Capitolo 7

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Notte selvaggia. Questo è il tema che la confraternita ha deciso di dare per la loro festa: notte selvaggia. Ma la loro festa può davvero fare paragoni? Hanno bevande sufficientemente forti da farmi dimenticare i miei migliori amici, i primi baci, i gentili sconosciuti e una ragazza con un forte desiderio di morire? Hanno musica ad un volume sufficientemente alto da sovrastarla dal mio cuore che batte freneticamente? Soffocarla dai miei pensieri? Semplicemente cancellarla del tutto nell'oblio, proprio nel modo in cui vuole essere dimenticata? Hanno persone sufficientemente esasperanti e irritanti da poterli paragonare a lei? Scommetto sul mio ultimo respiro che la risposta è no.

E così ho deciso di ritirarmi dalla festa del college senza pensarci due volte. Bella e Connor continuavano a mandarmi messaggi e a chiamarmi, ma ignoravo tutti i loro tentativi. Presi la metro e arrivai alla destinazione che mi era stata inviata. E odio ammettere come avevo impiegato ore a prepararmi per questo, fermandomi solo quando mi resi conto di essere tanto ridicola quanto un personaggio Romcom degli anni '60, stressata per il suo primo appuntamento con la sua cotta del liceo. A parte per il fatto che ho finito le superiori e questo non è un appuntamento. E non è una cotta, è una ragazza triste per la quale ho confessato in modo imbarazzante dei lievi sentimenti. "Mi piaci", due parole che suonano così innocui quando vengono gettati in una normale conversazione. Sembrano così poco minacciose e persino belle... Eppure nel momento in cui le ho inviate a Billie, sono diventate il ​​mio incubo vivente per alcuni giorni silenziosi. Perché non riuscivo a capire come qualcosa di così puro come l'ammirazione possa far scappare via una persona. Solo che ora mi rendo conto di non aver minimamente pensato a due fattori importanti: che potrebbe essere etero e che odia la vita, con tutte le sue persone.

Quando mi trovai proprio davanti alla porta che conduceva all'interno del ristorante, feci qualche respiro profondo per chiedere alla mia mente di chiudere quella cazzo di bocca e farmi avere un momento di pace. L'ultima calma prima della cacofonia di pensieri che mi bombarderanno nel momento in cui entrerò e la vedrò. La cucina di Abigail. Il ristorante che passerà nella storia come il luogo che cambierà in meglio o in peggio il corso della mia vita. La notte più selvaggia che il mio cuore potrà mai avere.

"Ciao," La ragazza vestita in uniforme con un grembiule intorno alla vita mi saluta proprio mentre spalancavo la porta. "Avevi una prenotazione?" Il sorriso non lascia mai le sue labbra mentre domanda educatamente. Annuisco muta, un po' troppo scossa dalla realtà della situazione per poter formulare una risposta.

"Ehm... Robyn Watson." Alla fine le spiego balbettando. Sebbene Billie avesse effettuato la prenotazione, mi aveva detto che aveva usato il mio nome invece del suo. La gentile cameriera sfoglia il libro davanti a lei finché non trova il mio nome e annuisce in conferma.

"Perfetto, seguimi." Lentamente, fa il giro del bancone e viene verso di me, tirando fuori degli occhiali dalla forma strana e indossandoli. "Sarò al tuo servizio stasera. E tesoro, calmati, lei è lì tanto nervosa quanto te." Comincia ad avvicinarsi alle tende chiuse e quando le apre, vengo accolta da un'oscurità travolgente. Confusa e ora ancora più nervosa di prima, mi rivolgo a lei per una spiegazione. "Questo è l'intero tema del ristorante. Mangiare al buio." Ridacchia al modo in cui la realizzazione prende piede nel momento in cui mi dice quelle parole. "Allora, ti porto al tuo appuntamento." Prima che io abbia la possibilità di dire qualcosa, mi afferra la mano e mi trascina con cautela nella stanza completamente buia.

"Non è un appuntamento, comunque." La correggo per cercare di distrarmi da tutte le botte che ho dato contro oggetti casuali.

"Colpa mia," si scusa. "Ho presupposto così visto che pareva nervosissima quando è arrivata pochi minuti prima di te. E ora anche tu sembri agitatissima." Quando finisce, si ferma sul posto, facendomi sbattere contro la sua spalla al suo improvviso arresto. "Lascia che ti aiuti a sederti e poi torno subito a prendere i vostri ordini. Buona serata, ragazze." Deglutisco il silenzio che segue il suono dei passi della cameriera mentre si allontana. Noto come la stanza fosse completamente vuota, come se fossimo le uniche ad occupare l'intero ristorante.

LETTERE - B.E. (ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora