Capitolo 1 -Incubo e realtà

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Reanna

20/06/1962 Hogsmeade

Ann non aveva mai amato particolarmente quella città. La trovava grigia e triste, il cielo perennemente coperto da nuvole scure e la pioggia fine che scendeva copiosa del cielo ventiquattro ore su ventiquattro. Rallentò il passo, osservando la gente camminare tranquillamente per le strade. Poco più in là delle donne passeggiavano tra loro, tenendo in mano dei giornali e borbottando tra loro a bassa voce. Una coppia giovane, forse sui venti o venticinque anni, camminava accanto a noi, tenendosi per mano. L'uomo le sorrideva e la osservava indicare delle vetrine. Lei non sembrava essersi accorta dello sguardo languido del ragazzo. 

Ann li ignorò e continuò ad ascoltare distrattamente le parole di Bran. Blaterava qualcosa su un nuovo libro che aveva letto pochi giorni prima. Lo guardò di sottecchi, era girato di profilo, lasciandole intravedere il naso lungo e dritto, l'angolo della bocca e una porzione di occhio destro con le ciglia che si abbassavano velocemente. Gesticolava tutto entusiasta, mentre raccontava del suo libro.

Si chiese come facesse a ricordare tutti i personaggi con tutti i libri che leggeva ogni giorno.

-Ann, mi stai ascoltando?- la voce di Bran penetrò nella nube di pensieri della ragazza.

-Hmm...-

-Certo, come no...- la fulminò con lo sguardo. -A cosa stai pensando?-

Ann gli sorrise a mo' di scuse. -Hai ragione, stavo pensando a una cosa.-

Bran la guardò incuriosito, il busto chinato e il volto rivolto verso quella della sorella. -A cosa?-

Lei prese un grande respiro e gli si avvicinò con aria cospiratoria, si accostò al suo orecchio e gridò. -Questo!- lo colpì alla testa, scompigliandogli i capelli mori per poi scappare lungo il marciapiede e svoltare in una via secondaria.

-Ann!- il grido di Bran la fece ridere ed ebbe l'effetto desiderato. Il ragazzo si infuriò ancora di più e si mise a rincorrerla, ignorando gli insulti di una vecchietta lì vicino che aveva quasi rischiato di finire sotto le suole delle sue scarpe scalcagnate e scolorite. -Giuro che quando ti prendo ti uccido e ...- il resto della frase si perse nell'aria. L'aria si fece più pesante e acquisì dei colori scuri, le nuvole in cielo si abbassarono e occuparono ogni strada secondaria e non. Incominciò a fare sempre più freddo, delle goccioline si formarono lungo le braccia di Ann e rabbrividì. Si guardò attorno e non riuscì a vedere niente, Bran era scomparso. Alzò la mano davanti al suo viso e si accorse di non riuscire a vedere ad un palmo del suo naso.

-Bran? Bran, dove sei? Se è uno scherzo, io...- a un tratto la nebbia davanti a lei si diramò, mentre qualcosa la spingeva a fare qualche passo in avanti. Era arrivata a casa sua o almeno quello che ne era rimasta. Il tetto era crollato su se stesso, la porta ciondolava dai cardini come se qualcuno l'avesse divelta con la forza, mentre il vetro delle finestre era sparso a terra. In più il fronte della casa era stato invaso da delle piante rampicanti e annerito dal tempo.

Prima che se ne rendesse conto era già salita lungo le scale del piccolo porticato ormai distrutto. Tutto intorno a lei, regnava un silenzio quasi religioso come se fosse circondata da una presenza scura e terribile che opprimeva tutto. Arrivò di fronte alla porta scardinata e riuscì a vedere l'inizio del soggiorno, lo schienale della poltrona bordeaux, il tappetto leggermente più chiaro e impolverato e il tavolino di vetro, a cui sua mamma teneva molto, rovesciato a terra con schegge di vetro sparse sul tappeto.

-Mamma?- chiamò a gran voce, non ottenendo nessuna risposta. -Mamma!- il parquet del pavimento si restrinse e tremò sotto i suoi piedi. Tutto divenne sfocato, i muri color panna della casa anneriti dalla polvere si avvicinarono sempre di più, aggravando il suo senso di claustrofobia. Nell'altra stanza sentì un grido, ma non riuscì a raggiungerlo. L'unica cosa che sentì fu il suo stesso grido e una risata roca, infinita.

L'erede - Il corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora