiamo portarli qui, prima che sia troppo tardi».

«Ah», fece il Responsabile, con aria di scuse. «M'imbarazza dirlo, davvero. Ma noi non possiamo lasciarvi entrare».

Gabriel rimase per un momento in silenzio, confuso, quasi il Responsabile avesse iniziato a parlare in un'altra lingua. «Credo di non aver capito», disse lentamente.

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