Harry Styles e l'ordine del principe

5K 191 89
                                    

Harry's Pov.
È passata una settimana da quando sono arrivato a palazzo, una settimana che non vedo la mia famiglia, una settimana da quando ho fatto amicizia con Niall e Liam e, in fine, una settimana da quando il principe mi ha chiamato nella sua camera la prima volta.
Come mi ero ripromesso non ho resistito all'insistenza dell'uomo, ma nonostante questo non posso di certo dire di non trovare attraente il principe.
I suoi capelli lisci e setosi che ricadono disordinati sulla fronte, gli occhi azzurri come il cielo più limpido e le labbra rosse e sottili sono ormai diventati pensieri e desideri fissi nella mia mente.
Credevo che il principe dopo il terzo rifiuto si sarebbe stancato di me, ma non lo ha fatto.
Ogni seria di questa settimana mi ha richiamato nella sua stanza e ha parlato con me, ha riso e mi ha fatto sentire a mio agio, per poi, però, fiondarsi sul mio collo cercando di farmi cedere.
Mi sto dirigendo nuovamente nella camera dove ho imparato a conoscere il principe assieme a Paul, la strada è ormai quasi diventata familiare.
Appena entro dalla porta gli occhi azzurri si incatenano immediatamente ai miei verdi.
-Harry, vieni, siediti qui- afferma spostandosi leggermente di lato dandomi la possibilità di sedermi sul morbido letto accanto a lui.
-Come stai oggi?- chiede premuroso.
-Bene, il cibo oggi era particolarmente gustoso- rispondo sinceramente.
-Ne sono davvero contento- sorride felicemente provocandomi una specie di fastidio allo stomaco.
-Voi come state, principis?- domando curioso di sapere come l'uomo di fronte a ma ha passato la giornata.
-Puoi chiamarmi Louis se lo desideri- afferma in modo sicuro ed io mi trovo totalmente sorpreso.
-Ne siete sicuro?- domando così da assicurarmi da non commettere passi falsi.
-Certo Harry, chiamami Louis- annuisce ed io arrossisco.
-Quindi, Louis, come avete passato la vostra giornata oggi?- chiedo nuovamente, questa volta con il nome del principe.
Pronunciare il suo nome mi fa sentire importante, solo i suoi familiari hanno il diritto di farlo.
-Mi sei mancato- asserisce il ragazzo maliziosamente facendomi nuovamente arrossire, non mi aspettavo che iniziasse a provarci in maniera così spudorata.
-Posso farti una domanda?- chiede abbassando leggermente il volume della voce ed io annuisco ancora imbarazzato dall'affermazione precedente.
-Hai mai avuto una ragazza, Harry?-
Ok, ora lo fa di proposito a volermi mettere in imbarazzo.
-No, io non ne ho mai avuta una-
-E un fidanzato?-avvicina il suo viso al mio alzando un sopracciglio.
-Neanche- dichiaro, dopo queste mie parole le sue sopracciglia scattano verso l'alto.
Solleva una mano e la poggia sulla mia guancia, incatena nuovamente gli occhi nei miei e mi sembra che il tempo si sia fermato, inizia ad avvicinare sempre di più il viso al mio fin quando le nostre fronti si scontrano.
Questa volta non riesco a trovare la forza di allontanarmi o gridare, sono solo ammaliato da questa vicinanza e la curiosità di sapere cosa succederà dopo mi obbliga a stare fermo.
-Quindi le tue labbra non hanno mai toccato quelle di nessuno?- sussurra appena anche i nostri nasi sono abbastanza vicini da sfiorarsi, riesco a sentire il suo fiato caldo sulle labbra, con la mano ancora sulla mia guancia accarezza dolcemente la mia pelle.
Dopo qualche secondo azzera definitivamente la distanza che ci separava e le mie labbra toccano le sue in un bacio leggero e semplice, la sensazione è strana, ma davvero piacevole, il fastidio allo stomaco ritorna, ma non mi preoccupo.
Toglie la mano dalla mia guancia e prende i miei polsi per poi poggiarli sulle sue spalle capendo che io non avessi idea di dove mettere le mia mani.
Infila le sue dita tra i miei capelli accarezzandoli per poi spingermi più vicino a lui approfondendo il contatto, sento la sua lingua passare sul mio labbro inferiore, ma non sapendo cosa fare rimango fermo.
Tira i miei capelli portandomi ad inclinare la testa verso dietro ed aprire la bocca per il dolore misto al piacere, infila la sua lingua nella mia bocca ed io mi allontano di scatto non aspettandomi che facesse qualcosa del genere.
Lo guardo e lui sembra lievemente arrabbiato, mi passo una mano sulle labbra ancora incredulo di aver baciato per la prima volta qualcuno.
-Perché ti sei allontanato?- la sua voce è fredda e mi fa tornare alla realtà, se gli avessi permesso di continuare non sarei riuscito più a fermarlo.
-Io n—non lo voglio- balbetto leggermente, spero che non capisca che io stia spudoratamente mentendo, non voglio rompere la promessa che mi sono fatto.
Lui sbuffa e si alza per poi camminare verso la porta, ora mi caccerà e chiamerà qualcun altro al mio posto.
-Paul portalo via e portami sia Niall che Liam- pronuncia i due nomi guardandomi dritto negli occhi facendomi capire che ha deciso di chiamarli solo per farmi sentire in colpa, purtroppo funziona alla perfezione.
Mi sento davvero un codardo a lasciare che Niall o Liam debbano passare una sera in più con lui perché io non voglio, mi sento così egoista.
Paul mi prende di forza e mi trascina come al solito fuori dalla stanza e poi mi lancia per terra.
-Cammina- ordina duramente ed io annuisco mentre inizio ad alzarmi.
Mi sento peggio delle altre notti, non sto facendo del male solo a uno dei miei amici, ma ad entrambi nello stesso momento.
Quando arrivo di fronte alla porta dell'harem sento una mano trattenermi.
-Senti ragazzino, chi ti credi di essere per rifiutare il principe ogni volta?- la guardia prende nel suo pugno buona parte del tessuto della mia toga e la strattona per poi sbattermi contro la parete.
-Avresti bisogno di una bella lezione, te la darei io, ma sono fedele a mia moglie e non lo farei mai- la sua voce mi mette paura.
-Ma non sarò sempre io a fare questo turno, a breve cambierà- ridacchia in modo spaventoso facendo tremare ogni parte del mio corpo.
Apre la porta e mi sbatte per terra.
-Niall e Liam, il principis richiede la vostra presenza- la voce dell'uomo riecheggia nella stanza zittendo tutti quanti e vedo i due ragazzi alzarsi e dirigersi verso di me.
Li guardo cercando in qualche modo di far capito quanto sono dispiaciuto per questo, entrambi mi sorridono e mi superano.
La porta viene sbattuta alle mie spalle e tutti tornano a parlare come se niente fosse appena successo.
Mi alzo nonostante le mie gambe sembra non riescano a reggermi pienamente e trascino i piedi fino al mio letto.
Appena poggio la testa mi lascio andare ad un pianto pieno di sensi di colpa.

Sic itur ad astra || Short Larry Stylinson StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora