Finisco di sistemare le ultime cose nella valigia: delle scarpe, una sciarpa, una foto della mia famiglia e ho tutto. Ho preso tutto e me ne sto per andare.
Non ho mai voluto altro da anni, e ora che me ne sto andando fa paura. Fa paura il fatto che cambierà tutto. Il futuro mi spaventa perché il passato ha fatto male e non sono pronta a crollare.
Ma devo farlo. "Hai tutto?" Chiede Micky,il mio fratellino, entrando nella mia camera.
"Mh, si." Dico e prende una valigia per portarla sotto. Ne afferro una anche io, se resto ancora in questa camera potrei scoppiare.
Tutte le borse sono nel taxi, "Ciao mamma, ciao papà." Sorrido e do' un bacio ad entrambi.
"Chiama quando arrivi." Sorride papà.
"Ciao Micky." Lo saluto. E lui ricambia.
Entro nel taxi, mi siedo. La portiera fredda sotto le dita rimane li, aperta e decido che non è così che voglio salutarlo e scendo velocemente. Lo abbraccio forte. "Fai il bravo." Gli scompiglio i capelli.
"Sì e tu non ubriacarti troppo." Ride.
Entro nel taxi e via. Verso casa di Finch.
Quando l'autista accosta vicino al palazzo di Finch lui carica i bagagli nel bagaglio, ma non c'è nessuno a salutarlo vicino all'ingresso. Un piccolo sorriso triste sul suo volto.
Quando sale in macchina lo guardo un attimo, è la persona più forte che conosco.
Mi allungo e lo abbraccio, lui poggia le mani sulla mia vita e lo stringo ancora per un po'. "Hey." Sorrido.
"Hey ragazza del college ribelle." Sorride anche lui.
E la macchina ricomincia a muoversi per le strade affollate. "Sei pronta?" Chiede.
"E tu?"
"Non se ne sono ricordati e non sono tornati a casa." Dice con la malinconia nella voce e lo sguardo presente chissà dove.
"Fottitene di loro, hai me." Sussurro intrecciando le mie dita alle sue e premendo leggermente. "Hai me."
Tre ore dopo siamo davanti all'università, io terrorizzata e Finch divertito dalla mia paura.
"Sei un coglione." Dico a denti stretti.
"E tu sei esilarante." Dice prendedomi a braccetto e ridendo.
"Lieta di essere divertente." Ironizzo. "Ora cerchiamo la segreteria e andiamo a casa."
"Sì capo. Dovrebbe essere da quella parte." Indica una porta in vetro con su scritto "ricevimento studenti".
Sorrido. "Come sei perspicace tesoro."
"Anni e anni di duro lavoro." Sorride anche lui.
Poi si ferma. "Li hai messi." Dice guardando i due orecchini.
"Li ho ribattezzati come i miei nuovi portafortuna. Non potevo non metterli in una giornata come questa."
E sorride di nuovo. Uno di quei sorrisi buttati li a caso, come a dire 'mi stai facendo vivere.'
Di lui mi piacciono anche i suoi sorrisi tristi, gli stanno bene.
Ma ciò che preferisco sono le sue risate. Quando butta indietro la testa e strizza gli occhi.
Quando ride ingoia l'universo.
Il mio migliore amico è stupendo e gli voglio un bene dell'anima.
"Hey." Ci guarda una ragazza bruna con degli occhiali sproporzionatamente grandi.
"Ciao." Diciamo io e Finch.
"Sono incaricata di dare a voi matricole" Sorride "Gli orari e tutto il resto. Questi" ci dà dei foglietti "sono i vostri orari, i libri vi verranno consegnati il primo giorno di lezione. Buona fortuna ragazzi."
Le porte vetrate si allontanano man mano che ci incamminiamo lungo la strada.
"È carina." Sorride Finch.
"Sì certo." Alzo gli occhi al cielo.
"Dai non fare la gelosa." Ride.
"Piuttosto, metti la mappa per il condominio sul cellulare, prima di perderci." Dico e mi concentro sul cielo, è diverso che a casa. Sa di novità ma anche di 'casa', perché è lo stesso cielo ma sta volta lo vedo con un nuovo punto di vista. Quello della libertà.
La strada davanti a noi sembra deserta e ci siamo solo noi, il che non mi dispiace, mi piace stare con il mio Finch.
"Dovrebbe essere qui dietro questo palazzo." Sussurra con la lingua tra i denti in concentrazione.
E lo troviamo, salendo fino al nostro piano, c'è un pianerottolo. E quattro porte.
La mia è l'ultima, quella di Finch è quella di fronte. "Okay allora, disfiamo le valigie e ci troviamo a casa mia alle 7." Sorride. "Andrà tutto bene." Mi lascia un bacio sulla guancia prima di voltarsi e sparire nel tuo appartamento.
La piccola chiave argentata riflette la luce del lampadario nel corridoio e la infilo nella serratura della porta marrone.
È buio dentro, la porta si chiude dietro di me e io non so se voglio accendere la luce.
"Andrà tutto bene." Ripeto nella mia mente le parole di Finch è finalmente premo l'interruttore.
Un grande salotto si illumina, è carino, ma lo cambierò radicalmente.
Giro un po' tutte le stanze, scoprendo infine la mia camera da letto.
"Vuota e fredda. Come me." Penso.
Svuoto tutte le valigie e le borse nelle diverse stanze, scoprendo tanti piccoli dettagli della casa. Mi piace in fondo.
Vado a casa di Finch, e lo trovo a guardare fuori dalla finestra le luci della città già buia.
"Pizza?"
"Pizza."
Prendo il telefono e chiamo la pizza ad asporto. E trenta minuti dopo le pizza sono sul tavolino del salotto e noi litighiamo per le patatine.
***
"Buona notte Finch." Gli do un bacio sulla guancia.
"Buona notte." Mi abbraccia.
Entro nel mio appartamento e mi siedo sul letto, non riuscirò mai a dormire qui.
Prendo un foglio e comincio a scrivere, disegnare e rimango li finché l'orologio non segna le 3 am.
Scrivo perché senza carta e penna non so parlare.
Scivolo fuori dalle coperte dopo soli pochi minuti e prendo il cellulare.
"Non riesco a dormire." Invio a Finch.
Qualche istante dopo sento bussare alla porta, e mi alzo per andare ad aprire.
"Grazie." Sorrido.
Lo prendo per mano e lo porto in camera.
Ci sdraiamo sotto alle coperte e mi avvicino un po' di più a lui. Finché mi abbraccia.
"Ora dormi." Dice.
"Ti voglio così bene." Sussurro e poi sbadiglio.
Lascia un bacio sulla mia fronte e ci addormentiamo così, abbracciati.
Ed è una sensazione bellissima.