Capitolo 2: GENITORI DIFETTOSI

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Quella mattina una ventina di nuove ragazze erano posizionate nell'atrio della scuola, in una fila ordinata davanti a sette insegnanti in uniforme scolastica.«Ci saranno delle selezioni, solo sette di voi passeranno» disse l'uomo al centro con il torso dritto, il mento sol-levato e le mani incrociate dietro la schiena «Le selezioni si svolgeranno tra venti minuti, comprendo non sia-te preparate al meglio, ma ci serviranno solo menti e corpi brillanti per superare i duri anni di questa scuola» continuò lui camminando davanti alle ragazze preoccupate «Ora seguite la professoressa Castelli, vi guiderà nel cortile esterno per la prima prova fisica».Le ragazze seguirono ordinatamente la donna e si ritrovarono davanti ad un campo di atletica leggera. Diedero loro il tempo di cambiarsi e una decina di minuti per fare riscaldamento, poi partirono le vere e proprie competizioni.«La forma fisica e la salute sono fondamentali per entra-re a far parte di questo Istituto! Fate del vostro meglio, voglio vedere la determinazione nei vostri occhi!» disse una donna dai corti capelli biondi con indosso una tuta nera e bianca, alle ragazze, prima di dividerle nei vari gruppi per le diverse discipline.«Devo correre, devo arrivare prima, non posso tornare a casa» bisbigliò una ragazza dai corti capelli castano scuro posizionandosi nel suo blocco di partenza in ferro. Era stata scelta anche lei per le sue capacità atletiche, ma, soprattutto, perché nessuno avrebbe avvertito la sua assenza. Sin da quando aveva quattro anni tornare a casa per lei era un inferno, infatti subiva costantemente abusi da parte del padre. Aveva provato a parlarne con la madre, ma questa non ascoltava, diceva che era troppo impegnata con il suo lavoro, quando in realtà rimaneva fuori fino a tarda notte per uscire con le amiche, lasciando da sola la figlia. Aveva provato più volte a scappare di casa, ma tutti i suoi tentativi furono vani. In poco tempo si appassionò, all'atletica ed allo sport, diventando presto la campionessa del suo istituto. «Solo quando corro, quando salto, quando lancio quel peso riesco a dimenticarmi tutto» pensò prima che la donna bionda sparasse in aria il colpo di partenza. Si stava legando i capelli neri come la pece in una coda alta mentre raggiungeva le sue avversarie per il salto in alto. Il suo magnetico sguardo, azzurro come il ghiaccio, lasciava trapelare una sola parola: determinazione.«Devo assolutamente vincere questa gara, non voglio di certo tornare in quell'inferno di casa» diceva tra se e se aspettando il suo turno.Osservava le altre ragazze saltare, erano tutte ostinate. I suoi pensieri si dissolsero nel momento stesso in cui staccò entrambi i piedi da terra, volando, per pochi secondi, libera dal peso che si era sempre portata dietro. I suoi genitori, infatti, erano in prigione da quando lei aveva nove anni, così venne affidata ai servizi sociali. Erano stati arrestati con l'accusa di traffico di droga e lei, troppo piccola, a quel tempo, non poteva immaginare quanto grave fosse la situazione. Si ricordava solo di quanto avesse pianto, per il trauma di aver perso da un momento all'altro le persone che amava di più. Una volta a settimana la portavano in prigione a visitarli, ma le furono per sempre vietate le visite quando sua madre, abbracciandola prima di congedarla, le infilò nella tasca una busta di cocaina e le sussurrò ad un orecchio di darla senza farsi vedere ad un signore con una lunga barba grigia all'uscita. «Devo superare le selezioni» bisbigliava prima di ripetere i salti che diventavano mano a mano sempre più difficili a causa dell'asticella in fibra vetrosa posizionata sempre più in alto. Passò così la gran parte della fredda mattinata.«Il freddo è solo un piccolo ostacolo rispetto a quello che proverete una volta entrate nel nostro istituto!» urlava l'insegnante bionda tenendo due dita sul fischietto d'argento e l'altra mano nella tasca dei pantaloni.A questa affermazione una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi sbuffò allontanandosi dalla donna che le stava passando a fianco. «Questa è la mia ultima prova, se arrivo sul podio anche in questa disciplina sarò sicuramente presa!» disse tra se e se posizionandosi sul blocco di partenza per i 400mt. La ragazza aveva dei lunghi capelli ricci castano ramato e gli occhi scuri. Come le altre nemmeno lei aveva una bella situazione familiare ed a causa dei suoi atteggiamenti di superiorità nei confronti dei suoi coetanei, passava la maggior parte del tempo da sola. Se fosse stata ammessa nell'istituto nessuno si sarebbe preoccupato, l'avevano abbandonata tutti.