Capitolo 4

1.8K 103 3
                                    


Michael posò il telefono sbuffando. Erano ore che stava provando a chiamare Melody, ma senza risultato. Non aveva minimamente pensato alla ragazza quando era scappato velocemente dal Blood. Era arrivato a casa alla velocità della luce facendo anche le scale due a due. Si era poi buttato sul letto e aveva chiuso gli occhi cercando di scacciare dalla sua mente la strana sensazione che gli aveva dato il tocco di Aurelius.

Poi si era addormentato senza nemmeno accorgersene e solo la mattina dopo, appena sveglio, gli era ritornato in mente il fatto che aveva praticamente lasciato da sola Melody quando aveva promesso ai suoi genitori di riportarla a casa sana e salva.

Era stato da all'ora che aveva provato a chiamare al cellulare più volte la ragazza, ma lei non gli aveva minimamente risposto.

E si stava preoccupando davvero tanto. Okay, Melody era una dormigliona ma ciò non significava che non poteva sentire il telefono per tutte le volte che l'aveva chiamata.

Michael sbuffò nuovamente dando un'altra occhiata al telefono che non segnava nessuna notifica per sua sfortuna.

Si alzò dalla sedia sulla quale era seduto per andare ad aprire il frigorifero e capire cosa potersi mangiare per pranzo. Fu proprio in quel momento che il suo cellulare prese a squillare. Il ragazzo non ci pensò due volte e si fiondò sull'apparecchio elettronico aprendo la chiamata non appena vide il nome di Melody che lampeggiava sul display.

-Melody finalmente!- disse lui con un piccolo sorriso sulle labbra. Stava bene e questo era l'importante.

-non sono Melody- disse una voce maschile dall'altro lato del telefono che Michael non riconobbe.

-cosa...- disse il biondo ma venne nuovamente interrotto da quella voce.

-dovevi stare attento a nostra figlia e non lo hai fatto- solo dopo quelle parole Michael capì che si trattava del padre della ragazza. Ma come era venuto a sapere che non aveva accompagnato la figlia a casa?

-si è allontanata da me mentre parlavo con una persona e poi non sono più riuscito a trovarla- mentì il ragazzo. O meglio disse una parte della verità, di certo non poteva dire al padre della ragazza di essere scappato da uno che voleva portarselo al letto senza pensare minimamente a Melody anche perché la rossa lo aveva veramente lasciato da solo.

-e quindi mi vuoi dire che non trovandola te ne sei tornato a casa?- chiese ancora l'uomo che aveva davvero un tono di voce troppo strano secondo i gusti di Michael.

-no, ho aspettato fino a quando non sono usciti tutti dal locale. Ma non l'ho più vista- altra menzogna, ma quel locale era stracolmo di gente e lui non avrebbe mai trovato Melody.

-Melody è morta- quelle tre parole bloccarono sul posto il ragazzo. In che senso Melody era morta? Com'era possibile. Michael non riusciva a parlare. -l'hanno trovata questa mattina in una via vicino casa nostra dissanguata. La polizia ha detto che conoscono già l'assassino e che se ne occuperanno loro visto che è un serial killer, ti ho chiamato solo perché ho visto con quanta insistenza la stavi telefonando. Nonostante io sappia che tu sei un bravo ragazzo non posso perdonarti per quello che è successo alla mia bambina quindi gradirei di non vederti più- e così dicendo l'uomo chiuse la telefonata lasciando Michael ancora immobile con il telefono attaccato alla faccia e con le lacrime che iniziavano a scendere.

Era vero che a volte mal sopportava quella ragazza, ma era anche l'unica vera amica che aveva all'università e l'unica che aveva cercato di parlargli nonostante lui l'allontanasse.

Sapere che era morta così lo faceva sentire davvero in colpa anche se sapeva che colpe non ne aveva visto che era stata Melody ad allontanarsi da lui. Okay, doveva stare più attento ma....

No, non ce la faceva a trovare una giustificazione valida per la quale non fosse colpa sua la morte di Melody. Era stato lui quello che aveva lasciato da sola la ragazza al Blood e aveva fatto una cazzata enorme.

Nonostante il padre di Melody gli aveva chiaramente detto una settimana prima che non voleva avere niente a che fare con lui, Michael si presentò lo stesso al funerale della ragazza. Glielo doveva. Stette tutto il tempo in disparte a guardare quella bara bianca con il senso di colpa che minuto dopo minuto saliva sempre più a galla.

Era già la seconda volta che qualcuno moriva per colpa sua ed era veramente distrutto dentro. Prima sua madre, poi la sua migliore amica. Quante altre persone doveva perdere e soprattutto quante altre volte doveva restare da solo.

E se invece il suo destino era proprio quello di rimanere da solo? Si, probabilmente era quello il suo destino, restare da solo fino a quando non sarebbe morto anche lui. Oppure mettere fine alla sua vita, ma fare ciò non era giusto nei confronti di sua madre che si era sacrificata per lui.

Michael sospirò e, a funzione finita, fece per uscire dalla chiesa ma venne prontamente fermato da un omone rosso con le lentiggini che riconobbe subito come il padre di Melody.

-ti avevo detto di non farti vedere, se ti vede mia moglie ti ammazza con le sue stesse mani- gli disse con tono di voce praticamente incoloro.

-mi dispiace, ma volevo dare un ultimo saluto a Melody- rispose a bassa voce Michael.

-tutto questo non sarebbe successo se tu non l'avessi persa di vista-

-non sarebbe successo se io avessi rifiutato l'invito come volevo fare. Vostra figlia era davvero testarda è riusciva sempre ad ottenere quello che voleva e io sono sempre stato troppo debole per poterle dire di no. Mi dispiace- rispose Michael che sapeva perfettamente che era partito tutto da quel stramaledetto si che aveva detto alla ragazza.

-le stai dando la colpa?- chiese l'uomo che si stava arrabbiando.

-no, la colpa è solo mia- gli rispose Michael abbassando il capo e uscendo definitivamente dalla chiese.

Sangue "divino"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora