Secondo capitolo

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La giovane donna magra sembra pallida e tesa, lì seduta a gambe incrociate nella vasca da bagno in mosaico, quando interrompe la lettura di una rivista per accendersi una sigaretta. Alza lo sguardo e soffa un cerchio di fumo mentre esamina un pappagallo sulla cima di un albero. Il clima relativamente mite di Genova ha permesso l'invasione da parte dei volatili verdi e rumorosi, e quello che vede dalla fnestra ha assunto per lei lo stesso aspetto piatto e monotono di uno dei quadri alle pareti. Poi il campanello suona in modo ritmico e confdenziale. Spegne la sigaretta fumata a metà e va ad aprire la porta avvolta in un accappatoio di spugna rosa. Sopra il seno, il suo nome ricamato in brillantini. Scintillano nella luce dorata che fltra dalle fnestre inondando la sala, insieme alle goccioline d'acqua che dai capelli le colano sul viso. Si trova davanti un uomo tarchiato, con i capelli a spazzola e un paio di occhiali con la montatura di tartaruga.
''Tutto bene?''
''Pare di sì.''
''Questa è per Pesce Matteo'' dice l'uomo porgendole una busta, ''è tuo padre?''
''Mio fratello.''
''Mi metti una frma qui, per favore.''
Sembra così minuscola dentro quell'accappatoio, pensa l'uomo concentrando lo sguardo sul collo scoperto di lei. Il viso è un teschio con grandi cerchi neri intorno agli occhi, un teschio con su stesa una pelle che sembra fatta di plastica. Mentre scrive il nome sulla ricevuta, la immagina nuda sotto di lui. Il pensiero di quel corpo sottile e freddo lo eccita, anche se ha la certezza sia una di quelle che pensano a tutt'altro mentre fanno sesso.
''Arrivederci,'' dice la ragazza infreddolita. L'uomo la saluta con un sorriso viscido prima di voltarsi e sparire giù dalle scale.

Si tratta di una busta color iuta, chiusa dall'adesivo di una casa editrice. Strappa la carta che contiene un piccolo libro di Dostoevsky. Dietro la copertina, una dedica scritta in corsivo:
Cara Federica, si trova così tanto di me in questo libro, che nulla potrei aggiungere di non scontato per dirti ciò che provo per te da quella sera a Paraggi. Quando ci siamo tenuti per mano sulla spiaggia, e abbiamo cantato quella canzone. Penso che fno allora non fossi mai stato così vicino all'amore. Con affetto, Matteo.
Legge le poche parole con un accenno di sorriso sulle labbra, poi ripone il libro nel pacco e lo appoggia sulla scrivania del fratello più piccolo. Digita il numero di Lorenzo, trent'anni, proprietario di un negozio di alimentari in centro. Mamma e papà non l'avevano più voluto vedere dopo quel che era successo l'inverno precedente. La famiglia di Lorenzo si era disinteressata a lei sia prima che dopo l'aborto, e questo la signora Pesce non l'aveva tollerato. Marta desiderava da sempre essere mamma, per lo stesso spirito che le aveva fatto desiderare un fratellino all'età di otto anni. Quello non era il momento adatto, certo. Doveva ancora fnire gli studi, e Lorenzo non era la persona che avrebbe pensato come l'uomo della sua vita. Sapeva essere un ragazzo dolce a suo modo, e gli voleva bene. Per lo più però era infantile, persino stupido in determinate situazioni nelle quali si era vergognata di lui.
Ma quello sarebbe stato il loro bambino. E non avrebbe mai perdonato sé stessa, né suo padre per averla convinta a fare quello che aveva fatto. ''Pronto?''
''Ciao'' sbadiglia lui.
''Che fai?''
''Sono a casa, e tu?''
''I miei sono al lavoro, vuoi venire da me?''
''Vengo subito?''
''D'accordo.'' La ragazza riaggancia e muove qualche passo fno alla sua stanza. Appoggiato al muro, in una carta tenuta insieme da un nastro rosso, c'è il regalo che ha preso a Lorenzo in vista dell'anniversario. Dopo essersi vestita, Marta lo trascina faticosamente sul balcone e lo appoggia contro una seggiola. Il cielo nuvoloso le fa cambiare idea, allora lo riporta dentro. La cassapanca è lunga e spaziosa, perfetta, ma

piena di cianfrusaglie. Ci sono poster arrotolati, e un'infnità di giornalini di quelli che vendevano con il lucida labbra nella confezione. Portadischi pieni e VHS della Disney. Molle colorate, palline rimbalzine, lenti da vista e una lampada fuorescente. Tirati fuori quasi tutti gli oggetti, da un blocco di libri sguscia un diario nero e impolverato che da ragazzina chiudeva al lucchetto. Siede per terra con la schiena appoggiata alla parete e sfoglia il diario dopo aver riacceso la sigaretta lasciata a metà. Scriveva per lo più di giornate passate a scuola. La sua sezione era la D, composta in prevalenza da femmine. Il cortile dove facevano ricreazione era un grande parcheggio circondato da alberi. Se chiude gli occhi lo rivede come era in autunno, cosparso di gusci di ippocastani e chiocciole. Sente nelle narici l'umido delle pareti e la pioggia all'uscita, mentre corre alla macchina di mamma sotto un cielo scuro. Il rumore delle forbici che scavano un buco nel banco. Le fnestre cigolanti dalle quali passava il vento. La divisa da ginnastica addosso alle sue compagne che corrono in cerchio, nella penombra della palestra. Su una pagina c'è la stampa di un cervello, i cui emisferi sono appositi spazi da riempire con i nomi delle persone alle quali pensi di più. Aveva scritto mamma e papà, Matteo, nonna, e nella più grande Marco. Rivede in un lampo il bacio furtivo sul retro del cortile, l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive. Un'immagine antica che le strappa un sorriso malinconico. Lui aveva detto che ne aveva già baciate altre prima di lei. ''Anch'io ho baciato un ragazzo'' gli aveva risposto, anche se non era così. Si erano dati un bacio lungo e umido. Disgustoso quasi, tutto quell'intreccio di lingua non le era piaciuto. Eppure, in quel ricordo lontano, c'è un'atmosfera elettrizzante che poi non tornerà mai più. Marta spegne la sigaretta nel posacenere di cristallo. Pensa a come sarebbero potute andare le cose se avesse scaturito in Marco un sentimento simile a quello che suo fratello provava per la ragazza alla quale era destinato il libro. Ne avrebbe parlato con nonna, l'unica amica alla quale raccontava i sogni legati a quelle storie infantili che si vedevano talvolta nelle videocassette. Sarebbe potuta essere un'adolescenza diversa, fatta di colori e profumi, contornata di momenti felici, con meno giornate passate in casa. Un'adolescenza di fotografe, tramonti, e forse addirittura una compagnia di amici. Canzoni che, a distanza di anni, avrebbe riascoltato con nostalgia.

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