Chapter seven

255 37 16
                                    

ATTENZIONE:
Questo capitolo contiene
scene rosse descritte nei
particolari, quando troverete
gli asterischi, significa che sta
per iniziare o è finita.

"Sono online" dice papà indicando il computer. "La smetti di fare aventi e indietro come un uccello in gabbia ?"
La luce dello schermo gli guizza sugli occhiali. Mi siedo sulla sedia di fronte a lui.
"Così mi innervosisci lo stesso" dice senza alzare lo sguardo.
"Perché sono seduta qui ?"
"No."
"Perché tamburello sul tavolo ?"
"Ascolta" dice "Qui c'è un medico che ha inventato un metodo chiamato 'respirazione ossea'. Ne hai mai sentito parlare ?
"No."
"In pratica bisogna immaginare il respiro come un colore caldo, poi inspirare attraverso il piede sinistro e lungo la gamba fino all'anca, e a quel punto espirare seguendo lo stesso percorso. Sette volte, poi altre sette con la gamba destra. Vuoi provare ?"
"No."
Si toglie gli occhiali e mi guarda.
"Devi smetterla papà."
"Smettere cosa ?"
"Di far finta che guarirò."
Mi alzo e vado verso l'attaccapanni, rubo una sigaretta dalla sua giacca, salgo di corsa le scale e mi affaccio dalla finestra di Jim. Voglio vedere la strada. Se ne scorge un pezzetto guardando in mezzo agli alberi. Passa una macchina. Un'altra macchina. Una persona.
Sbuffo nell'aria una boccata di fumo. A ogni tiro che faccio sento i polmoni che crepitano.
Sul prato c'è un uccello morto. Le sue zampe sono sottili come stuzzicadenti.
Forse era destinato a cadere poiché se vuoi volare devi avere il coraggio di saltare nel vuoto. Voglio volare. Un giorno lo farò. Un giorno potrò volare anch'io.


Sono le quattro e venti e il mare è grigio. Il cielo pure, ma è più leggero e non si muove così in fretta. Il mare mi fa venire le vertigini - dev'essere per via delle onde che non si fermano mai e del fatto che nessuno potrebbe mai fermarle. Pur infrangendosi contro gli scogli trovano di nuovo la forza di riprovarci.
"E' assurdo essere qui." "Come hai fatto a convincermi ?"
Siamo seduti su una panchina sul lungomare. Il posto è praticamente deserto. Lontano sulla spiaggia, un cane abbaia alle onde.
"Qui ci venivo in vacanza tutte le estati." Dice.
Mi racconta che non tornavano mai in albergo neanche per pranzare, il padre comprava dei panini e si sedevano sulla spiaggia, che era stranissimo sentire il suono della forchetta sulla plastica mischiato a quello delle onde e dei gabbiani.
Io lo guardo senza dire nulla, nella sua voce c'è un pizzico di malinconia o forse è il modo in cui lo racconta.
Purtroppo la malinconia te la porti addosso come un profumo. Eppure non si può riavere ciò che si è perduto, allora perché ci sono quelle sere in cui la malinconia ti assale e sai solo piangere ? Anche se sai bene che piangere è inutile, lo fai lo stesso.
Mi prende la mano e ci avviamo sul lungomare, sotto di noi la spiaggia è ricoperta di conchiglie, come se ogni nuova onda le avesse sbattute una addosso all'altra.
Restiamo qualche minuto a guardare le onde. Si gonfiano, si rompono, si ritirano.
"C'è chi tocca il fondo e impara a risalire, poi ci sono io che tocco il fondo e m'innamoro degli abissi."
"Non ci sono abissi che l'amore non può superare."
Mi guarda per qualche istante.
"Forse hai ragione."
"E chi lo sa."
Mi avvicino e lo abbraccio forte, adesso non vorrei lasciarlo più.
Un bacio non può significare nulla. Ma quando abbracci qualcuno, lo abbracci 'davvero', in quel modo dolce che sembra interminabile, i cuori si avvicinano e qualcosa di vero in quell'attimo ci deve essere.
Ed è incredibile come in un abbraccio si possa trovare il proprio posto, il posto che cercavi da tempo. Tante braccia avvolgono il tuo corpo, ma poi arrivano quelle che vorresti tenere per sempre. Poi ci sono quegli abbracci perfetti, quelli dove sai già da che lato appoggiare la testa. Dovremmo avere tutti qualcuno che ci abbracci fino a toglierci il fiato, che ci faccia dimenticare il perché siamo tristi, che ci lasci addosso il suo profumo dopo averci stretto forte per farci passare la paura. Un abbraccio vero non lo senti dalla stretta, né dal calore. Li senti dalla voglia, una volta finiti, di averne ancora.
"Stringimi più forte." Gli sussurro, e non se lo fa ripetere due volte. Le sue braccia avvolgono in fretta il mio esile corpo, non sono mai stata così bene. E' proprio vero che gli abbracci migliorano tutto, rivelano tutto quello che non riusciamo a dire.
"Ti fidi di me ?" Non capisco il motivo di questa sua domanda posta così, all'improvviso. Annuisco senza dire nulla, non ho voglia di interrompere questo momento, voglio stringerlo come se non ci fosse un domani, anche se in un certo senso è così.
"Vieni." Mi cinge il fianco con un braccio e si incammina verso il porto, sembra molto sicuro di se, anche più del solito, lo sto guardando con la coda dell'occhio e non posso smettere di pensare a quanto sia bello questo ragazzo, madre natura a volte crea degli spettacoli e Zayn ne è la prova perfetta.
Sono così presa dalla bellezza di questo ragazzo, che non mi sono resa conto che siamo entrati nel giardino di un hotel. Cosa ci facciamo qui ?
"Zayn,"
"Shh, vieni."
Mi lascia un momento da sola e va a parlare con la signorina della reception. Questo hotel è molto lussuoso, ha un arredamento classico, i soffitti e le pareti sono tutti decorati con affreschi, le tende sono di velluto color avorio, i tavolini di cristallo fanno pendant con i lampadari, è troppo per me, preferisco le cose moderne.
Zayn sta tornando con un sorriso stampato sul volto.
"Hanno appena liberato la camera più bella dell'hotel, ed è tutta nostra." Mi fa l'occhiolino e insieme ci dirigiamo verso la nostra camera, non ho la più pallida idea di cosa abbia in mente.
**
Non ci siamo detti ancora nemmeno una parola. Quando finalmente riusciamo ad arrivare nella nostra suite, mi tira dentro spingendomi contro la parete, mettendosi proprio di fronte a me, si avvicina e inizia ad accarezzarmi le spalle e pian piano mi conduce fino al letto dove inizia a baciarmi con foga. Cerco di stare al suo passo, stringendo in un pugno la sua camicia, mentre muovo la mia lingua contro la sua. Le sue mani arrivano sui bottoni del mio vestito, che non mette molto a sbottonare, mi sposta quei pochi capelli dietro la schiena per poter ammirare liberamente il mio seno ancora coperto dal reggiseno.
"Stenditi" mi dice con dolcezza, ed io faccio quello che dice, cercando di non sembrare rigida.
Lui si sfila maglietta e pantaloni, rimanendo solo con i suoi boxer neri di Calvin Klein.
Gattona fino a me sul letto, iniziando a baciarmi a stampo sulle labbra, scendendo fino al collo, mentre con l'indice percorre ogni centimetro del mio torace, facendomi rabbrividire.
Quando risale sopra, la sua mano si ferma su un mio seno, stringendolo con delicatezza, facendomi sussultare.
"Sei perfetta. Sei così dannatamente bella." Sussurra sul mio collo, facendomi rabbrividire.
Le sue mani, arrivano sul gancetto del mio reggiseno, che sbottona e mi sfila con cautela.
Sento le sue labbra scendere di nuovo lungo il mio collo, fino ad arrivare ai miei seni.
Ne prende uno tra le mani, palpandolo con delicatezza e prendendo tra le dita il capezzolo, mentre con la bocca si ferma sull'altro seno, alternando tra piccoli morsi e il calore della sua lingua.
Ansimo in preda al suo tocco esperto e sussultando di nuovo quando sento la sua mano libera spingersi verso il basso, mi tira giù le mutandine e poi passa le sue dita lunghe sul mio clitoride, facendomi scappare un gemito più forte degli altri.
Nonostante il piacere che mi sta procurando, non riesco a rilassarmi sotto di lui, sono così agitata.
Lui è grande e sarà stato con una centinaia di donne più esperte e belle di me e il solo pensiero non fa altro che farmi agitare di più.
"Rilassati, piccola..." mi sussurra all'orecchio, quando inizia a muovere la mano contro il mio clitoride.
Il mio respiro è affannato, lui riporta le labbra sulle mie, baciandomi con passione, rincorrendo la mia lingua, mentre continua a procurarmi piacere con le sue mani.
Sento la sua erezione spingere contro la mia coscia attraverso i boxer e questo mi fa eccitare solo di più.
Le sue labbra ritornando sui miei seni, mordendo e leccando i capezzoli, quando sento un suo dito sfiorare la mia entrata facendomi così agitare di nuovo.
"Sentirai meno dolore in questo modo, tranquilla" mi dice prima di affondare il suo dito in me, facendomi scappare un gridolino.
"Se ti faccio male dimmelo, cercherò di fare piano." dice con eccitazione, portandomi a spingere il mio bacino contro la sua mano per avere di più, ma mi ferma, poggiando l'altra mano su uno dei miei fianchi.
Inizia a muovere lentamente il suo dito al mio interno, dandomi quello che voglio, solo che non mi sembra più sufficiente.
"Ora ne aggiungerò un altro..." mi sussurra sul collo, prima di fare come ha detto.
I suoi movimenti sono lenti, come se volesse farmi impazzire e non riesco a resistere all'impulso di muovere di nuovo il bacino, questa volta però ricevo una sculacciata sul sedere dalla sua mano libera.
"Cosa vuoi che faccia, piccola?" mi sussurra, mentre continua sempre con quella velocità snervante a muovere le sue dita in me, mentre mi tiene fermo il bacino con l'altra.
Ansimo, inarcando la schiena per avere di più, ma quando mi blocca di nuovo, non ho altra scelta che dirgli quello che voglio.
"Ti prego, Zayn." Dico con il respiro affannato e probabilmente le guance a fuoco, facendo comparire un sorriso soddisfatto sul suo bel viso.
"Come desideri, principessa." Sfila le due dita da me e lo vedo sfilarsi i boxer velocemente, liberando finalmente la sua erezione.
Solo in quel momento mi rendo conto di quanto sia grosso.
Prende tra le mani la sua lunghezza e la posiziona in prossimità della mia entrata, provo a spingere di nuovo il bacino, ma prevedendo la mia mossa, mi ferma subito.
Senza farsi pregare, però, entra in me facendomi scappare un urlo, per l'improvvisa pienezza che è decisamente diversa da due dita.
Chiudo gli occhi per il dolore, mentre lui mi bacia il viso lentamente. "Scusa piccola, scusa..." sussurra tra un bacio e l'altro. Affondo le unghie nelle sue braccia tatuate, quando ansima anche lui, senza però iniziarsi a muovere.
"Julie..." smorza dei gemiti, per iniziarsi a muovere subito dopo con decisione, ma senza troppa forza, fortunatamente.
Mi fa abituare e poi comincia a spingere, il dolore è misto al piacere, ma soprattutto al desiderio di lui. Lo sento arrivare ad ogni spinta fino in fondo, facendomi gemere più forte ogni volta che tocca il punto esatto.
Poggio la testa sulla sua spalla, sfinita da quello che è appena successo.
**
Accarezza la mia schiena e mi bacia la fronte teneramente.
"Julie, ti ho trovata come si trovano tutte le cose, smettendo di cercare." Mi dice all'improvviso.
Sollevo la testa per guardare i suoi bellissimi occhi.
"Quanto sei bello quando sorridi."
In questo momento, vorrei che sapesse che l'emozione più forte della mia vita è stata conoscerlo.
"Non te l'ho mai detto, ma a volte quando sono a lavoro ti penso e sorrido."

La colpa sta nel cuore || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora