Utente:
attackonsoulData:
29.10.2020Richiesta:
Fanfiction introduttiva sul suo personaggio D&D.
Era il silenzio a regnare nella sala del trono di Xiufu, una raffinata e grande stanza piena di...Ricordi, stando al consigliere reale Roderick.
Un uomo gentile e saggio, il vecchio Roderick. Affezionato a ogni stemma nobiliare sulle imponenti colonne, a ogni drappo in seta pregiata che incorniciava le grandi finestre gotiche, e più che mai rispettoso di ogni dipinto ritraente antichi Re che oramai nessuno — Nemmeno Roderick stesso, in vero —- ricordava più.Un buon uomo, Roderick.
Un uomo buono, e morto.Una risatina amara riecheggiò tra il vuoto della reale sala e il cuore di chi l'aveva emessa. Entrambi, gelidi come lo sguardo della figura che sedeva solitaria sul trono.
L'elfa si portò una mano tra i voluminosi capelli, iniziando a giocare con quelle ciocche bionde come i platini raggi di luna. Sembrava distante, persa, li crogiolata su quel trono che non le apparteneva — E che tuttavia aveva sempre difeso.
Era stata testimone della storia di intere generazioni di umani. Li aveva visti nascere in quel castello, e morire servendo un Re del quale non conoscevano nemmeno il volto.
Per secoli e secoli, aveva adempiuto al suo dovere. E sebbene il tempo non avesse lasciato traccia del suo scorrere sul volto giovane e aggraziato della bellissima Elfa... Il Dolore, l'aveva fatto.
Secoli di intrighi e inganni di corte avevano trasformato quel sorriso innocente di fanciulla in una maschera di freddo distacco. Gli occhi di compassionevole sognatrice, erano ora una spessa lastra di ghiaccio che la dividevano dal resto del mondo.Un mondo, del quale Rodrick non faceva più parte.
<<Amaya.>> Sussurrò qualcuno, senza ricevere risposta. <<Amaya?.>> Ripetè, poggiando una pallida mano sullo scranno dorato del trono, e sfiorando così quella della donna elfica.
Amaya sbatté rapidamente gli occhi umidi e si schiarì la voce. Poi, volse la sua attenzione verso la donna che le stava accanto: <<...Per gli infidi umani come te è Lady Amaya.>>
La figura femminile ammantata di nero piegò il capo lateralmente, con fare confuso, e fissò l'elfa.
Amaya sbuffò con sdegno: <<Patetico.>>
Alzandosi poi dal maestoso trono, e lasciando ricadere le vesti violacee pregiate sulle sue curve femminili, si portò di fronte all'interlocutrice:
<< Tu... Tu devi essere la sfigata più disgustosamente sfigata del tuo gruppetto di falliti sfigati.>><< Hel. >> Pronunciò l'umana con fare pacato, come se stesse prendendo l'insulto per una richiesta di presentazione.
<< ... Si, certo, quel che è. >> Tagliò corto l'elfa ruotando gli occhi al cielo e incrociando le braccia sotto I floridi seni.
<< Ero certa che la vostra combriccola di saltimbanchi fosse finalmente andata via. Non c'è più nulla che vi riguardi qui, avete fatto fin troppo.>> Annunciò con una forte nota di risentimento sull'osservazione finale, e mimando con la mano un segno ondulatorio verso l'uscita dal palazzo. << Su, sho sho. Dileguatevi. >><< Era un uomo buono. >> Replicò Hel, ancora una volta ignorando i toni dell'elfa per risponderle a una domanda che non le era stata posta.
<< Scusami? >> Lo sguardo di Amaya si fissò gelidamente sull'umana, carico di scintille d'odio e tempesta.
<< Era un uomo buono. Ma buono, non basta. >>
L'elfa sbuffò nervosamente e si morse il labbro irritata. Il risultato fu un'espressione di contrito risentimento. Amaya aveva sempre reputato le razze inferiori strane. Ma quell'umana aveva davvero qualcosa che non andava in lei.
<< Non basta mai. >> , mormorò poi, forse più a lei che all'estranea. Il risentimento di poco prima velato da un'aria di malinconica rassegnazione.
<< Bastava per te.>> Le rispose l'umana, avvicinandosi.
Amaya non era estranea al contatto fisico. Al contrario, ella era solito considerarlo una delle sue armi preferite di seduzione. Le lunghe notti insonne nelle segrete del castello, dove la tortura si univa al piacere, erano la sua delizia. Ma quando la mano della pallida umana sfiorò il suo volto, venne colta dall'irrefrenabile istinto di ritrarsi.
Era come se qualcosa di prematuro, e al contempo inevitabile, l'avesse raggiunta. E per quanto insolita le risultasse, quella sensazione non le dava senso di innaturalezza. Al contrario, si rese conto Amaya, sembrava esserle persino familiare. Familiare, come la voce che seguì quella carezza.
<< E le basterà per ricordarmi, mia Signora. >>La maga elfica sgranò gli occhi, prima già umidi, ma ora pieni di lacrime.
Esitante, ricambiò lo sguardo dell'umana. Due occhi eterocromatici difficili da decifrare, eppure, Amaya lo sentiva. Lo sentiva nell'iride grigio scuro come il suo animo in tempesta. Lo sentiva nell'iride violacea come il cristallo che aveva segnato il destino della sua famiglia.Senza rendersene conto l'elfa ricambiò il gesto dell'umana.
La mano fine e curata di Amaya sfiorò il viso stoico di Hel e, per un istante, al suo posto vide quello del suo caro Consigliere Roderick sorriderle un'ultima volta.
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Anime Perdute
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