Il Viaggio

58 5 0
                                    

Hey... Mi stavo chiedendo... Se io fossi lì con te, cosa faresti? Cosa mi diresti?

Se tu fossi qui sarei felice e ti proporrei di fare un giro per la zona, al centro commerciale o se possibile a Roma

Sarebbe una bellissima proposta.

Ma non si può fare

Eh lo so

Ti va di sapere cosa farei io?

Dimmi

Ti abbraccerei e, sorridendo, ti direi "facciamo un giro?"

Passarono giorni, poi, essi diventarono mesi, fino a quando quel momento non arrivò.

Dovevamo fare una visita guidata a Roma all'inizio del mese di luglio quando ormai la scuola era già finita con il professor C, che nella scuola media in cui andavo fino all'anno precedente insegnava religione. Nonostante io fossi ormai in prima superiore, al contrario degli altri ragazzi che partecipavano al viaggio, il prof mi fece lo stesso partecipare (lui infatti non era stato in grado di portarmici, insieme ai miei allora compagni di classe, e ci aveva dato la possibilità di recuperare la gita, ormai pagata e non rimborsabile, l'anno seguente). Nel mese di marzo era riuscito a contattare i suoi ex allievi e chiese a tutti noi se avevamo intenzione di recuperare quel viaggio, o se, ormai, non ci interessasse farlo, nonostante avessimo già anticipato alcuni pagamenti. Io accettai, insieme a pochi altri.

La data della partenza era fissata per il 30 giugno; saremmo stati lì tre giorni, e, in quei tre giorni, dovevamo visitare i principali luoghi turistici della città di Roma: i Fori, Chiese, Città del Vaticano...

La mattina del 29, mi sentivo una pentola a pressione, piena di emozioni -gioia, entusiasmo, ansia, panico-, facevano gara per affiorare sul mio volto che, in quel momento, sembrava volerle rappresentare tutte, risultando più buffa che altro.

Era la mattina del 29 giugno e non avevo ancora preparato le valigie per partire; era la mattina del 29 giugno e non lo avevo ancora avvisato che stavo per andare nella sua città; era la mattina del 29 non avevo preparato le valigie, non avevo fatto colazione, non lo avevo avvisato che stavo per andare nella sua città ed ero ancora sdraiata sul letto per guardare un soffitto!

Forse perché ero molto concentrata sul soffitto, forse perché la mia testa era piena di emozioni contrastanti, non mi accorsi di mio padre nella stanza finché una bottiglia di acqua fredda non venne rovesciata sulla mia faccia e un urlo stridulo non uscì dalla mia bocca.

Scattai in piedi, andai in cucina, e con tutta la calma del mondo, cominciai a fare colazione.

In men che non si dica, mi sono lavata e vestita ed ero pronta per andare al supermercato a comprare tutto il necessario per partire.

Tornata a casa, era pronto il pranzo e, appena finito di mangiare, preparai la valigia per il giorno dopo: misi dentro quattro cambi, bagnoschiuma e shampoo, il mio pigiama e altre cose, che a ripensarci, potevo risparmiare di portare (tipo: asciugamano, salviette e una scatola vuota per mettere la biancheria sporca).

Il resto della giornata lo passai seduta vicino alla scrivania nella stanza che, purtroppo, condividevo con mia sorella a scarabocchiare sulla mia agenda: "Non mi ricordo com'è la città, visto che sono passati 4 anni dall'ultima volta che ci ho fatto visita. Vorrei visitare le cose che non sono riuscita a vedere quel giorno, ma non mi dispiacerebbe se incontrassi anche quel ragazzo..."

Si fecero le 21:00 e decisi che era giunto il momento di andare a dormire, in vista della partenza prevista per le 5:00.

Ormai quell'orario era arrivato. Il pullman che avrebbe dovuto portarci a Roma era pronto: le valigie di tutti, comprese le mie, erano già state caricate nella stiva e io attendevo il mio turno per salire. Data la quantità di ragazzi che avevano aderito, dovetti aspettare un po', ma una volta preso posto presi il telefono, aprii WhatsApp

Sogno di un Tramonto RomanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora