POV'S LOUIS
Da quel bacio ne vidi ne sentii Harry, e mi stavo preoccupando.
«Hey Louis!»
«Salve signora! Come sta?» era la mamma di Harry.
«Beh, diciamo. E tu, caro?»
«Bene, grazie. Ma Harry?» domandai.
«È in camera, l'altro giorno tornò con un occhio viola» mi disse abbassando lo sguardo.
«Viola?» domandai, confuso.
«Si, l'hanno picchiato...»
Rimasi fermo, a bocca spalancata. Volevo sapere cosa gli fosse successo, ma la signora non me lo permise.
«Sai che per Harry è stata una fortuna arrivare ad xFactor?»
«Perché?»
«Perché Harry ci tiene al suo sogno, e inoltre ama molto Londra, ci venne da piccolo, ma non vide granché. Ora che ci è tornato, lo stesso non ha visto nulla, ma è felice, perché è ritornato qui. L'aria di Londra lo fa stare bene.»
«Si, Londra fa questo effetto un po' a tutti.»
«Se ti va, passa in camera. Penso che gli farebbe piacere vederti» mi permise la signora.
Non me lo feci ripetere due volte e accettai. Dopo aver parlato di varie cose con la mamma di Harry, corsi nella loro camera e cercai quest'ultimo.
Lo trovai nel letto, sotto le coperte che dormiva. Era così dolce.
Quei ricci scombinati, quelle labbra che solo a guardarle si capisce quanto siamo morbide, quella faccia da cucciolo e... Gli occhi, purtroppo erano chiusi e non potevo vederli.
Uscii dalla camera e mi diressi vero il salotto.
"E se lo portassi a fare un giro per Londra?"
Scrissi un biglietto e glielo lasciai li, in bella vista, sul cucinotto.POV'S HARRY
Mi alzai dal letto assonnato, con vaghi ricordi della notte precedente. Sorrisi al pensiero delle sue soffici labbra posate sulle mie, e il suono della sua voce che mi cullava. Quel ragazzo m'aveva stregato. Uscii dalla mia camera e trovai nel piccolo cucinotto di questo insulso salone un biglietto, sul quale era inciso il mio nome."Mi ha raccontato tua madre della tua prima volta qui a Londra. Ti sei sentito subito a casa, cavolo! Avevi capito che quello era il posto dei sognatori rivoluzionari, dei poeti tormentati e dei diversi. Il posto per te, no?
Questa città ti ha rapito e forse anche capito, insomma vi siete intese alla perfezione.
Sapevi esattamente dove andavi, la nebbia non ti confondeva, il freddo non ti fermava, non temevi nemmeno la fatica. Questa città la sfidavi. Gli occhi estasiati da tutto quello che vedevi, avevi trovato la pace in lei. Eh beh, se ti proponessi di affrontare questa sfida nuovamente, magari con me?
Non darmi buca riccio, ti aspetto alla reception alle 09.00.Lou xx"
Amo Londra, è la città che amo in assoluto. Dicono che chi sia stanco di Londra, sia stanco della vita. In effetti è proprio così, Londra è vita. Un poeta, critico e scrittore inglese, Samuel Johnson, disse che vedendo Londra, ha visto tutta la vita che il mondo può presentare.
Mi ricordo la mia prima volta qui, avevo circa 14 anni e ci venni in vacanza. Non visitai molto poiché a causa di problemi economici il nostro soggiorno in questa meravigliosa città fu abbastanza breve, ma ciò non mi impedì di conoscere il necessario che occorreva vedere per innamorarsene. Da quando sono ritornato qui, non ho visitato nulla. Sono stato impegnato con xFactor e poi ho conosciuto Lou, che ora come ora, è la mia unica fonte di positività. Potevo chiedere di meglio?
Mi affrettai a fare una doccia, mi vestii e cercai di addomesticare i miei ricci del tutto bipolari.
Presi l'ascensore e mi diressi verso la reception per trovare un Louis con un sorriso stampato sul volto.«Oops!» che figura di merda, ero inciampato in quel cazzo di tappeto rosso.
«Hi Harry» mi disse Louis, scoppiando in una risata.
«Cos'hai da ridere? Potevo rimanerci secco!» dissi con il broncio, il quale non durò molto, perché scoppiai a ridere anche io.
«Dato che sei tutto intero, che ne dici di andare?» disse lui, continuando a ridere.
Io annuii e ci affrettammo ad uscire fuori dall'hotel.
«Come ci sposteremo Louis?» chiesi io titubante.
Sapendo l'immensità di Londra, di certo avremmo avuto bisogno di mezzi pubblici.
«Ho affittato un taxi che sarà a nostra completa disposizione tutto il giorno.» mi disse lui, rivolgendomi uno dei suoi sorrisi più ampi.
«Oh... wow, non dovevi far nul-»
«No Harry, smettila. Dovevo. Mi spieghi che male c'è a portarti in giro per Londra? Fidati di me, difficilmente dimenticherai questo giorno.» mi disse lui e al suono di quelle parole sorrisi, mentre dentro di me si stava scatenando un terremoto d'emozioni.
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my «155204»
Teen FictionAnche se non capisco quale fosse la mia paura, tutti mi hanno sempre abbandonato. Ero abituato, ma se si sarebbe allontanato lui, avrebbe fatto male lo stesso. Non capisco perché, era solo uno sconosciuto, lo sconosciuto dei miei sogni.