Capitolo 4

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Passo il resto del pomeriggio a capire come funzionano gli elettrodomestici e le varie cose presenti in casa e l'oggetto che mi attira più di tutti è la il televisore. Si accende grazie ad un aggeggio chiamato telecomando e ci sono migliaia di canali che ti permettono di vedere la vita di altri umani. Non ho, però, ben capito se si tratta di realtà o finzione, perché alcune cose sono davvero assurde.

Arrivata sera decido di andare a vedere più da vicino il mare. Ricordo di averlo intravisto stamattina, mentre passeggiavo per la città, ma era troppo lontano e, dato che mi ha incuriosito, esco di casa cercando di ricordare la strada per raggiungerlo.

La città di sera è completamente diversa da questa mattina. Al posto del sole, ormai tramontato, ci sono dei lampioni ad illuminare la strada e c'è molta meno gente in giro rispetto a stamattina, o comunque la maggior parte è radunata in determinati punti come bar, pub o ristoranti.

Arrivo finalmente in spiaggia e mi meraviglio della vista. La sabbia divide la strada dalla grande distesa nera di acqua. Mi avvicino pian piano. Decido di togliermi le scarpe per godermi meglio il tutto. Appoggio i piedi nudi sulla sabbia fresca e provo una sensazione di sollievo. Mi avvicino sempre di più al mare, voglio capire com'è, che effetto mi fa. Sembra un'immensa vasca piena d'acqua.

Continuo a camminare in avanti. Quando l'onda tocca i miei piedi mi pervade un brivido, è abbastanza fredda, ma questo non mi ferma, continuo a camminare. Strano però, più vado avanti, più sembra che l'acqua si alzi bagnandomi prima le caviglie per poi salire lungo le gambe, la pancia, fino ad arrivare al collo.

Improvvisamente vengo sommersa dall'acqua. Apro la bocca per bere, ma mi accorgo immediatamente di aver fatto un grosso errore. Il sapore è bruttissimo, è troppo salata. Cerco di rimanere a galla muovendomi, ma i miei sforzi sono vani. Vado giù, bevo, risalgo, tossisco e rivado giù in un loop continuo.

<<Aiut..>> cerco di gridare, ma nessuno mi sente. La spiaggia è deserta. Oh no! E adesso come farò?

Sento che le forze mi stanno abbandonando poco a poco, fino a quando perdo completamente i sensi.

Apro gli occhi sputando un po' di acqua dalla bocca e tossendo per poter riprendere a respirare per bene. Ho la vista un po' appannata, ma capisco di non essere più in mare.

<<Stai bene?>> mi chiede una voce maschile. La sua. La riconosco.

Quando finalmente la mia vista torna normale vedo Trevor, in ginocchio vicino a me, completamente bagnato.

<<S-si>> rispondo a fatica, cercando di mettermi seduta.

<<Aspetta che ti aiuto>> mi dice lui prendendomi delicatamente da un braccio. Quel contatto mi provoca una strana sensazione, è come se un brivido percorresse la mia schiena. Che strano!

<<Mi metto seduta, mentre cerco di riprendere le forze. Trevor si siede vicino a me.

<<Mi spieghi cosa ci facevi di notte in mare vestita?>> mi chiede sottolineando l'ultima parola.

<<Io.. Io – cerco di spiegare imbarazzata – non avevo mai visto il mare>>.

Mi guarda scioccato. <<Cosa? Davvero? Ma dove vivevi scusa? Possibile che i tuoi non ti abbiano mai portata a mare?>> chiede ancora più sconvolto.

<<Beh vivevo in una città in cui non c'è il mare e i miei genitori erano sempre troppo impegnati per potermici portare>> mi invento.

<<Oh mi dispiace>> dice passandosi una mano tra i capelli, sembra a disagio.

<<Però devi spiegarmi perché eri vestita e non ti sei messa almeno il costume>> continua.

<<Il che?>> chiedo confusa.

Angel - Guardian of my loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora