Era una mattina di metà novembre, il cielo era grigio e i pallidi raggi del sole filtravano attraverso le finestre. Baker Street era silenziosa, a metà tra il sonno e la veglia, come i due uomini sdraiati sul tappeto del salotto.
Il primo russava appena, raggomitolato in posizione fetale, con la testa appoggiata ad un cuscino rosso e un plaid a quadri scozzesi che dalla vita scendeva sulle gambe. I capelli brizzolati appena spettinati, alcune rughe intorno agli occhi, la bocca nascosta nelle pieghe del maglione azzurro.
Teneva la mano sinistra aperta e rilassata, proprio davanti a lui, mentre l'altra era chiusa a pugno contro il suo petto.
L'altro uomo era sdraiato accanto a lui, i capelli neri ricciolini, la camicia bianca sbottonata e la cravatta a penzoloni. Il viso rilassato, lo sguardo concentrato su quella mano davanti a lui, la bocca corrucciata.
Osservava in silenzio, i raggi del sole sulla sua pelle rosea, che dalle dita semi piegate andavano a danzare sul palmo della sua mano.
Fissò l'indice, e pensò che tra ventotto giorni ci sarebbe stato un anello dorato, intorno ad esso. Un anello che avrebbe rappresentato l'inizio di una nuovo capitolo della sua vita, e la fine di uno vecchio.
Quella notte John gli aveva chiesto di essere il suo testimone di nozze, e dopo un primo momento di confusione, avevano iniziato a parlare seduti vicino al fuoco, di tutti i casi che avevano risolto insieme, e di quelli che ancora non avevano avuto una conclusione. Avevano iniziato a parlare, ridendo delle loro avventure, pensando a quelle che ancora li attendevano, e non avevano più smesso. Il sole del primo mattino li aveva sorpresi ancora svegli, sdraiati su quel tappeto, a ridere di un vecchio caso. Finché alla fine, la stanchezza aveva preso il sopravvento, gli occhi avevano iniziato a chiudersi, la voce a farsi un lieve sussurro, e si erano addormentati uno dopo l'altro, in un piacevole ed intimo silenzio.
Ci sarebbero stati ancora quei silenzi? Pensò Sherlock, osservando la mano del suo amico.
Ci sarebbero state ancora avventure, per loro due? Corse sfrenate per la città, misteri da risolvere, omicidi da sventare, storie da raccontare?
O avrebbero finito inevitabilmente per allontanarsi, finché quel silenzio non sarebbe diventato imbarazzato, pesante. Finché quelle storie non sarebbero state che un lontano ricordo, qualcosa a cui aggrapparsi nella solitudine della notte, mentre la vita di entrambi continuava a scorrere, allontanandoli uno dall'altro?
Avrebbe ancora potuto guardarlo dormire, tra ventotto giorni? Sherlock sapeva che la risposta era no. John avrebbe avuto una casa sua, una moglie, e dei figli, un giorno non troppo lontano.
E tutte quelle cose lo avrebbero tenuto lontano, a vivere una vita diversa, lontana da lui.
Era consapevole che un giorno sarebbe accaduto, era statisticamente impossibile da evitare. Non poteva tenerlo legato a lui per sempre, perché John non era solo un ottimo medico, un buon investigatore ed un amico. Era soprattutto un uomo, un uomo con i suoi sogni e desideri, un uomo che aveva bisogno di essere amato, in un modo che per Sherlock era impossibile.
Eppure, quella mano già gli mancava. Quella mano che tante volte lo aveva soccorso, medicato. Che aveva combattuto al suo fianco, che lo aveva afferrato per il soprabito, allontanandolo dai pericoli.
Quella mano, che presto non sarebbe più stata solo sua. Ma lo era davvero mai stata? Solo sua?
In quella fredda mattina di metà novembre, prima che il mondo si svegliasse e ricominciasse la sua corsa, in quel momento tra il sonno e la veglia, in cui tutto è ancora incerto, ancora possibile, Sherlock avvicinò le sue dita a quelle dell'amico, e le sfiorò.
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Chiedimi di restare
Fanfic"John...?" Sussurrò Sherlock. "Sei sveglio?" L'altro non rispose, non si mosse. Sherlock accarezzò una linea sottile sul dorso della mano del compagno, per poi scendere fino al polso. "Ho letto un articolo tempo fa... Diceva che quando una persona d...