Eli.
Novembre 2019.
Il freddo delle mura della chiesa pervase il corpo di Elisa provocandole un leggero riflesso delle articolazioni della mano destra, il maglione dal collo alto le fece ricordare quanto odiasse i negozi di fast fashion, non la scaldava in nessun modo, "d'altronde.." si chiese "potrà mai qualcosa scaldarmi da oggi in poi?" un brusio allontanò quel pensiero.
Eli si voltò di scattò e finalmente lo vide arrivare, o almeno quello che ormai rimaneva di lui, una grande scatola di legno livellato marrone, se non fosse che tutti non facevano che ripeterle che quello era il momento di salutare il corpo di Matteo, lei avrebbe tranquillamente potuto crederlo ovunque nel mondo, si perse ad immaginare come sarebbe stato buffo aprire quella cassa e non trovarci nessuno, vedendolo ad un tratto entrare in chiesa e dire <<Ve l'ho fatta, ci siete cascati tutti!>> anche se infondo quello sarebbe stato più uno scherzo alla Eli che un qualcosa che davvero avrebbe potuto architettare uno come Matteo.
Il corteo funebre avanzava per la navata e lo sguardo di Elisa lo accompagnò per tutto il percorso, come se avesse paura che distraendosi lo avrebbe perso per sempre, poi ad un tratto lo perse davvero; dall'altro lato dei banchi appoggiato ad un'enorme colonna di marmo, Federico assisteva allo stesso triste rituale, Eli rimase a fissarlo per qualche secondo, l'organo a canne suonava una nenia profonda, e triste e spenta, si guardò intorno, doveva essere lì da qualche parte, Cesare, ma le sembrò di non trovarlo, allora abbandonò la ricerca e tornò sul marrone profondo e triste e spento della nuova casa di Matteo.
Ai primi banchi disperatamente abbandonata al suo dolore, Anna, la donna più dolce che Elisa avesse mai incontrato nella sua giovane vita, i capelli rossi, lunghi e grassi le cadevano sulle spalle ed erano pesanti e disordinati, alcune ciocche le erano rimaste dentro il colletto della maglia, un cappotto nero copriva la sua figura, buttato addosso con disinteresse e incuria. Ogni tanto gettava la testa in avanti e piangeva e si dimenava così forte che la pelle di Elisa si drizzava e la faccia le si accartocciava perchè quel richiamo straziante di madre le strappava il cuore dal petto ad ogni lamento. Anna sapeva che quel dolore, quel mostriciattolo che le si era aggrappato alla schiena, pesante e brutto, l'avrebbe perseguitata per tutta la sua vita, non ci sarebbe stato luogo o tempo in cui sarebbe potuta sfuggirgli e lei da meravigliosa madre qual era l'avrebbe nutrito e dissetato e se lo sarebbe portato in grembo fino alla fine dei suoi giorni con l'unica lontana speranza che quel dolore dopo la morte gli avrebbe dato la serenità di incontrare suo figlio un'altra sola volta.
Elisa era entrata in quel pensiero così intensamente che le venne improvvisamente un conato di vomito, se avesse potuto anche lei vomitare quel rimorso che le si era seduto sullo stomaco dal giorno del suicidio, forse sarebbe potuta andare avanti senza dover tornare indietro, senza dover rivivere ogni attimo di vita che aveva condiviso con Matteo e lei dentro di sè sapeva che infondo se lui solo le avesse dato un motivo, una spiegazione, una lontana ragione, forse lei avrebbe potuto dimenticarlo e vivere la sua vita giorno per giorno, guardandosi ogni tanto indietro e sorridendo di quegli anni, ma evidentemente Matteo la odiava e odiava Federico e Cesare e aveva scelto il silenzio e se li era trascinati con lui, con la stessa leggerezza con cui ogni volta li convinceva a fare qualcosa di stupido o di immaturo; era questa la verità, Matteo li aveva condannati, tutti e tre, lasciandoli a convivere per tutta la vita con la peggiore delle pene: il rimorso.
Il parroco di San Giovanni dal presbiterio della chiesa aveva iniziato a celebrare la messa funebre quando nelle orecchie di Elisa una musica elettronica iniziò a rimbombare e le attraversò i timpani come un fiume di ricordi sonori che le allagava la mente, iniziò a strizzare gli occhi, a muovere la testa, era come se un il ronzio di una mosca le si fosse piantato nell'orecchio, si guardò intorno e sperò che nessuno la stesse osservando, doveva essere la tortura che stava aspettando, quella canzone, quella sera, il suo personale cerchio dell'inferno le stava possedendo la mente. Niente può essere più potente e più doloroso di un ricordo felice.
Agosto 2019.
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La purezza
General FictionIo ho una teoria. La mia teoria si basa sui momenti, su quei microscopici attimi che ci rendono quello che siamo, su quei millesimi di secondo in cui una scelta, seppur piccola, fatta da qualcuno in un giorno qualunque, possa averci cambiato per sem...