Chapter six

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Jim arriva di corsa dal fondo del giardino buio, con le mani già tese. “Un altro.” Dice.
Mamma apre la scatola di fuochi d’artificio che tiene sulle ginocchia. E’ come se stesse scegliendo dei cioccolattini: li sfiora con le dita, ne prende uno, legge attentamente l’etichetta, lo passa a Jim.
“Giardino Incantato.” Gli dice.
Lui torna di corsa da papà, stringendo in mano il cartoccio. Le sue gambette nuotano negli stivali di gomma troppo larghi. La luce della luna filtra tra i rami del melo e bagna il prato.
Mamma e io abbiamo portato due sedie dalla cucina e siamo sedute vicine, davanti alla porta sul retro.
Fa freddo.
Il nostro fiato sembra fumo. E’ arrivato l’inverno, la terra sa di umido, come se la vita si rintanasse, come se le cose si rannicchiassero per risparmiare energia.
Mamma dice: “Sai che è proprio orribile quando sparisci senza dire dove vai ?”
Parla lei, la più grande esperta di sparizioni di tutti i tempi.
Scoppio  a ridere. Lei mi guarda stupita, non si è resa conto dell’ironia. “Papà dice che quando sei tornata hai dormito due giorni di fila.”
“Ero stanca.”
“E lui era terrorizzato.”
“Tu pure ?”
“Eravamo terrorizzati tutt’e due.”
“Giardino Incantato !” Annuncia papà.
C’è un improvviso crepitio, fiori di luce sbocciano nell’aria, si espandono, precipitano e si spengono sul prato.
“Ahhhh.” Fa mamma. “Era proprio bello.”
“Non valeva niente.” Strilla Jim tornando a galoppo verso di noi.
Mamma apre di nuovo la scatola. “Che ne dici di un razzo ? Un razzo ti piacerebbe ?”
“Un razzo sarebbe perfetto !” Jim festeggia con un giro di corsa nel giardino, poi consegna solennemente il razzo a papà.
“Perché proprio lui ?” Chiede mamma.
“Voglio veramente amare qualcuno.”
“Risposta piena di significato, ma perché proprio quel ragazzo ?”
Scrollo le spalle.
“Sai.” Dice “Certe cose non puoi farle solo perché ti va. Devi anche pensare alle persone che ti vogliono bene.”
“A chi ?”
“Alle persone che ti vogliono bene.”
“Arriva la bomba !” Dice papà. “Tappatevi le orecchie, ragazze.”
Il razzo decolla con un boato, così forte che la sue energia si propaga dentro di me. Le onde sonore si riversano nel mio sangue. Un maremoto mi scuote il cervello.
Mamma non ha mai detto che mi vuole bene. Mai una volta.
Non credo che potrà più farlo. Adesso sarebbe troppo ovvio, troppo patetico. Ci imbarazzerebbe entrambe.
Si muove sulla sedia. “Julie, ricorda che se avrai bisogno di piangere sono qui per asciugare i tuoi occhi. Devi respirare, andrà tutto bene.”
Mamma sorride, un tempo ero convinta che potesse fare qualsiasi cosa, salvarmi da qualunque cosa. Invece non può, è soltanto una donna.
Mi passa un braccio intorno alla vita, mi chino su di lei.
La guardo, fa più male di quanto potessi immaginare.
“Sono spaventata a morte” Le dico.
Mi sorride, lo vedo che è un sorriso falso, forse è uno dei più falsi che abbia mai fatto nella sua vita.
Si china su di me e mi lascia un bacio umido sulla guancia.
Sento odore di cipolle. Di kebab.
Mi alzo e urlo: “Kebab.”
Inizio a saltellare intorno a Jim, mamma mi guarda sorridente. Adesso è un vero sorriso, lo vedo.
Papà mi guarda, poi guarda mamma, poi guarda di nuovo me.
Gli corro incontro e gli salto in braccio, per qualche secondo sembra non capire, poi mi afferra e mi fa fare una giravolta.
Jim salta in braccio a mamma e urla: “Anch’io !”
Mamma, per quanto ci riesca, prova a fargli fare una giravolta, ma i suoi tentativi sono inutili, il mio fratellino è cresciuto.
Papà mi mette a terra e mi lascia un bacio tra i capelli, poi va da mamma e Jim, le sorride e poi prende il nostro ometto in braccio e gli fa fare una grande giravolta, poi si buttano entrambi sull’erba bagnata. Mamma mi si avvicina e sussurra: “A quanto pare qualcuno si sta innamorando…”. La guardo sorridente e le do una piccola spinta che fa ridere entrambe.
“Dovremmo cucinare più kebab, che ne dici Julie ?” Dice papà.
“Non è il kebab.” Mamma lo annuncia come una vittoria.
“Julie ha il ragazzo. Julie ha il ragazzo.” Jim mi saltella intorno e inizia questa cantilena, che per mia sfortuna sembra non finire mai. Papà mi sta guardando con aria stranita, sono sicura che le mie guance siano andate leggermente a fuoco.
“Smettila peste !” Cerco di rincorrere Jim, ma dopo pochi minuti sono già senza fiato.
Mamma e papà sono già entrati dentro, ho paura di cosa gli abbia potuto dire quella donna mentre entravano. Prendo Jim per la mano e andiamo in salotto, dove una tavola piena di kebab e patatine fritte ci sta aspettando.
“Quanti anni ha ?” Mi chiede papà. Oh davvero ? Proprio stasera ? Lo guardo con aria scocciata, ma lui, in risposta, mi fa la linguaccia e mamma scoppia a ridere mentre Jim guarda tutt’e tre con aria interrogativa.
“Ventuno.”
“E’ più grande di te, quindi.” Devo ammettere, che quando vuole mio padre sa essere molto intelligente.
“E dai non iniziare.” Lo rimprovera mamma scherzando.

La colpa sta nel cuore || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora