Capitolo tre: Libertà - parte 1

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Era corsa via d'istinto, fermandosi dopo chissà quanto tempo, accorgendosi solo in quell'istante di dove si trovava. Il parco di Magnolia era il più conosciuto in tutta Fiore, questo grazie alla vastità di piante che vi si potevano trovare, nonché ai famosi ciliegi, protagonisti, nemmeno poche settimane prima, del tradizionale Hanami. Anche nella leggera oscurità portata dalla sera, i petali Sakura erano sovrani indiscussi della vista che si stagliava di fronte agli occhi color cielo, ostacolati in parte dall'umidore che li ricopriva, dell'albina e il cuore non sapeva se soffrirne o esserne lieto. Da un lato adorava quella vista, ma dall'altro, quei petali rosei le ricordavano la causa del suo malessere. Si sedette sotto uno dei ciliegi, il più antico, che per la sua grandezza spiccava tra quelli presenti, e alzò gli occhi verso quelle stelle, quasi a chiedere loro consiglio, qualcosa che aiutasse a cessare il dolore di quella crepa dolorosa che si era aperta nel petto, nell'esatto istante in cui i suoi occhi si erano posati su quell'immagine. Natsu, il suo Natsu, quello che sarebbe diventato suo marito tra pochi mesi, abbracciato ad un'altra ragazza. Era normale in fondo, la bionda, di cui le era ancora sconosciuto il nome, aveva gli occhi lucidi, e Natsu non era il tipo di lasciar piangere qualcuno senza far nulla, a maggior ragione essendo presente. Lo sapeva, sarebbe stato infantile prendersela per un semplice abbraccio, e Lisanna Strauss non era mai stata infantile. Era fatto così lui, e la ragazza per un momento sorrise nel ricordare tutte le volte che l'aveva consolata, dalla scena strappalacrime di un film d'amore, fino alla perdita dei suoi genitori -il sorriso le si allargò, si erano messi insieme poco tempo dopo- e tutte le volte il rosato non si era risparmiato pur di vederla sorridere ancora, riuscendo nel suo intento.
Non era mai stato il classico macho man Natsu Dragneel, e sapeva essere un vero uomo, come diceva sempre suo fratello Elfman, anche attraverso la dolcezza...
Ma quell'abbraccio... quello sguardo.... quelli erano chiari segni che era finita, e Lisanna vedeva realizzarsi la sua più grande paura, scoperta tale solo pochi minuti prima, in cui aveva visto per la prima volta gli occhi verdi del ragazzo in quel modo. Faceva male, un male cane, ripensare a quegli occhi così... così pieni di dolcezza... così pieni, si, doveva ammetterlo, d'amore.
Era forse azzardato dirlo, ma lei lo aveva sempre capito quello che provava il rosato, semplicemente guardandolo negli occhi. Adesso, quell'arma a doppio taglio stava facendole sentire quanto sapeva far male quella parte mai scoperta prima, infilzandosi in quel muscolo al centro del petto, facendolo torcere dal dolore, finendo col farlo sanguinare copioso. Non aveva dubbi -ironia della sorte, nemmeno in quel momento di sofferenza quella certezza vacillava- sul fatto che, in quei due anni d'amore, Natsu le avesse dato tutto, che l'avesse amata davvero, come lei d'altronde. Ma quello sguardo... quello non glielo aveva mai dedicato, forse neanche Natsu si era accorto di avere quella luce negli occhi mentre guardava la bionda che si, era molto bella, ma capiva non fosse per quello che il rosato la guardava così.

Poteva lottare, tenersi quello che era il suo uomo, ma a che pro? Quello sguardo non lo aveva mai avuto -e ne aveva avuti tanti di sguardi colmi d'amore da parte sua- e non era certa che sarebbe stato diverso dopo quella sera. Ma il punto era se ne fosse stata lei la destinataria o meno... Le lacrime continuavano a scendere copiose man mano che la consapevolezza di quella che era, inevitabilmente, la fine si spandeva spietata nella mente. Il suo cuore però sapeva che non poteva arrendersi così facilmente, e di Lisanna Strauss non si poteva dire che non lottasse per ciò a cui teneva. Dentro di lei c'era ancora qualcosa che la spingeva a tornare da Natsu e farsi spiegare cosa stava succedendo, così da poter tornare a sorridere insieme. Ci doveva essere una spiegazione plausibile no? E bastava parlarsi per risolvere tutto... no?
Mentre i due pensieri si davano battaglia nella mente e nel cuore della ragazza, ella capiva che c'era una sola cosa da fare, e la fece, recuperando il telefono dalla pochette verde-acqua -pensare che si era vestita carina sperando di fargli una sorpresa, e invece, la sorpresa, l'aveva ricevuta lei....- e aprendo la rubrica.
Ripescò in fretta il numero, e digitò velocemente il messaggio. Doveva chiarire in quel momento, una volta e per tutte...

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