1. Scelte sbagliate

219 12 3
                                    

Disclaimer:
Nonostante l'opera presenti nomi e fisionomie di persone realmente esistenti (in questo caso il gruppo musicale "One Direction") ogni cosa narrata o descritta all'interno di questa storia è frutto di pura fantasia. I personaggi letterari non hanno nulla a che fare con la loro controparte realmente esistente.

È assolutamente vietato copiare o tradurre la seguente storia, che non può essere riportata in nessun altro luogo\sito al di fuori del mio profilo (ismile4OneD). Ricordo che questa è comunque una storia originale, e che come tale è protetta dalla legge sul copyright. Qualsiasi trasgressione ai diritti d'autore avrà le sue conseguenze.

***

A Viviana,
che è stata la prima a leggere questa storia.
Ti voglio bene.


Messaggio registrato il quattro aprile.

«Ehi... è tipo la terza volta che provo a chiamarti, ma a rispondermi è sempre la tua segreteria quindi eccomi qui» seguì il suono di un sospiro, probabilmente il preludio di una crisi di pianto che non sarebbe tardata ad arrivare. «So bene che il nuovo lavoro ti porta via molto tempo, così come so bene che non deve essere facile nemmeno per te. Ma... cerca di comprendermi, non ci vediamo da quasi un mese e le poche telefonate che tenevano ancora in vita il nostro rapporto sono via via scemate fino a sparire del tutto. Non so cosa pensare, quindi ti prego... quando ascolterai questo messaggio, richiamami».

Bip.

Lavoro. Al suono di quelle sei lettere le mie labbra si curvarono in un sorriso carico d'amarezza, mentre un doloroso formicolio mi mandava lo stomaco in subbuglio. Non sapevo dire quale dei due fosse il sentimento predominante, ma di una cosa ero certo: il mix di vergogna e senso di colpa che in quel momento mi scorreva nelle vene bastava per auto-convincermi di essere un brutto verme schifoso. Lei neppure sapeva cosa facessi realmente.

Messaggio registrato il sette aprile.

«Che fine hai fatto bello? È da un po' che io e gli altri non ti vediamo alle lezioni» disse un mio compagno universitario, in uno spiccato accento irlandese, prima di scoppiare in una fragorosa risata. «Ho fatto una scommessa con Josh. Secondo lui hai messo incinta la tua tipa e sei scappato in Messico, io ho puntato venti bigliettoni che non avresti le palle per fare una cosa simile... intendo di mettere incinta qualcuna, non di scappare in Messico. Quindi sarà meglio per te che abbia ragione io, o giuro su quanto amo l'Irlanda che ti picchio a sangue».

Bip.

Messaggio registrato il dieci aprile.

«Ok, sai una cosa? Nessun problema. Volevi rompere con me? Bastava dirlo!» e questa volta nemmeno cercò di nascondere le lacrime che gli stavano incrinando il tono di voce, di solito calmo e apprensivo. Fu come ricevere una coltellata su un fianco. «Ma almeno abbi il coraggio di dirmelo in faccia, credo di meritare un minimo di rispetto da parte tua... »

Bip.

La segreteria non emise più nessun suono, facendo sprofondare il mio appartamento in quello stato di assoluto silenzio che molte volte avevo usato come rifugio mentre scappavo da pensieri e persone. Ma quel giorno avevo così tante immagini ad annebbiarmi la mente che dovetti aggrapparmi al braccio del divano per non rischiare di inciampare sui miei stessi passi. Sentivo i polmoni contorcersi e dimenarsi, famelici e bramosi di quanta più aria possibile le mie narici potessero aspirare, mentre il cuore diventava un unico martellante ronzio. Un attacco di panico, nulla di nuovo, nulla per cui valesse la pena spaventarsi... qualche goccia di diazepam sotto la lingua avrebbe riportato tutta alle realtà. Ma c'erano cose che neppure il mio flaconcino di gocce da 20 ml potevano curare, tipo le scelte sbagliate. Quelle sarebbero rimaste indelebili, come cicatrici ben marcate e distinte sulla pelle. A differenza che, alle cicatrici dopo un po' ti abitui, le scelte sbagliate ti perseguiteranno per sempre.

Kind of Deal | SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora