[ Eccomi di nuovo qui!! Lo so, vi sto rompendo le scatole, ma mi hanno richiesto la seconda parte dell'ultimo immagina che ho scritto ed eccomi qui! C'è voluto più tempo del previsto, tra brainstorming e stesura, ma spero possa piacere lo stesso!^^]
1 mese dopo
« Canestro!» esultò Y/n «Quattro a due» affermò.
« Mica giochi nella squadra di calcio?» domandò Jimin sarcastico.
Erano le tre del pomeriggio di una bella giornata di ottobre e i ragazzi, e le ragazze, stavano giocando nel campo da basket scolastico.
La prima squadra era composta da Y/n, Matthew, Jiwoo, Namjoon (il ragazzo con lo sguardo magnetico), Seokjin (il giovane con il viso perfetto) e Yoongi (il ragazzo che aveva l'espressione annoiata), mentre la seconda era formata da Jimin, Hoseok (il ragazzo solare), Taehyung (il giovane con lo sguardo vago), Somin, J.Seph e Jeongguk (il ragazzo con lo sguardo innocente, che di innocente non aveva niente alla fine).
« Come sei simpatico... Invidioso, eh?» ghignò.
« Non farmi ridere, non posso essere invidioso di te» sbuffò, causando la risata della ragazza.
« Per oggi può bastare» disse Namjoon.
« È ovvio che vuoi finire, avete vinto voi! Pretendo la rivincita» si lamentò Jeongguk, non era mai riuscito ad accettare la sconfitta, essendo eccellente in ogni attività che svolgeva.
« La prossima volta Kook, la prossima volta» il maggiore gli diede una pacca sulle spalle rientrando tra le mura dell'istituto.
Skip time
Era già arrivata l'ora di uscire dall'istituto, considerato dalla stragrande maggioranza della comunità studentesca un inferno, e la comitiva stava camminando verso il cancello.
« Y/n~~» la richiamò Jimin con voce dolce.
« Cosa vuoi?» chiese la ragazza, anche se aveva già intuito cosa volesse.
« Posso venire a casa tua cosicché tu mi possa aiutare in matematica?» propose con la faccia da cucciolo.
« Forse intendi che io faccia i compiti e tu copi» egli sorrise colpevole « E va bene» rispose infine.
« Grazie» saltellò sul posto «Bene, direzione casa tua» indicò la strada con dito.
In quel mese il loro rapporto era diventato indistruttibile, come se fossero fratello e sorella. I loro temperamenti erano molto, troppo simili, il loro orgoglio portava anche a liti pesanti, ma poco li importava: riuscivano sempre a trovare una soluzione.
Camminarono per all'incirca dieci minuti fino ad arrivare nella dimora della giovane. Ella bussò insistentemente alla porta fino a quando non sentì la madre urlare «Sto arrivando, datti una calmata!» causando la sua risata.
« Ciao Mamma» l'abbracciò con un braccio.
« Ciao Y/n, e tu sei...» lo scrutò con sguardo investigatore.
« Park Jimin, amico di sua figlia. Piacere di conoscerla» le porse la mano, sfoggiando un sorriso educato.
« Piacere mio... A cosa devo questa visita?» chiese cortese, tentando di mascherare la sua diffidenza.