«Questa è l'ultima occasione che tutte voi avete per cercare di entrare nell'istituto! L'ultima delle prove fisiche sta per cominciare! Nel pomeriggio usciranno i risultati!» urlava autorevole l'insegnante passando tra le ragazze impegnate nelle varie discipline. Una volta ultimata anche l'ultima gara, le giovani vennero immediatamente fatte cambiare e portate nelle aule dedicate agli esami scritti. Avrebbero svolto tre prove: matematica, inglese ed infine italiano. Quando la ragazza dalla scura carnagione e dai capelli neri raccolti in centinaia di treccine, lesse i titoli delle prove si spaventò: «Non riuscirò mai a passare, dovrò tornare nella Comunità educativa... come farò a svolgere correttamente il test di italiano?».Le venti studentesse erano sedute in altrettanti banchi singoli. Davanti a loro, nella grande aula dai toni chiari, con la schiena appoggiata al bordo della cattedra, una donna dai corti capelli prugna ispezionava seria ogni singola mossa delle ragazze, se solo avessero provato a copiare sarebbero state automaticamente eliminate dalle selezioni.«In questa scuola la parola d'ordine è "Rigore", quindi solo pensare di infrangere una regola comporta una dura punizione!» si addentrò così tra i banchi «O forse non ero stata chiara prima di consegnarvi i fogli?» continuò sbattendo entrambi i palmi delle mani sul tavolo davanti ad una ragazza che si ritrasse a causa dello spavento «Vediamo signorina... Veronica Pa... Veronica Paciani! Lei è definitivamente fuori dall'istituto!» terminò la donna indicando con il dito indice puntato, la porta della classe. La professoressa, mentre la ragazza usciva avvilita dalla stanza, strappò i fogli della sua prova scritta ormai quasi ultimata; aveva chiesto suggerimenti alle altre compagne. Più il tempo passava più le nuove reclute erano spaventate all'idea di passare gli ultimi anni di scuola in quell'istituto, regole, insegnanti, conoscenze, diventava tutto sempre più complicato e difficile. «Diciannove» sussurrò quasi impercettibilmente l'insegnante quando la ragazza appena cacciata si chiuse la porta alle spalle. Venne così, dopo qualche minuto, ritirato anche l'ultimo dei test scritti. «Bene ragazze! Una alla volta vi chiamerò e mi con-segnerete le prove, tra qualche ora saprete i risultati!» ultimò la donna dai corti capelli tornando a sedersi sulla cattedra. Con il cuore in gola, speranzose di aver risposto ai quesiti nel migliore dei modi, le ragazze si avvicinarono alla donna e successivamente vennero fatte accomodare nel grande atrio della struttura. Le diverse personalità erano accomunate da una sola emozione: l'ansia. Si poteva vedere chi, nonostante il freddo, indossava fine magliette pezzate o, al contrario, chi stringeva al collo il pesante giubbotto. «Non sono per nulla sicura!» urlava qualcuna agitando le mani o saltellando sul posto. Sembravano conoscersi da sempre quelle diciannove sconosciute provenienti da ogni angolo d'Italia. Nell'atrio ormai frenetico tutte si confrontavano sulle risposte date ai test:«No!» oppure «Lo sapevo!» echeggiavano nella grande sala accompagnati da urla di gioia da parte delle ragazze che avevano dato medesime risposte ad uno stesso quesito. Erano ormai passate due ore quando, da un'aula poco distante, uscì l'uomo dai corti capelli grigi che le aveva accolte quella mattina, con in mano un foglio. Attraversò l'atrio con tutti gli sguardi curiosi puntati addosso, soprattutto rivolti al foglio che teneva in mano. Con una puntina rossa lo affisse alla bacheca posta lateralmente alla grande porta a vetri dell'entrata. Quando si allontanò, il gruppo di ragazzine diciassettenni si fiondò a leggere la classifica. In alto, evidenziati in giallo apparsero sette nomi, sette ragazze pronte ad entrare a far parte della nuova scuola. Lo sconforto era evidente nella maggior parte delle studentesse che iniziavano a domandarsi chi fossero le misteriose vincitrici, mentre queste ultime fissavano incredule il foglio. Rileggeva più e più volte il suo nome nella lista, al terzo posto, la ragazza dai corti capelli castani:«Le mie preghiere, i miei sforzi, finalmente sono stati ascoltati!» disse tra se e se rileggendo nuovamente la parte evidenziata cercando di trattenere una lacrima di gioia «Starò finalmente lontana da mio padre! Non verrà di certo fino a qui!» continuò portando il suo dito indice sotto l'occhio in modo tale da bloccare lo scorrere di quella goccia salata lungo tutta la lunghezza del volto scavato. Le ragazze che non avevano passato la graduatoria vennero accompagnate all'uscita dai bidelli e da alcuni professori, mentre le sette vennero convocate in un'altra stanza. «Congratulazioni ragazze, siete state le migliori» i professori che le avevano seguite nelle prove durante la giornata erano posti frontalmente alle sette sedute in riga «Ma, devo subito avvisarvi che non siete qui per fare le normali studentesse in una rinomata scuola, bensì, dovrete far fronte ad un compito veramente importante, buona fortuna» ultimate queste parole, degli uomini in divisa militare entrarono nella stanza. Si avvicinarono alle ragazze e le bloccarono, legando loro i polsi e successivamente bendando i loro occhi con una fascia di tessuto nero. Le fecero salire su un furgone e partirono. In quelle condizioni non averebbero mai capito dove le avrebbero portate.

BOMBS: Battle Organization Military B(T)SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora