Dopo due ore e mezza di aereo e altre due ore di pullman, siamo finalmente arrivati all'Accademia Wilson.
«È... bellissima» dice Elvira, con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa. Ammira la struttura di fronte a noi con aria sorpresa, spostando lo sguardo da una parte all'altra.
«Speriamo lo sia anche dentro» ci scherzo su, ma so già che non mi deluderà. Ho già visto più di una volta le foto dal sito web, e Loris non tardava a videochiamarmi per farmi vedere le aule di studio, la mensa, la biblioteca...
Si presenta in uno stile gotico, e in una forma che ricorda il ferro di cavallo. È circondata da una vasta pianura verde che congiunge con la foresta Sempetra verso Nord, e con la città della Dinastia Riniya verso Sud.
Prima di arrivare alla parte centrale della struttura dalla quale si sviluppano le due ali, una opposta all'altra, dobbiamo uscire dal parcheggio e citofonare alla segreteria per farci aprire il cancello.
Ciò che vedo mi addolcisce gli occhi: c'è un giardino ben curato intorno all'atrio aperto, vari tavoli e panchine dove alcuni studenti stanno studiando e parlando fra di loro, una piscina con in mezzo una fontana che occupa una posizione centrale, uccelli che volano quasi sopra le nostre teste, altri studenti che prendono il sole...
«Forza ragazzi, avrete tutto il tempo per ammirare tale splendore» ci informa il professore mentre ci dirigiamo, ognuno con i propri bagagli, alla segreteria generale. «Una volta dentro, ognuno di voi prenda la chiave della stanza assegnata e cominci a sistemare le proprie cose. Ricordatevi che a mezzogiorno e mezza dovete stare in aula magna per l'accoglienza, vedete di stare in orario.»
«Nome?»
«Zefira Miller.»
La segretaria digita con fare frenetico. Chissà se se ne è accorta che gli occhiali le stanno, lentamente, scivolando dal naso.
«Data di nascita?»
«Quattro aprile del duemila.» o almeno è quello che mi hanno detto i miei.
Ancora deve incrociare il mio sguardo, e un po' la capisco. Ho lasciato che le altre matricole andassero prima di me (non mi piace incastrarmi tra la folla) per starmene seduta e tranquilla ad aspettare il mio turno, perciò sono l'ultima studentessa che deve registrare.
«Una Carnè» dice, forse più a se stessa che a me. Io alzo un sopracciglio.
«Eh, per forza.»
Lo sanno tutti che l'elemento è dato dalle posizioni ancestrali nel momento in cui si nasce. Un Malina per esempio, figlio della terra, non potrà mai nascere a ottobre o a marzo.
«Sei la ventesima Carnè che registro questa mattina» mi confessa, come se me ne fregasse qualcosa. Per carità, ogni quendiano si porta dietro il peso del pregiudizio, ma non ho mai capito tutta questa indigestione per i figli del fuoco. Siamo così passionali, e coraggiosi, e pronti a difenderli...
«Non daremo fuoco all'edificio se è questo che la preoccupa.»
«E per tale motivo, sia benedetta l'evoluzione.»
Roteo gli occhi al cielo, e picchietto le unghie sulla scrivania, impaziente. Voglio solo ricevere il mio piano di studi e le chiavi della mia stanza.
Miss. Simpatia si muove lentamente. Maneggia la tastiera come fossero tasti di un pianoforte. Poi mette a stampare qualcosa. Sbadiglia. Ruba un sorso della sua camomilla. Si sistema gli occhiali, poi si gratta la spalla. Sospira. Recupera i fogli stampati e ci timbra sopra qualcosa.
Che qualcuno le presti la voglia di vivere.
«La tua stanza è la numero 217, ala est secondo piano a sinistra-mi sventola davanti agli occhi l'oggetto tanto desiderato- queste sono le chiavi e questo il tuo piano di studi. Noterai un documento attaccato alle pareti, non ignorarlo: sopra c'è scritto il regolamento che sei tenuta a rispettare.»
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Nel cuore di Altea
FantasyKyle mi diceva sempre «Tra le mie e le tue verità c'è di mezzo il mare.» Maddison che «Sono qui, e sono con te.» Ma Loris e famiglia erano più sul «Sei pazza a voler mettere piede sul continente nemico!» Poi si sono aggiunte Adina, Lilly ed Elvira c...