Mi aggrappai anche con l’altra mano alla cosa solida che mi aveva salvato la vita. Solo allora mi resi conto che era una scala. Volsi il mio sguardo verso il soffitto e vidi una botola. Pian piano cominciai a salire la scala sul muro. Non ero mai stato un ragazzo atletico e le ‘’ammaccature’’ che mi ritrovavo sul corpo non rendevano le cose più facili. La caviglia destra mi doleva molto ma non mi scoraggiai. Arrivai all’ altezza della botola e cercai di spingerla. Al primo tentativo non accadde nulla ma poi si alzò leggermente. Ci misi un po’ per tirarmi su ma alla fine ci riuscì. La stanza era buia e non si vedeva nulla, gattonai verso una parete e dopo essermi messo in piedi cercai un’ interrutore . Ora capivo come si sentivano in non vedenti, era una sensazione orribile. Non si vedeva nulla e così tastai in cerca di qualcosa. Più volte toccai qualcosa di rigido e lungo come un bastone e alla fine riuscì a trovare l’ interruttore. Appena accesi la luce ci misi un po’ ad abituarmi perché la luce mi accecava, ma poi rimpiansi di averlo fatto. Sette corpi erano attacati ai muri della stanza, cinque erano già da tempo diventati ossa mentre gli altri due erano in carne. Andai a quello più vicino che stava rivolto verso il muro e lo toccai. O mio Dio appena toccai la pelle le mie dita vi si affondarono. Era in decomposizione . Non riuscì a non emettere un grido davanti a quella visione orripilante . Mi feci coraggio e andai all’altro. Era un ragazzo sui vent’anni le mani erano legate mentre la testa rivolta da un lato. Con estrema cautela girai la testa con il mio piede e anche qui non riuscì a trattenere un urlo. Due stecchi erano stati infilzati nelle palpebre, gli avevano accecato gli occhi. Mi avvicinai e appoggiai l’ orecchio sul suo petto. Respirava ! Lo chiamai più volte ma non rispose così cercai dell’ acqua nella stanza ma non c’ era. Mi ricordai che ero venuto lì poiché il corridoio era inondato così mi avvicinai alla botola e guardai giù. La corrente d’acqua si era fermata lasciando delle pozzanghere sul pavimento. Cercai di scendere ma non ce la facevo. La gamba faceva troppo male. Così pensai che l’unico altro modo per svegliarlo era l’ urina. All’ inizio non successe nulla poi dopo altri schizzi tossì.
– Ei.. mi senti ? -Si … si – disse con voce fioca - Come ti chiami ? - Richard… ma chiamami Rick - Ok. Come ti senti ? Hai qualcosa di rotto ?
– No.. penso di no. Pero' mi fa male la testa. Ma come mai e tutto buio ?
– Erick la luce è accessa, sei tu che non vedi
– Come mai … o mio Dio.. non dirmi che ..
– Mi dispiace.. – Sono cieco… SONO CIECO ! - Calmati Erick … - SONO CIECO ! Sono cieco ! – cominciò ad urlare, e poi cominciò a piangere . Lo abbracciai mentre le lacrime uscivano a fiotti . La sua testa appoggiata alla mia spalla mentre il mio mento sulla sua testa. Quando si riprese gli slegai le corde che erano ai polsi e alle caviglie. Gli raccontai di Kate e del ragazzo decapitato. Mi ascoltò i silenzio e poi
- Pensi che faremo la loro stessa fine? - Spero di no – dissi incerto, d’altronde non volevo farlo preoccupare ulteriormente. Aveva appena scoperto che non avrebbe potuto vedere e forse eravamo in mano di un maniaco che si divertiva con le nostre misere vite. Lo rassicurai dicendo che avrei preso cura di lui e che tutto sarebbe andato per il meglio. Lo lasciai seduto e intanto mi alzai per trovare una via d’ uscita da quella stanza. Toccai ogni pietra in cerca di almeno un passaggio segreto ma niente, non so’ quanto tempo passò forse minuti o addirittura ore . Capì che l’ unica via d’ uscita era scendere al piano di sotto attraverso la botola . Spiegai a Rick come stavano le cose e che sarebbe stato molto faticoso poiché lui non avrebbe visto nulla e quindi io sarei stato la sua guida mentre lui mi avrebbe dovuto ascoltare attentamente, ce l’avremmo fatta . Prima di cominciare a scendere mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Anche se era più grande di me di qualche anno provai un moto d’affetto verso i suoi confronti, era grande ma ora non significava nulla ora poiché doveva essere guidato come un bambino che cammina per la prima volta. Era il fratello che non avevo mai avuto. Cominciai la discesa. Dopo due scalini mi fermai e dissi a Rick di sedersi sul bordo, poi aggrappandomi bene con una mano presi il suo piede e lo poggiai sullo scalino.
– Bravo, ora anche l’altro piede… così .. bravo. Ora piano piano voltati verso gli scalini – stava andando bene - Ora che faccio? - Stai andando benone Rick, ora che sei nella mia stessa posizione quando dico destra sposta il piede destro in giù, mentre quando dico sinistra fai la stessa cosa ma con l’altro piede. Tutto chiaro ? - Si Darren, e… grazie in anticipo per quello che stai facendo – mi disse timidamente
- Non c’è di che amico, vorrà dire che quando usciamo di qui mi offrirai il pranzo – dissi ridendo, poi cominciammo a scendere. Mancavano un paio di metri alla fine ma all’ improvviso la mia caviglia dolente si capovolse, persi l’equilibrio e caddi. L’ ultima cosa che ricordo è che caddi come un corpo morto cade.
