Until the end

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[ versione originale,
9 ottobre 2020 ]

A Expectro09 e mio nonno, i primi veri lettori di questa storia

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A Expectro09 e mio nonno, i primi veri lettori di questa storia

31 ottobre 1981Era la notte di Halloween in un prato lontano una coppia di cervi era appena apparsa dal nulla; si svegliarono lentamente prima lui e poi lei appena il cervo le sfrego il manto con il muso, quel luogo era stranamente familiare, dell...

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31 ottobre 1981
Era la notte di Halloween in un prato lontano una coppia di cervi era appena apparsa dal nulla; si svegliarono lentamente prima lui e poi lei appena il cervo le sfrego il manto con il muso, quel luogo era stranamente familiare, dell'erba verdissima fragile e leggermente bagnata dalla rugiada spuntava dal terreno caldo sotto i loro corpi, c'erano alberi vecchissimi quasi secolari tra cui spuntava un salice più grande delle altre piante. Anche a quella distanza i loro piccoli occhi intravidero la particolarità della corteccia: dei segni incisi molti anni prima, la promessa di un'amicizia destinata a essere eterna e poco più sotto un'altra scritta "I love you forever - Lily and James" questa volta scritto alla babbana e non con una bacchetta perché «Così è più bello» queste le parole pronunciate da lei tempo fa sotto quel albero mentre cristalline risate risuonavano nell'aria. L'albero come da consuetudine dei salici si trovava in riva ad un lago grande e scuro, quasi nero, mosso da sottili onde anche se non c'era vento. Quella visione risveglio qualcosa in loro, si voltarono e i dubbi sparirono: un imponente castello si stagliava nel prato, dietro di esso si scorgevano i pali e le tribune del campo da Quidditch e poco lontano una foresta bella quanto inquieta, leggeri ululati si levavano dalla coltre d'alberi così fitti da renderla inaccessibile quasi... Proibita.
I due si guardarono, lei vide un grande cervide dal manto scompligliato così diverso dal solito pelo liscio, morbido e lucente solito dei cervi, quello era particolare sembrava quasi...Sfidare la forza di gravità il colore, un marroncino scuro, si andava via via schiarendo fino a formare una chiazza bianca sul ventre, essa seguiva il collo fino ad arrivare al muso affusolato della creatura, sul capo svettavano alte corna ramificate che davano importanza a quel animale ma in netto contrasto col manto così disordinato; la cerva sembrava ricordarlo ma non riusciva a capire il perché, quando gli osservo gli occhi la sua vista si fece annebbiata dalle lacrime, dei segni tondi leggermente più scuri del resto cerchiavano il suo sguardo quasi avesse degli occhiali. Anche lui intanto la osservava; era leggermente più piccola di lui, il manto rossiccio e le zampe minute, sembrava incredibilmente fragile quasi dovesse cedere da un momento all'altro e rovinare a terra come un castello di carte. La cerva, probabilmente consapevole di quella sensazione di precario equilibrio, si raddrizzò, il muso era un po' più acuminato di quello che del suo compagno, lui non la riconosceva, era sicuro di non averla mai vista prima, ma incrociando il suo sguardo si immobilizzò aveva due occhi verde smeraldo così profondi... Si guardò intorno, tutto era così pallido e irreale... E capì... Erano morti e lui non aveva fatto niente per proteggerla, ci aveva provato e aveva fallito miseramente; il mondo gli crollò addosso e sembrò che stesse per cadere anche lui, il dolore nel suo sguardo era evidente, si chiese se si potesse morire un'altra volta e la risposta gli balenò in mente così facile e banale ma al contempo spietata come un pugnale in pieno petto: erano morti non potevano fare nulla, quindi neanche morire. Anche lei intanto aveva capito e lo guardava, distrutta, era questione di tempo, pochissimo, e la casetta di Godric's Hollow sarebbe rimasta deserta, mentre il giardino avrebbe accolto un altro piccolo cerbiatto, un cucciolo di appena un anno e nove mesi, l'unica cosa che la consolò fu che non lui avrebbe capito nulla, avrebbe visto un raggio di luce verde, forse una risata fredda e cattiva come quella udita da lei poi...Nulla, ma non avrebbe sofferto, lei lo aveva provato, non faceva male, forse avrebbe semplicemente pianto un po'. Poi sentì una voce «Scusa» mormorato con tono strozzato, guardò l'animale davanti a se ma non sembrava aver aperto bocca «Non è colpa tua» la voce triste che tentava di sopprimere quel sentimento «Aspettiamo Harry?» chiese questa volta le lacrime le solcarono apertamente il viso e cadevano nel prato, pazientarono quando sentirono il pianto di un bimbo e un voce profonda ma rassicurante «Vieni qui piccolo, Silente ma detto di portarti da lui» le parole interrotte dai singhiozzi, le due creature si guardarono il viso che lasciava trasparire l'emozione: loro figlio era vivo e questo bastava.

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