CAPITOLO 4

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Erika's pov
Sono davanti agli studi cinematografici insieme a mia nonna, stiamo per entrare a firmare il contratto quando, dall'altra parte della strada vedo parcheggiarsi una range rover nera, poco dopo la portiera si apre e vedo mia madre scendere dall'auto, è vestita in modo molto semplice e casual: indossa dei jeans neri attillati ed una t-shirt "emporio Armani" del medesimo colore, delle scarpe con la zeppa nere ad in ultimo una giacchetta in jeans. Non l'ho mai vista di persona recentemente, se non in televisione in qualche film o serie tv ma devo ammettere che è proprio una bella donna, oltre questo mi assomiglia molto. Ha i capelli ramati, proprio come me e corti, presumo a caschetto, legati in una coda alta, la frangetta perfettamente dritta le ricade sulla fronte ed i grandi occhi nocciola, dal taglio orientale fanno da sfondo ai suoi perfetti lineamenti. Attraversa la strada ed improvvisamente me la ritrovo vicina, per la prima volta dopo molto tempo, sono pochi i metri che ci separano il che mi stranisce totalmente. Istintivamente provo l'impulso di correrle incontro ed abbracciarla ma, di contrasto, quello di urlarle contro chiedendole perchè mi abbia abbandonata, riversarle addosso tutti i miei problemi ai quali non ha mai provveduto e farle capire quanto la sua assenza mi abbia fatto male: vorrei raccontarle della depressione, dei farmaci, dell'autolesionismo, del bullismo a scuola, dell'anoressia e della cardiopatia, di cui soffro dall'età di cinque anni, vorrei che queste cose le sapesse tutte in una volta e che provasse, anche solo per poco il dolore che ho dovuto sopportare e con cui ho dovuto convivere per anni a causa sua, però non dico niente, continuo a starmene in penombra mentre lei vive tranquillamente la sua bella vita priva di preoccupazioni e senza il senso del dovere materno, la guardo e ad un tratto la vedo voltarsi nella mia direzione, ci osserviamo in silenzio per alcuni istanti e noto che i suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime, vederla così suscita in me un senso di profonda tristezza e vorrei solo fiondarmi tra le sue braccia e stringerla forte tra le lacrime mettendo da parte la rabbia e l'orgoglio, ma non faccio nulla ancora una volta, incapace di reagire, mi rivolge un sorriso sincero e pieno di dolcezza che ricambio prontamente anche se con un po' di sforzo, poi la vedo distogliere lo sguardo dal mio ed entrare frettolosamente all'interno degli studi. 
Pochi secondi dopo faccio lo stesso anch'io seguita da mia nonna, mi guardo intorno, è tutto stupendo qui,l'ho sempre pensato, sin da quando da piccola ci venivo con mio padre. L'edificio è molto grande, ed ha più piani, qui ci sono tutte le location delle serie tv e dei film che ho sempre visto in televisione, mi sembra di essere in un sogno, e quasi non credo di essere realmente qui e poter vedere tutte le ambientazioni delle serie più amate da vicino. Ad un tratto una voce maschile mi riporta alla realtà, mi volto in direzione del suono e noto che è Ivan che nel frattempo sta salutando cordialmente mia nonna, alcuni istanti dopo sposta il suo sguardo verso di me ed inizia a parlare.
“Allora tu devi essere Erika, sai mi ricordo di te, ti ho vista diverse volte quando eri piccola insieme ai tuoi genitori, ma sicuramente non potrai ricordarti, è un piacere conoscerti.”
Dice porgendomi la mano in segno di saluto, sarà sicuramente vero che mi avrà vista da piccola, d'altronde conosce i miei genitori da anni ed ha sempre lavorato con loro ma come ha già detto anche lui non ricordo nulla di simile. Ricambio la stretta di mano sorridendo cordialmente, fa lo stesso anche lui.
“Bene, ora se non vi dispiace vi chiederei di seguirmi nel mio ufficio per la visione e la firma il contratto.”
Ci comunica, noi facciamo come dice seguendolo. Arriviamo in un lungo corridoio con molte porte bianche, e lui si ferma davanti ad una di esse dov'è presente il suo nome scritto sopra con un cartello, la apre   mediante una carta magnetica e successivamente la chiave,ci fa entrare per prime e subito dopo lo fa anche lui richiudendola: è un ufficio, è presente una grande e moderna scrivania con un computer e  due sedie davanti ad essa.
“accomodatevi!”
Ci dice indicandoci le sedie per poi andare al suo posto dalla parte opposta, apre uno dei tanti cassetti presenti ed estrae un foglio per poi posarlo sulla scrivania nella nostra direzione.
“Ecco il contratto.”
Afferma, mia nonna lo prende per prima leggendone mentalmente il contenuto,non appena finisce me lo porge e anch'io faccio lo stesso, ovviamente è a tempo determinato dato che Fatima ad un certo punto della serie morirà, così come stabilito dalla sceneggiatura però sono molto felice di fare questa esperienza e che mi sia stata offerta questa opportunità, inoltre la paga è veramente molto alta. Una volta terminata la lettura lo porgo nuovamente a mia nonna che firma per prima nel punto indicato, poi faccio lo stesso anch'io.
“Ecco fatto,tenga.”
Dico porgendo infine il foglio ad Ivan che lo inserisce in una cartellina con il mio nome scritto sopra.
“Bene Erika,sono molto contento che ora tu sia ufficialmente dei nostri.”
Mi dice alzandosi in piedi
“Lo sono anch'io”
Rispondo di rimando
“Ora devo andare a controllare l'andamento delle riprese, se volete potete restare anche voi...ah dimenticavo, inizi tra tre giorni”
Afferma guardandomi
“D'accordo,non vedo l'ora!”
Esclamo felice.
A quel punto usciamo tutti e tre dall'ufficio ed Ivan ne chiude la porta a chiave.
Allora vi lascio, buona giornata e buona permanenza.”
Congeda entrambe e poi se ne va dirigendosi sul set.
“Tesoro, sarei rimasta ma devo andare a fare alcune commissioni, tu fai attenzione e non tornare tardi, ti lascio alcuni soldi per il pranzo,ok?”
Dice mia nonna guardandomi dolcemente per poi estrarre dal portafogli una banconota da 50€
La guardo indecisa se accettarla o meno, sono troppi e non voglio che spenda tanto per me,ha fatto e fa già abbastanza,ogni giorno.
“Nonna,ma sono tantissimi, mi basta qualche euro.”
Dico guardandola dubbiosa,ma lei mi ammonisce subito scuotendo la testa.
“Stai tranquilla tesoro, per la mia nipotina nulla è mai troppo.”
Mi sorride, faccio lo stesso anch'io per poi prendere la banconota che mi porge.
“grazie mille nonna, ti voglio bene.”
Le dico per poi buttarle le braccia al collo stringendola in un caloroso abbraccio. Stiamo così per un po' e poi ci stacchiamo.
“anch'io te ne voglio, moltissimo. Ora vado, tu mi raccomando non fare tardi.”
Annuisco sorridendo mente la guardo voltarsi ed uscire dagli studi.
A quel punto decido di dirigermi sul set per osservare le riprese.
Le telecamere sono puntate su mia madre e su Maggie,stanno girando una scena di pesante litigio tra Zulema e Macarena. Come sempre è impeccabile, sa fare benissimo il suo lavoro calandosi perfettamente nei panni dei personaggi che interpreta, non credo riuscirò ad essere realistica come lei, soprattutto perché ha anni di esperienza alle spalle, però posso provarci. Devo farcela.
“EEE STOP!”
La voce squillante del regista rimbomba per tutta la stanza.
“Avete 10 minuti di pausa e poi si ricomincia per le ultime scene.”
Mia madre si volta e quasi come se avvertisse la mia presenza mi rivolge uno sguardo impassibile. Resta così per un po' e poi come se niente fosse si mette a parlare con le sue colleghe ignorandomi completamente. Non la capisco, prima mi sorride e poi mi ignora? Le faccio davvero così schifo tanto da non rivolgermi la parola? Un senso di rabbia mi avvolge attanagliandomi lo stomaco. Decido di andarmene da lì, non reggendo il suo atteggiamento immaturo e menefreghista. Esco dagli studi con la rabbia che mi ribolle dentro. Cammino per qualche isolato ed entro in un bar. È molto affollato così cerco un posto più appartato e distante dalla gente, mi siedo ad un tavolo e silenziosamente osservo le persone passare fuori.
Il cameriere mi si avvicina chiedendomi cosa voglia ordinare, prendo una semplice bottiglietta d'acqua anche perché in quello stato di tensione non riuscirei sicuramente a mangiare, gli porgo i soldi e lui subito va a prenderla. Torna poco dopo al tavolo porgendomi la bottiglietta ed il resto, lo ringrazio e subito dopo se ne va lasciandomi nuovamente da sola immersa tra i pensieri.
Non faccio altro che pensare a ciò che è successo prima. Non so perchè si comporti così, perché voglia farmi del male più di quanto già ne abbia dovuto sopportare in questi anni, perché non voglia fare la madre e perché sembra quasi che la mia presenza la infastidisca. Non so cosa pensare, a questo punto mi sembra quasi che il problema sia io.

Najwa's pov
Ho finalmente finito le riprese ed ora mi sto dirigendo al bar dove vado di solito per distrarmi un po'. Mi sono comportata davvero male con Erika stamattina, come minimo dopo averla rivista dopo così tanto tempo avrei dovuto parlarle,chiederle come stesse e di raccontarmi della sua vita, il sorriso che le ho rivolto all'entrata degli studi non basta per sistemare tutto, è evidente. Dovrei comportarmi più da madre e meno da attrice e cantante internazionale che si gode la vita mondana senza badare alle sue responsabilità, quando invece dovrebbe farlo. È inutile che voglia instaurare un rapporto con lei se poi faccio un passo avanti e mille indietro. Non è così che ci si comporta,devo capirlo.
Raggiungo il bar ed entro al suo interno mettendomi un cappello e degli occhiali da sole per non fermi riconoscere da eventuali fan che potrebbero essere presenti, non è che non mi faccia piacere incontrarli e stare a contatto con loro ma ora non è il momento.
Mi dirigo al bancone ed ordino un Martini, so che non è il massimo bere a stomaco vuoto ma non mi importa,ho bisogno di calmarmi e l'alcol è l'unica cosa in grado di farlo.
Aspetto qualche minuto in attesa che il cameriere lo prepari e una volta che finisce di farlo me lo porge, lo ringrazio lasciandogli i soldi sul bancone per poi prenderlo ed andarmi a sedere al mio solito tavolo appartato. Mi incammino verso di esso,sto quasi per raggiungerlo ma vedo che è occupato dall'ultima persona che avrei immaginato di vedere qui. Mia figlia Erika se ne sta seduta a guardare le persone che passano fuori con la mente persa chissà dove. Prendo coraggio e decido di avvicinarmi, prima o poi dovrò parlarle ed è meglio che inizi a farlo oggi anziché rimandare ogni volta.
“ciao... posso sedermi?”
Domando titubante,spero mi dica di si,non ho né la voglia né la forza di aspettare ancora,abbiamo perso già troppo tempo, per colpa mia,certo, ma quel che è sicuro è che non tornerà indietro, ed anzi, continuerà a scorrere senza mai fermarsi e non sappiamo quanto ce ne sia ancora quindi vada come vada, non voglio perdere un solo secondo in più lontana da lei.
Nel sentire le mie parole improvvise alza lo sguardo quasi spaventa, è evidente che non si aspettasse di vedermi.
“siediti pure, me ne stavo andando.”
Il suo tono di voce è duro e mi guarda negli occhi assumendo un'espressione  totalmente indecifrabile, la guardo, incastrando lo sguardo al suo e nelle sue iridi smeraldo riesco a vedere il disprezzo nella sua forma più pura, ciò mi provoca un forte dolore al petto, come se venissi improvvisamente pugnalata da cento lame. La vista mi si offusca ma riesco a vederla alzarsi intenzionata ad andarsene, non potrei sopportare un gesto simile da parte sua in questo momento, perché significherebbe perderla un'altra volta e non posso permetterlo.
Mi volto velocemente e le afferro delicatamente un braccio.
“lasciami! Non ho niente da dirti!”
Esclama alzando la voce. Alcuni tra i presenti si girano rivolgendoci sguardi confusi, devo parlarle, voglio farlo,ma non qui,ci sarebbero troppe orecchie indiscrete.
“tu non avrai niente da dirmi, ma io si, e ti prego di ascoltarmi.”
Smette di dimenarsi e a quel punto allento ulteriormente la presa al suo braccio, fino a lasciarlo completamente, non so se scapperà,ma voglio fidarmi.
Si volta nuovamente nella mia direzione e torna a sedersi al tavolo, svogliatamente.
“sentiamo, cos'è che vorresti dirmi, mamma?”
Mi domanda portandosi le braccia al petto annoiata, pronuncia quest'ultima parola con sarcasmo ed io avverto un'ulteriore fitta ma cerco di non farci caso continuando a guardarla.
“devo parlarti. Voglio raccontarti tutto ciò che hai sempre voluto sapere in questi anni,dare una risposta alle tue domande.”
Osserva ogni mio movimento con uno sguardo freddo e distaccato, poi continua a parlare.
“e se non volessi ascoltarti?”
Domanda con indifferenza, porrebbe essere una possibilità, ma spero non sia così.
“Non posso importelo ovviamente, ma spero lo farai.”
Ammetto sincera con la speranza di smuovere qualcosa dentro di lei.
Ci guardiamo in silenzio per un po' ma lei lo interrompe iniziando a parlare.
“d'accordo, sono curiosa di sapere cos'hai da dire...certo che ce ne vuole di coraggio per fare ciò che hai fatto tu e sparire per anni per poi ricomparire dal bel mezzo del nulla.”
Afferma ridendo, è una risata isterica, cattiva, quasi sadica, però ha ragione, mi sono comportata davvero male e adesso merito le conseguenze.
“preferisco non parlare qui, non mi piace l'idea che qualcuno possa sentirci,se ti va potremmo andare a casa mia.”
Mi alzo voltandomi a guardarla, continua a rimanere seduta al suo posto per un po', ma poi finalmente si alza e mi raggiunge, sono felice che lo abbia fatto.
Usciamo dal bar e saliamo in macchina dirette a casa mia, le racconterò tutto,spero possa perdonami.

//Spazio autrice//
Ciao a tutti? Come state? Spero bene, per me in questi giorni non è stato proprio così ma ora va meglio,sono a casa da lunedì e in questi giorni sto cercando di dedicarmi il più possibile a voi e a scrivere, spero che il capitolo vi sia piaciuto,se così fosse non esitate a farmelo sapere nei commenti e,se vi va, lasciate anche una ⭐
Vi voglio bene,a presto.
~D🌹💗

Così lontane ma così vicine •NAJWA NIMRI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora